È il 12 luglio del 1962. Al Marquee Club di Londra, Oxford Street, come ogni giovedì in programma c’è una serata blues. Il gruppo è lo stesso di ogni settimana: la Blues Incorporated del chitarrista Alexis Korner. Quella sera, però, Korner e la sua band sono impegnati in una trasmissione della BBC e non possono salire sul palco. Li sostituirà un gruppo di sei fan accaniti consigliati al manager del locale dallo stesso Korner. Tra loro, ci sono Brian Jones, Mick Jagger e Keith Richards. Il giorno prima del concerto Brian decide di suonare con il nome di Rollin’ Stones, dal nome di una canzone dell’album “Catfish Blues” del bluesman Muddy Waters. Gli altri componenti sono Dick Taylor (basso), Ian Stewart (piano) e Mick Avory (batteria). Sono destinati a diventare l’alternativa “brutta, sporca e cattiva” ai Beatles.
A distanza di 51 anni, il gruppo – composto ora da Mick Jagger, Keith Richards, Ronnie Wood e Charlie Watts – è ancora in tour. L’ultima data quella di Hyde Park a Londra. Nella stessa città in cui hanno cominciato quel giovedì sera del ‘62. E nello stess parco in cui il 5 luglio del 1969 celebrarono l’amico Brian Jones che era scomparso due giorni prima.
I più cattivi hanno definito le ultime date della band come “le notti dei morti viventi”. Ma perché continuare a 70 anni suonati (Mick Jagger li compirà il 26 luglio)? Secondo Business Insider, in un momento in cui la musica digitale si può trovare gratuitamente con un solo clic, i live sarebbero l’unico modo per far soldi. Tanto più che la media del prezzo del biglietto per la band britannica è di 370 dollari. Niente male, se pensiamo che il costo medio per Bruce Springsteen è di 93,29 verdoni. Tra un concerto e l’altro dell’ultima tournée i Rolling hanno incassato più di mezzo miliardi di dollari. Una vera e propria azienda, la “Rolling Stones, Inc.”, che dà lavoro a 12 persone full time e a un altro centinaio durante le turnée. Altro che morti viventi.