La felicità degli italiani misurata in un tweet

In testa le cittadine sarde ed emiliane

Ogni anno Il Sole 24Ore pubblica una sua classifica sulla qualità della vita nelle province italiane, basando l’analisi sull’aggregazione di diversi indicatori oggettivi, dalla qualità dei servizi pubblici al reddito medio, includendo numerose dimensioni che afferiscono al benessere delle persone.

Ora una classifica molto interessante, e decisamente originale, ci viene proposta dal team di ricerca di Voices from the Blogs. Si tratta di uno spin-off dell’Università statale di Milano che analizza i tweet postati sul web dagli italiani.
Già nel 2012, per Wired, è uscito un ebook nel 2012 sulla felicità degli italiani, monitorata anche attraverso l’applicazione smartphone iHappy.

Sono stati 43 milioni i tweet durante l’intero anno passato (circa 200mila a settimana) e 4 milioni gli utenti attivi, nel 2012, per quello che è il social network con i dati di crescita più rilevanti. (1) Si tratta di un pozzo di informazioni dal potenziale incredibile, soprattutto se si pensa che cattura, real-time, la reazione agli eventi di chi posta in rete.

Il gruppo di ricerca ha costruito un indicatore di felicità in modo metodologicamente robusto: Twitter offre già una classificazione automatica di happy/unhappy tweets, basandola sugli emoticons (le faccine) contenute nei post. Questo sotto-insieme di cinguettii viene utilizzato come campione di riferimento e, sulla base di un algoritmo sviluppato da alcuni ricercatori di Harvard, la classificazione si estende all’intera popolazione di tweet postati quotidianamente, calcolando in sostanza una certa probabilità che vi siano tweet felici/infelici, e riducendo al minimo il tasso di errore. (2)
L’indicatore iHappy nasce da una formula molto semplice:

Si ottiene un indice tra 0 e 100 a livello di singola provincia. Non ci sono, infatti, informazioni sui profili individuali, ma vengono raccolte informazioni sulle 110 province d’Italia. Qui di seguito viene riportata la classifica delle province che emerge da iHappy, decisamente ‘diversa’ da quella proposta dal Sole-24Ore.

Un’analisi di correlazione tra le due classifiche mostra il seguente risultato:

L’interpretazione è chiara: la correlazione tra le due classifiche è bassa, il che è in linea con quanto dice la letteratura scientifica sul tema. Happiness e benessere soggettivo sono qualcosa di diverso dalla qualità della vita. Non è un caso che siano state inserite di buon diritto tra le dodici dimensioni del benessere investigate dall’Istat attraverso il Bes.

Il team di ricerca dell’Università statale ha condotto, poi, uno studio econometrico per cercare le determinanti di questo indicatore di happiness. I risultati sono molto interessanti, poiché evidenziano come esista una forte componente improvvisa. Ovvero, gli italiani reagiscono in modo significativo a shock esterni, che si tratti di cattive o buone notizie. Se lo spread si alza, l’indice iHappy si abbassa significativamente. In giornate di sole e a primavera, l’indicatore ha valori più elevati di quando fa freddo ed è inverno.

Estremamente interessanti anche alcuni dati relativi alla situazione economica:iHappy aumenta sensibilmente il 27 di ogni mese, quando la maggior parte delle persone percepiscono lo stipendio. E si riduce a fine maggio, in concomitanza con il pagamento delle tasse.

Ovviamente, i dati di Twitter presentano una forte criticità, legata alla rappresentatività del campione: gli utenti della rete, e dei social networks, non rappresentano l’intera popolazione e costituiscono un gruppo specifico. Tuttavia, la quantità di informazioni raccolte e il fatto che rappresentino reazioni real-time (e non espresse attraverso una risposta a un questionario, particolarmente soggetta a distorsioni o condizionamenti) delle persone che postano sul web, costituisce un elemento di grande rilevanza per questo tipo di ricerche, il che apre prospettive molto interessanti per il futuro scientifico del tema happiness.

(1) Il numero di utenti attivi, in Italia, è raddoppiato in meno di un anno.
(2) http://gking.harvard.edu/files/abs/words-abs.shtml  

Articolo tratto da www.lavoce.info

Luciano Canova: Attualmente docente di economia ed economia comportamentale alla Scuola Mattei di Enicorporateuniversity, si occupa di economia pubblica, economia dello sviluppo ed economia ambientale. Di ritorno in Italia dopo due anni di esperienza alla Paris School of Economics nell’unità Microsimula (valutazione delle politiche pubbliche) ha conseguito il dottorato in Modelli Quantitativi per la Politica Economica all’Università Cattolica del Sacro Cuore e, in precedenza, un Master of Arts in Development Economics alla University of Sussex.

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