Con l’avvio del nuovo sistema di ammortizzatori sociali Aspi e con la youth guarantee (il programma europeo per i giovani disoccupati) i centri per l’impiego saranno chiamati a nuovi compiti. Il dibattito di oggi riguarda principalmente cosa i centri per l’impiego sono in grado di fare condizionatamente al personale e le strutture di cui sono dotati.
Uno dei compiti principali è la “profilazione”, ovvero quando un disoccupato si rivolge ad un centro per l’impiego gli deve essere fatto un profilo che lo caratterizza per le sue capacità e le sue lacune a fini di poterlo meglio indirizzare sul mercato del lavoro.
Ad oggi la profilazione viene fatta in modo molto semplice e poco efficace nei centri dell’impiego e nelle agenzia private che offrono servizi al lavoro in quanto accreditate presso le regioni. Con la youth guarantee tuttavia le cose cambiano in quanto per ogni giovane disoccupato collocato sarà pagata una cifra in denaro al servizio pubblico o privato che lo ha preso in carico. Si pone quindi l’urgenza di definire premialità e sanzioni per incentivare l’efficienza dei servizi per il lavoro e i comportamenti virtuosi dei soggetti privati che erogano i servizi.
Infatti negli altri paesi dove già esiste la youth guarantee e nelle regioni italiane dove già esiste un sistema pubblico-privato nell’erogazione di politiche attive, si sono presentati episodi di opportunismo, che hanno limitato l’efficacia del sistema di “quasi-mercato”. In particolare, si evidenziano tre comportamenti che spesso portano l’attore privato distante dagli obiettivi concordati con il decisore pubblico, quali:
- cherry picking (vale a dire selezione o “scrematura” dei disoccupati più facili da collocare/ricollocare);
- parking (scarsa assistenza nei confronti dei soggetti con maggiori barriere al reingresso e per questo parcheggiati nella formazione professionale);
- gaming (manipolazione artificiale del numero di disoccupati effettivamente piazzati per aggiudicarsi gli incentivi pubblici).
Per migliorare l’efficacia del collocamento dei soggetti svantaggiati si può prendere come esempio l’esperienza dell’Australia, del Regno Unito e dei Paesi Bassi. Le caratteristiche di un buon sistema sono tre.
1. Innanzitutto, per evitare situazioni di “scrematura” da parte dell’attore privato, è necessario che l’attività di profilatura venga realizzata dal solo attore pubblico, come avviene in Australia. Una volta che al disoccupato è attribuita una fascia di difficoltà cui corrisponde un premio in denaro diverso per il collocamento, il disoccupato stesso può spendere il suo voucher presso un qualunque servizio per l’impiego pubblico o privato.
La profilatura andrebbe fatta sulla base di indicatori oggettivi (il più importante è da ricondurre al periodo di disoccupazione), ognuno di questi produrrebbe un punteggio, in modo da collocare il beneficiario all’interno di una categoria di riferimento (Riquadro 1).
Riquadro 1 – Classificazione degli utenti ai servizi pubblici per l’impiego
A ciò si aggiunge che l’attore privato concorderà, con l’attore pubblico e le parti sociali, le “quote” di collocamento che intende raggiungere per ogni Fascia, tenendo conto del contesto territoriale, dell’andamento economico e di altri fattori. Il pagamento sarà effettuato solo al raggiungimento delle quote prefissate, a eccezione dei collocamenti realizzati nelle fasce 3 e 4 (pagate individualmente proprio perché più difficili). Questo perché l’esperienza insegna che altrimenti l’attore privato tenderà ad occuparsi solo dei casi meno difficili tra i soggetti più svantaggiati.
La delega al collocamento, in via esclusiva ai servizi privati del lavoro accreditati, riguarderebbe i soggetti appartenenti dalla Fascia 2, la quale si differenzia dalla Fascia 3 e 4 per l’ammontare del premio dato all’attore privato.
2. È necessario che l’inserimento al lavoro (di qualunque tipo) rappresentil’obiettivo principale, come nel Regno Unito. Le attività di formazione, orientamento e accompagnamento al lavoro non saranno oggetto di interesse dell’attore pubblico. In tal senso, l’obiettivo dell’attore pubblico è la “collocazione” e, se l’attore privato ritiene necessario realizzare queste attività, è assolutamente libero di farlo, ma il compenso rimane lo stesso. Questa operazione dovrebbe ridurre il fenomeno, ormai diffuso nel nostro paese, di realizzare esclusivamente orientamento e formazione (Parking), senza che poi ci sia il passaggio effettivo alla collocazione.
Inoltre, per disincentivare fenomeni di gaming, è necessario pagare il compenso dopo almeno 3 mesi dall’instaurazione del rapporto di lavoro, verificato tramite fonti amministrative, con la possibilità di inserire bonus aggiuntivi legati alla durata del contratto.
Siamo consapevoli che alcuni tipi di soggetti sono praticamente impossibili da collocare da parte di qualsiasi attore. Verso questi soggetti, analogamente a quanto avviene in Italia per il collocamento dei soggetti disabili, è necessario aggiungere degli incentivi alla domanda di lavoro o una riserva di lavori socialmente utili (in tal senso i programmi di creazione diretta di lavoro dovrebbero orientarsi verso i servizi di cura).
3. Per controllare e incentivare l’attore privato vanno realizzati dei sistemi di rating degli operatori (altri paesi e la Regione Lombardia utilizzano un ente indipendente per valutare la performance degli operatori per ogni servizio erogato), sulla base di strumenti statistici definiti prima dell’erogazione degli incentivi, in modo da realizzare ogni sei mesi dei documenti pubblici da consegnare agli utenti. Questi ultimi, sulla base delle performance passate, sceglieranno l’attore privato che ritengono più adeguato.
In Olanda, che rappresenta un modello di eccellenza della delega all’attore privato, gli stessi operatori privati hanno costituito un’associazione (il cui nome è Boaborea) e un relativo “marchio di qualità” che è oggetto di revisione indipendente per ogni società due volte l’anno. In particolare, una società che non soddisfi alcuni indicatori (soprattutto quelli relativi alla trasparenza per evitare il gaming), dopo il primo richiamo, deve provvedere il prima possibile a elaborare un piano di miglioramento, mentre il secondo richiamo comporta il ritiro del marchio di qualità al quale viene attribuita notevole importanza nei processi di aggiudicazione degli appalti, anche se non è previsto come requisito ufficiale.