«Per tagliare gli sprechi pagheremo un milione di euro»

Il decreto del Fare

Il deputato della Lega Nord Guido Guidesi quasi non ci crede. «Nell’azione del governo c’è una evidente incoerenza di fondo» spiega scuotendo la testa. Mentre in Aula prosegue l’ostruzionismo delle opposizioni sul decreto del Fare, il parlamentare del Carroccio che ha seguito i lavori in commissione Bilancio siede su un divanetto in Transatlantico. Tra le mani il faldone del provvedimento. 

«Intendiamoci – racconta il leghista – questo decreto non fa né male né bene. Semplicemente perché nel testo non c’è alcuna riforma strutturale. Nessuna misura davvero in grado di dare un impulso all’economia». Eppure c’è un passaggio che Guidesi – e con lui buona parte delle opposizioni – non ha proprio digerito. L’istituzione di un nuovo commissario straordinario per la spending review. «Capito? Per tagliare la spesa pubblica, finiamo per spendere quasi un milione di euro per un altro stipendio».

«È successo tutto durante l’ultima seduta in commissione – racconta il deputato – nella notte tra giovedì e venerdì scorsi. Verso le tre di mattina sono arrivati gli emendamenti dei due relatori di maggioranza (si tratta di Francesco Boccia e Francesco Paolo Sisto, presidenti delle commissioni Bilancio e Affari costituzionali, ndr). Tra queste proposte di modifica una in particolare ci ha lasciato interdetti. “Misure per il rafforzamento della spending review”».

Di cosa si tratta? L’articolo 49-bis del ddl di conversione istituisce un comitato interministeriale per coordinare le «politiche volte all’analisi e al riordino della spesa pubblica e migliorare la qualità dei servizi pubblici offerti». Un organismo presieduto dal premier Enrico Letta, ma guidato da un commissario straordinario. Mistero sull’identità del tecnico che dovrà sforbiciare gli sprechi pubblici (anche se in commissione Bilancio è girato a lungo il nome di Piero Giarda, già titolare dei Rapporti con il Parlamento nell’ultimo governo Monti ed esperto in materia di spending review). L’emendamento assicura solo che a nominare il commissario sarà il presidente del Consiglio dei ministri, con apposito decreto, «su proposta del ministro dell’Economia e delle finanze».

Il decreto stabilisce la durata dell’incarico, non superiore ai tre anni. «Ma anche le caratteristiche del commissario straordinario – spiega ancora Guidesi – che potrà essere scelto tra personalità esterne alla pubblica amministrazione». Regolamentato anche l’aspetto economico. Lo stipendio del commissario potrà arrivare fino a 150mila euro per l’anno in corso, 300mila euro ciascuno per il 2014 e il 2015 e 200mila euro per il 2016. «Senza considerare – spiega Guidesi – che non c’è alcun divieto di cumulo con altre indennità».

Si tratta davvero di uno spreco? Dopotutto con questo provvedimento il governo potrà dotarsi di una specialista nel contenimento delle spese inutili. Dalla maggioranza qualcuno si stupisce delle critiche. «È su questo tema che ci giochiamo il futuro» spiega l’esponente del Centro democratico Bruno Tabacci, anche lui componente della commissione Bilancio. «Ci vuole qualcuno che si metta lì e non guardi in faccia nessuno». 

E se il commissario straordinario per la spending review fosse solo un investimento necessario? Magari anche virtuoso? Guidesi non è d’accordo. «Anzitutto – risponde – mi sembra che ci sia una chiara incoerenza di fondo. Per contenere i costi, il governo finisce per spendere circa un milione di euro per lo stipendio del commissario». Le critiche del leghista proseguono. «Non è tutto. Chiamando una personalità esterna per questo lavoro, l’esecutivo certifica la propria incapacità a provvedere a un’adeguata spending review. Non era meglio insediare un comitato interno? Non potevano occuparsi di ridurre la spesa pubblica un ministro o un sottosegretario? Siamo seri, questo è il classico regalo a un amico».

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