In politica le “mele marce” del M5S e i “sassolini nella scarpa” del Pd generano fenomeni d’intransigenza mostrando analogie con le religioni rivelate.
L’essere buttati fuori, isolati o marginalizzati da una qualsiasi struttura di potere, è un evento che può siglare la salvaguardia di se stessi dalla fagocitazione della struttura. Si tratta quindi di un evento positivo. Lo aveva già ben descritto Simone Weil nel suo manifesto per la soppressione dei partiti (tutti, naturalmente).
Le eresie, in qualsiasi campo, rappresentano infatti la coerenza del pensiero che produce l’aspetto marginale storico, quello che rivela come l’uomo, nonostante il suo innato desiderio di conformità, rimanga soprattutto un dissidente. Tuttavia l’uomo non sempre ce la fa a sedersi su uno scranno veramente separato dalla massa.
Per farsi un’idea delle potenzialità dell’universo eretico bisognerebbe rileggersi il “Trattato teologico-politico” di Spinoza o rivedere “La voie lactée” di Buñuel, una pellicola girata durante la contestazione giovanile. Difficile da trovare in lingua italiana, è strano che manchi anche nella recente riproposizione dell’opera del cineasta.
Perché? Forse perché i più importanti dibattiti sulle questioni dogmatiche vengono argomentati a tavola, da un maître d’hôtel o da un parroco scappato dal manicomio. Forse perché si gioca a tiro al bersaglio con una corona del rosario o si fucila un Papa, anche se solo come contenuto della mente. O forse invece perché tutta la fatica dei due pellegrini diretti a Santiago de Compostela, si consuma negli amplessi di una profetica prostituta che spiega loro che i resti conservati nel famoso santuario galiziano non sono dell’apostolo Giacomo, ma del vescovo Priscilliano.
Che importa in fondo? Questo viaggio nella dissidenza non è stato inutile ed è probabilmente il tributo più rispettoso che il cinema d’autore abbia offerto alla radice eretica dell’Occidente. Da rivedere assolutamente, magari a Camere riunite.