Una lunga lista di dossier proibiti. Provvedimenti off-limits, che l’esecutivo Letta non ha la possibilità di esaminare. Questioni centrali, come la riforma della giustizia. Ma anche grane ereditate dai precedenti governi, è il caso della costruzione del ponte sullo Stretto. Nessun divieto, ci mancherebbe. Semmai è una forma di consapevolezza dei propri limiti. La vita di Palazzo Chigi è regolata da un patto non scritto. I temi più divisivi, quelli che mettono a rischio la tenuta della maggioranza, è meglio evitarli. Dalla legge elettorale alla bioetica.
Il superamento della legge Calderoli. Enrico Letta la considerava quasi una battaglia personale. «Mai più con il Porcellum». In una recente riunione tra esecutivo e maggioranza era stato persino individuato un limite di tempo entro cui mettere in sicurezza il sistema di voto. Alcune correzioni alla legge elettorale per garantire una “clausola di salvaguardia”, da approvare necessariamente prima del 31 luglio.
Peccato che alla fine Pd e Pdl non hanno trovato l’accordo. Pochi giorni fa, quando in Parlamento è stata presentata una mozione per avviare l’iter delle riforme costituzionali, ogni riferimento alla modifica del Porcellum è scomparso. Il governo del resto ha preferito lavarsene le mani. «Ho registrato che al momento non c’è una convergenza tra i partiti di maggioranza» ha spiegato il ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello, incaricato dal premier di seguire il dossier. E così l’esecutivo ha scaricato la responsabilità sul Parlamento.
Un tacito accordo sembra bloccare sul nascere ogni intervento sui temi eticamente sensibili. Passi il testamento biologico (la scorsa legislatura il disegno di legge è stato esaminato per oltre tre anni, passando da un ramo all’altro del Parlamento, senza esito). Dopotutto questa è materia che spetta alle Camere. Ma il governo guarda con preoccupazione anche alla questione dei matrimoni gay. In Francia infuriano le polemiche. Da noi un simile scontro potrebbe risultare fatale per il fragile esecutivo. Meglio evitare ogni intervento, almeno per ora. E così pochi giorni fa a Palazzo Chigi qualcuno è rimasto molto sorpreso quando alcuni esponenti del Pdl – primo tra tutti il presidente della commissione Cultura Giancarlo Galan – hanno aperto il dibattito sull’argomento. Assicurando il proprio sostegno a progetti legislativi favorevoli alle unioni omosessuali.
Sulla giustizia il governo prende tempo. Le tensioni tra Pdl e magistratura rendono sconsigliabile qualsiasi intervento anche su questa materia. Le recenti sentenze di Silvio Berlusconi non aiutano a rasserenare il clima. Perché correre rischi? A via Arenula non c’è alcun decreto sulle intercettazioni in vista. Né ritocchi alle misure anticorruzione già approvate dal governo Monti, come invece molti chiedevano. «Se c’è un’esigenza che viene dal Paese, io non mi tiro mai indietro. Ma secondo me prima dobbiamo pensare a dare risposte ai cittadini» ha spiegato il Guardasigilli Annamaria Cancellieri qualche giorno fa, a margine di un’audizione alla commissione Giustizia della Camera. Semmai meglio intervenire sulle carceri. Magari un decreto per ridurre la durata dei processi. Provvedimenti largamente attesi e rigorosamente bipartisan.
Il ponte sullo Stretto? Dovrà aspettare anche quello. Mentre sulla Tav Pd e Pdl sono in sintonia – la prossima settimana Montecitorio discuterà una mozione della maggioraza sull’alta velocità – il discusso ponte rischia di dividere. E così è stato depennato dall’elenco delle urgenze. «È un’opera strategica, decisiva» ha confermato il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi al quotidiano Avvenire. Nessuna novità, il centrodestra è sempre stato a favore del progetto. «Ma capisco anche – ha proseguito Lupi – che oggi le priorità sono altre. Sono costretto a rinviarla». Enrico Letta ringrazia.