Mentre in Gran Bretagna la regina Elisabetta appone il sigillo reale alla legge sui matrimoni gay, a Montecitorio si discute – non senza qualche polemica – di una norma contro omofobia e transfobia. Dopo qualche passo falso, stavolta il risultato non sembra lontano. Una decina di giorni fa la commissione Giustizia ha adottato un testo base che prevede l’estensione della legge Reale-Mancino – che punisce gli atti di discriminazione basati su origine etnica, nazionalità e religione – a due nuove fattispecie. Orientamento sessuale e identità di genere della vittima.
Tutti d’accordo? Non proprio. Una settimana prima di arrivare in Aula, in commissione sono stati presentati quasi 400 emendamenti. In buona parte dal Popolo della libertà. «Una cosa scandalosa» spiega il deputato Pd Ivan Scalfarotto, relatore del testo base e primo firmatario di una analoga proposta di legge con oltre 200 sottoscrizioni «anche perché stiamo parlando di un provvedimento composto da quattro articoli». Come prima conseguenza, l’esame della legge è slittato di qualche giorno. Da lunedì si inizieranno a votare gli emendamenti. L’arrivo in Aula era previsto per il 22 luglio, ma è stato posticipato al 26.
Nonostante le numerose proposte di modifica, l’obiettivo resta quello di trovare un accordo bipartisan e arrivare a un’approvazione in tempi rapidi. Eppure nel centrosinistra qualcuno è preoccupato. «Quello che è successo è inaccettabile» alza la voce in Transatlantico il deputato di Sel Alessandro Zan, secondo firmatario della proposta di legge Scalfarotto. «Stiamo parlando di una legge di cui tutti paesi europei si sono dotati». In mano il parlamentare ha ancora i due ingombranti faldoni degli emendamenti. «Le sembra una cosa possibile? – si lamenta – Neanche per una finanziaria se ne presentano così tanti».
Zan accusa senza mezzi termini il tentativo di ostruzionismo del Pdl. «Stanno cercando di perdere tempo per affossare la legge». In realtà non tutti gli emendamenti sono pretestuosi. «Intendiamoci – continua l’esponente di Sel – il testo è sicuramente migliorabile. Ci sono da cambiare alcune definizioni e alcuni aspetti tecnici. Ma un paese civile dovrebbe approvare immediatamente questa legge».
L’esponente pidiellina Eugenia Roccella, già portavoce del Family Day, non è d’accordo. «Quella contro l’omofobia è una battaglia giusta – spiega – ma è importante combattere tutte le forme di discriminazione». Più corretto, spiega, l’approccio di una proposta di legge a firma Renato Brunetta. Un documento già all’esame della commissione Giustizia che chiedeva una modifica del codice penale secondo le indicazioni del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Aggiungendo un’aggravante comune «applicabile ai reati commessi per tutti i motivi di discriminazione». Siano il sesso, la razza, l’origine etnica, la religione, le condizioni personali, la disabilità, l’età o l’orientamento sessuale.
«E poi – attacca Eugenia Roccella – non è ancora iniziato l’esame degli emendamenti e già qualcuno parla di ostruzionismo? Secondo me chi grida si rifiuta di aprire un dialogo sui contenuti». Scalfarotto e Zan temono un ulteriore ritardo dei lavori – magari fino a settembre – che potrebbe mettere a repentaglio l’approvazione del provvedimento. «La proposta della pdl Brunetta per noi è irricevibile» spiega Scalfarotto. «Se troviamo un’intesa bene, altrimenti noi andremo avanti con il nostro testo e loro con l’ostruzionismo».