Una moratoria sui temi etici. Una sospensione dell’attività legislativa per tutti gli argomenti “sensibili” che possano dividere la maggioranza. A sostenere l’iniziativa sono alcuni esponenti di primo piano del Popolo della libertà, tra loro Maurizio Lupi, Mara Carfagna, Mariastella Gelmini e Maurizio Sacconi. D’altronde, è stato chiarito ieri, «nel momento in cui l’Italia affronta una straordinaria depressione civile, economica e sociale combinata con una persistente fragilità politico-istituzionale, appare necessario evitare l’introduzione di elementi divisivi nel senso comune del popolo». Insomma, il governo si concentri sui più stringenti temi economici e lasci perdere il resto.
Il principio è interessante. E si presta a ulteriori estensioni. Per mettere al riparo l’esecutivo delle larghe intese da inutili scossoni perché non limitarne ancora di più l’operato? Mica ci sono solo i temi etici. In nome della ragion di Stato ben venga una sospensione di tutti gli ipotetici fronti di scontro all’interno della maggioranza. Facciamo prima, congeliamo buona parte del dibattito politico. Dopo aver fermato la legge sull’omofobia – l’ok della commissione giustizia era atteso nei prossimi giorni – si potrebbe bloccare anche la riforma della Costituzione. Tanto si sa già come finisce. In un Paese tradizionalista come il nostro le revisioni istituzionali sollevano sempre qualche scontento…
Su alcuni temi bisogna ammettere che il governo si è già portato avanti con il lavoro. La legge elettorale, tanto per dirne uno. Per evitare fastidiosi distinguo all’interno della maggioranza, la riforma del Porcellum è stata rimandata a data da destinarsi. Una moratoria occulta. Un po’ come è accaduto con la riforma della giustizia. In questo caso la decisione di prendere tempo esiste già da parecchio. A causa dei problemi processuali del Cavaliere l’argomento è in buona parte intoccabile. E non da oggi.
Prudenza. Soprattutto prudenza. Per evitare antipatiche divisioni, meglio rallentare l’azione legislativa. Oppure fermarla del tutto. Negli ultimi giorni il disegno di legge che abolisce il finanziamento pubblico ai partiti è stato sepolto dagli emendamenti in commissione Affari costituzionali? Evidentemente in Parlamento c’è chi non è d’accordo con il principio. Il governo ne prenda atto e valuti una sacrosanta moratoria anche su questo argomento. Una proroga dopo l’altra, si finirà per non fare più nulla. In nome delle larghe intese.
E non ci sono solo gli affari di casa nostra. La recente vicenda kazaka ha rischiato di mandare gambe all’aria il governo. Costretto a chiedere la fiducia al Senato, il premier Enrico Letta adesso ha l’opportunità di correre ai ripari. Una bella moratoria sulle relazioni diplomatiche. Certo, l’immagine all’estero dell’Italia ne risentirebbe un po’, ma l’esecutivo sarebbe al riparo dai prossimi intrighi internazionali.
E ancora. Il governo chieda al Parlamento di sospendere la presentazione di nuovi disegni di legge. Tutti, senza distinzione. Anche i più condivisi. Tanto qualcuno che non è d’accordo si trova sempre. Cancelliamo finalmente le riunioni del Consiglio dei ministri. Meglio evitare che qualche esponente dell’esecutivo di cattivo umore crei tensioni a Palazzo Chigi. Da adesso in poi al governo le decisioni le prenda solo Letta, senza sentire nessuno. Anzi, non le prenda proprio. Rimandi tutto ai prossimi mesi (non sarebbe neanche la prima volta).