Dovevano aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno. Obbligare le Camere a lavorare a ritmi serrati per invertire la cronica tendenza a ritardare ogni decisione. Eppure ai deputati del Movimento 5 Stelle oggi è riuscito il contrario. Sfumata l’intesa con il governo sul “decreto del Fare”, i grillini hanno deciso di fare ostruzionismo alla Camera. Una scelta politicamente legittima, ci mancherebbe. Ma dall’esito paradossale: le commissioni parlamentari che dovevano occuparsi di abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e legge comunitaria si sono dovute fermare. Mentre la seduta fiume di domani finirà per far slittare l’arrivo in Aula dei provvedimenti sull’omofobia, sulla diffamazione a mezzo stampa e sui finanziamenti alla politica.
E dire che l’esecutivo aveva anche provato a non ricorrere al voto di fiducia (così almeno assicurano a Palazzo Chigi). In una serie di incontri alla Camera, questa mattina il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini aveva chiesto alle opposizioni di limitare i propri emendamenti al decreto del Fare. Erano circa 800. Troppi da esaminare in tempi ragionevoli, anche considerato il fitto calendario parlamentare da qui alla pausa estiva.
Al momento di confrontarsi con il M5S, l’intesa salta. Degli oltre 400 emendamenti a cinque stelle – divenuti una settantina in commissione – i grillini accettano di presentarne solo otto. A patto che il governo li accolga tutti. «Punti qualificanti che avrebbero migliorato un testo impresentabile» spiegano. Niente da fare. L’esecutivo accetta solo quattro proposte di modifica. Le altre? «In alcuni casi non abbiamo potuto farlo per problemi di copertura finanziaria, in altri per divergenze di merito. Come è naturale che sia» chiarisce in Aula il ministro Franceschini. Di fronte alla scelta del governo, il M5s decide di fare ostruzionismo, confermando i 400 emendamenti iniziali.
Una decisione politica forte – peraltro ampiamente legittima – che obbliga l’esecutivo a chiedere la fiducia sul decreto (anche se per rispetto alle Camere Franceschini assicura che il testo sarà quello uscito dalle commissioni Bilancio e Attività Produttive). I grillini non ci stanno. «È l’ennesimo schiaffo al Parlamento» scrive su Twitter il deputato M5s Riccardo Fraccaro. Gli otto emendamenti presentati erano «irrinunciabili» spiegano. «Si vede che il governo non aveva intenzione di trattare».
Dopo abuso decretazione d’urgenza e lesione prerogative dell’opposizione, la #fiducia sul #Dlfare è l’ennesimo schiaffo al #Parlamento #M5S
— Riccardo Fraccaro (@riccardo_fra) July 23, 2013
Il #DecretoDelFare zittire il Parlamento: http://t.co/TCVXD76BPb
— Beppe Grillo (@beppe_grillo) July 23, 2013
Scoppia la polemica tra il Pd e Beppe Grillo. «Oggi il governo di Capitan Findus Letta, mister “Non userò la leva della fiducia per far passare i provvedimenti” ha posto la fiducia sul decreto del Fare pur di non discutere gli otto emendamenti del M5s», denuncia sul suo blog l’ex comico. «Grillo parla, ma non sa cosa dice» gli risponde il segretario d’aula democrat Ettore Rosato. «Forse non gli hanno detto che avevamo dato la nostra disponibilità a discutere non 8 ma 100 emendamenti presentati dal M5s, dopo averli già discussi e votati in commissione. La verità è che i suoi deputati hanno preferito evitare ogni confronto, preferendo l’ostruzionismo». Intanto il calendario parlamentare deve essere riscritto. La decisione politica del M5s blocca di fatto i lavori di Montecitorio. Un paradosso. L’ostruzionismo grillino finisce per rallentare l’attività delle Camere, proprio il malcostume che i Cinque stelle hanno più volte denunciato.
In tarda mattinata si tenta di risolvere il problema: durante la conferenza dei capigruppo la maggioranza chiede una deroga, per evitare di bloccare almeno i provvedimenti più urgenti. Si vuole permettere alla commissione Affari costituzionali di andare avanti con l’esame degli emendamenti al ddl che abolisce il finanziamento pubblico ai partiti. Ma anche alla commissione Politiche Ue di esaminare la legge comunitaria, che deve essere approvata entro l’estate. Niente. «Avevamo chiesto che si potesse votare subito la fiducia al decreto legge Fare – spiega il capogruppo Pd Roberto Speranza – ma il Movimento Cinque Stelle si è opposto. Abbiamo chiesto che le commissioni potessero lavorare e si sono opposti. A nostro giudizio questo è un ostruzionismo grave, si rischia di ritardare provvedimenti fondamentali».
Domani altri ritardi. La Camera voterà la fiducia al governo verso le 12.30. Prima dell’approvazione del decreto, però, si dovranno discutere gli ordini del giorno. E qui si perderà ancora tempo. Per denunciare le scelte di Palazzo Chigi, il M5s è pronto a rallentare ulteriormente i lavori di Montecitorio con interventi a raffica. A farne le spese saranno altri provvedimenti. È il caso delle norme sull’omofobia e sull’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, ma anche la proposta di legge sulla diffamazione a mezzo stampa. Erano attese in Aula per questa settimana, rischiano di slittare alla prossima.