Sicilia e-Servizi: Crocetta nomina Ingroia commissario

Gli sprechi dell'azienda informatica

Il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta ha appena concluso la conferenza stampa sui “provvedimenti urgenti riguardo la moralizzazione della vita pubblica”. Crocetta ha espresso parole dure nei confronti della Sicilia e-Servizi – la società che gestisce il sistema informatico regionale dal 2007 – «Alla Sicilia e-Servizi lavorano la figlia di Stefano Bontade, il capomafia, e alla Venture il genero. È una società molto strana la Venture, fa parte del cartello di Sicilia e-Servizi ma prende tutti i suoi appalti. C’è una truffa di circa 200 milioni di euro. Soldi presi in violazione delle norme comunitarie che prevedono il principio della libera concorrenza. La situazione è delicatissima perché ha gestito le banche dati che riguardano i siciliani. Individueremo un direttore generale bravo, un grande esperto di informatica». Rivela poi il nome del nuovo commissario della società «Provvederemo immediatamente a commissariare la società. Avevamo pensato a Ingroia come commissario, che ha dato la sua disponibilità».

Lo scenario: all’improvviso in Regione Sicilia si sono accorti di portare sulle spalle un fardello che in sei anni è costato alle casse dell’ente circa 25 milioni di euro all’anno. Stiamo parlando della società Sicilia e-Servizi, una società fondata nel dicembre 2005, con partecipazione mista di cui Regione detiene il 51% delle azioni, che si occupa della gestione hardware e software del sistema informatico dell’amministrazione regionale. Il restane 49% è in mano al socio privato Sicilia e-Servizi Venture S.c.r.l. Una società che dal 2007, ha ricevuto finanziamenti per oltre 100 milioni di euro da parte della Regione Sicilia più altri 150 milioni dall’Unione Europea. Il tutto per non portare a termine nessun dei progetti tra quelli in cantiere in questi anni.

L’enorme barca di soldi incassati dalla e-Servizi, a quanto pare, è servita a remunerare gli undici dipendenti della società – tra cui cinque dirigenti – il cui stipendio è arrivato a toccare cifre da capogiro. Si parla di almeno 800 mila euro lordi annui più altri 200 mila relativi alla parte variabile. Alcuni di loro ruscivano a percepire anche 20 mila euro al mese. E come se non bastasse i loro contratti sono “blindati”, nel senso che sono presenti delle clausule risarcitorie – nell’eventualità di un licenziamento – che sfiorano il tetto del milione di euro. Inoltre, in barba alla spending review, secondo quanto emerge in commissione bilancio Ars (l’Assemblea Regionale Siciliana), la Sicilia e-Servizi paga un affitto di 450 mila euro all’anno per la sede degli uffici situata nel centro di Palermo.

Il nodo intricato però riguarda il fatto che la pioggia di finanziamenti è arrivata anche dall’Unione Europea, tanto che anche l’Olaf (ufficio europeo per la lotta antifrode) sta indagando sulle presunte anomalie in progetti per almeno 100 milioni. Come riporta Repubblica.it, e-Servizi dal 2006 ha avviato 58 progetti, assegnati dalla Regione senza appalti, per un importo di 150 milioni di euro. Si tratta per la maggior parte di fondi Ue utilizzati per la realizzazione di decine di software come quello per il “sistema informatico museale”, del costo di 4,6 milioni di euro, oppure il “sistema integrato dei beni culturali della regione” per cui ci sono voluti altri 9,6 milioni di euro. A questi si aggiungono altri 2 milioni di euro spesi per la “gestione e il monitoraggio dei contratti integrativi”, o ancora 4,4 milioni per “l’estensione della rete medici”, nonché altri 3 milioni di euro sborsati dalla Regione per “l’adeguamento e la diffusione del prototipo esistente di contabilità economica e analitica”.

Quel che stupisce più di tutto è che i soldi stanziati dall’Unione Europea sarebbero dovuti servire alla formazione del personale in grado di gestire i sofisticati software realizzati dalla e-Servizi. Tuttavia la partecipata della Regione non ha effettuato alcun corso di formazione, avvalendosi invece di consulenti esterni – per lo più ingegneri e analisti – alcuni dei quali erano politici o parenti di deputati, reclutati dal socio privato. Professionisti che e-Servizi pagava profumatamente: il salario per i consulenti variava infatti tra i 560 e i 720 euro giornalieri.

Una parentopoli sviluppatasi lungo l’asse Cuffaro-Lombardiano che annovera nomi noti della politica e dell’imprenditoria siciliana tra cui: l’imprenditore agrigentino Raffaele Amodeo – in buoni rapporti con Cuffaro prima e con Lombardo poi – Antonio Francesco Vitale, ex legale di fiducia di Raffaele Lombardo, oltre che noto docente universitario; Pietro Cammarata (figlio dell’ex sindaco di Palermo); Giuseppe D’Orsi (figlio ex presidente della Provincia di Agrigento); Nicola Barbalace (deputato Pd Messina) e la lista potrebbe continuare a lungo. In molti ritrovano in questi nomi la motivazione secondo cui la società non è stata ancora messa in liquidazione. Anche se in verità era stata già messa in liquidazione ma poi ripescata proprio dal governo di Raffaele Lombardo.

Twitter: @FabrizioMarino_
 

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter