Al termine di una settimana di tensioni, inatteso alla fine arriva l’accordo. Dopo giorni di duro ostruzionismo parlamentare, maggioranza e opposizioni trovano un’intesa di massima sui lavori di Montecitorio. È un punto di equilibrio, come raccontano diversi protagonisti della trattativa. Una soluzione di compromesso che per il momento sembra accontentare tutti. E così al termine della lunga riunione dei capigruppo – terminata in serata – i rappresentanti dei gruppi parlamentari votano all’unanimità. Il disegno di legge costituzionale che istituisce il “Comitato dei 42” arriverà nell’Aula della Camera per la discussione generale in tempi brevi, come voleva la maggioranza. Già la prossima settimana, l’1 e il 2 agosto. Ma la votazione, con tempi contingentati, sarà posticipata al rientro dalla pausa estiva. Dal 6 al 9 settembre.
Il Movimento Cinque Stelle rinuncia all’ostruzionismo. La maggioranza riesce a sbrogliare l’ingorgo parlamentare che rischiava di bloccare buona parte dei provvedimenti in calendario. A partire dal decreto Ecobonus, in scadenza il 4 agosto. Lunedì alle 11 la Camera inizierà la discussione generale, nel pomeriggio ci sarà il voto definitivo. A seguire è in programma il disegno di legge del governo sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. L’accordo raggiunto in capigruppo permetterà di licenziare il testo entro la pausa estiva, come chiesto da Palazzo Chigi. L’approvazione è attesa tra il 5 e il 9 agosto. Mancano per ora dettagli più precisi. Il M5S – così racconta il capogruppo Riccardo Nuti all’uscita dalla riunione – aveva chiesto di calendarizzare il provvedimento già il 31 luglio. Ma di fronte ai dubbi di Pd e Pdl si è deciso di rinviare la decisione alla prossima capigruppo in programma lunedì. Garantito anche il voto entro la pausa estiva dei decreti lavoro e svuotacarceri.
Il provvedimento che sembra rimanere fuori dagli impegni di Montecitorio è quello sull’omofobia. Durante l’incontro di questa sera non è stato possibile trovare un’intesa (né forse uno spazio libero nel fitto calendario). «Anche se noi faremo tutto il possibile», si lascia sfuggire il capogruppo del Pd Roberto Speranza incontrando i giornalisti a Montecitorio.
Dopo giorni di scontro, l’intesa all’unanimità. Certo, non è il caso di parlare di pace. Mentre a Montecitorio i capigruppo trattano, il premier Letta accusa davanti alla Direzione Pd il comportamento dei Cinque Stelle, colpevoli di volere «la rottura del sistema» opponendosi alle riforme. Intanto il braccio di ferro tra maggioranza e opposizione si risolve con un accordo. Ovviamente stasera tutti gridano al successo. «1 agosto riforme costituzionali in Aula. Ottima notizia. Sconfitto ostruzionismo» scrive su twitter il presidente del deputati democrat Speranza. «Abbiamo ottenuto il rinvio delle votazioni sulla legge costituzionali. Vinciamo noi. L’ostruzionismo ha funzionato» racconta su facebook più o meno in contemporanea il vicepresidente grillino della Camera Luigi Di Maio. La realtà è che per sbloccare una situazione che rischiava di essere esplosiva, ognuno è costretto a cedere qualcosa.
Fino a pochi giorni fa il governo riteneva indispensabile licenziare il ddl costituzionale entro la pausa estiva. Così aveva chiarito mercoledì scorso il ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello durante un burrascoso ufficio di presidenza in commissione Affari costituzionali. Eppure il rinvio alla prima settimana di settembre non sembra scontentare il rappresentante dell’esecutivo. A Montecitorio, dove ha partecipato alla riunione, Quagliariello si dice «soddisfatto» per la soluzione trovata. «Si è evitato che sulla Costituzione si consumasse uno scontro». Si perderanno alcune settimane, quindi. Ma senza compromettere il percorso delle riforme in 18 mesi tracciato da Enrico Letta. In cambio l’esecutivo riuscirà a mettere al sicuro i decreti in scadenza, minacciati dall’ostruzionismo grillino.
Il M5S da parte sua ottiene lo spostamento a settembre del voto sul ddl costituzionale. Certo, il calendario approvato all’unanimità obbligherà la Camera a votare il provvedimento entro il 9. I parlamentari grillini strappano qualche giorno in più di discussione durante l’esame della commissione Affari costituzionali (da lunedì a mercoledì). Inoltre avranno il tempo per organizzare una grande manifestazione di piazza durante il primo fine settimana di settembre, per richiamare l’attenzione del Paese sulla riforma della Costituzione che il governo intende attuare.