Portineria MilanoSu Snowden la nuova Lega Nord sono i grillini

I leghisti "democristiani" sul Datagate

C’era una volta la Lega Nord contro gli «stati canaglia». Il Carroccio che sosteneva Slobodan Milosevic, leader serbo, caduto nella trappola degli Stati Uniti «simbolo della globalizzazione». Che si opponeva allo statalismo e alle minacce degli stati contro la «libertà» e che metteva persino a rischio le missioni militari italiane all’estero, compromettendo i rapporti con Washington. Oggi invece Giacomo Stucchi, presidente del Copasir, ha annunciato che rispetto al caso di Edward Snowden, l’ex analista dell’Nsa talpa del Datagate, si augura che la sua domanda di asilo non venga accolta». E si smarca così dalle altre due opposizioni, M5s di Beppe Grillo e Sel di Nichi Vendola, che invece chiedono all’Italia di accettare la richiesta di asilo politico. 

Leonardo Facco, leghista della prima ora, ora fuori dal movimento, libertario, si limita a parlare di «abbominio intellettuale: è già assurdo che un indipendentista sieda nel Copasir….». Il Carroccio dilaniato all’interno dal conflitto tra Umberto Bossi e Roberto Maroni, con ogni giorno la sua pena da raccontare, si ritrova ormai a non essere più quel partito «anti-sistema», la base su cui era nato nel 1984. Arroccato nelle istituzioni, diviso sulla richiesta di sostenere o meno lo slogan Prima Il Nord o La Padania, il movimento leghista sembra ormai «la democrazia cristiana», rispettosa «del patto atlantico» quasi come Giulio Andreotti. 

A dirlo è stato proprio Bossi a Calderoli, in uno «scazzo» durante una festa della Lega nella bergamasca («Sei un democristiano»). Ma è la cruda verità se si torna indietro con i ricordi a quando i leghisti attaccavano George W Bush e Bill Clinton. Persino Lucia Annunziata, nel 2009, in un editoriale sulla Stampa parlava «dell’America» come il problema di Bossi, ripercorrendo gli anni di politica estera del Senatùr. L’asse con la sinistra, da Bertinotti a Cossutta, che si formò nel 1999 durante la guerra del Kosovo ora non c’è più.

«Gli Usa» scriveva l’attuale direttore dell’Huffigton Post «sono, nell’universo leghista, il motore della globalizzazione – una forza guardata dunque non esattamente come un modello. La crisi economica, il ruolo che vi hanno avuto le grandi banche americane, risvegliano echi negativi nei cuori leghisti. E che dire poi di Obama? Non è questione di razzismo, ma Obama è pur sempre l’uomo che nella crisi riprende in mano l’egemonia Usa, cerca il contatto con il Medio Oriente, riporta in primo piano l’Africa, e dà un rilievo enorme alla Turchia. Sull’altro grande fronte del mondo, la Cina, la Lega coltiva da anni perplessità forti. La Cina è infatti nel suo linguaggio il simbolo di ogni rischio vero della globalizzazione».

Oggi a Montecitorio Bossi non ha voluto fare commenti nè sulle questioni interne nè su quelle estere. Pensare che una volta in piena guerra del Kosovo, l’ex leader leghista si recò in visita da Milosevic. «Non credo ai progetti di Grande Serbia, piuttosto ai progetti di Grande Albania, finanziati da Clinton e dagli aiuti italiani (…). Il Kosovo è territorio serbo che ha subito una mutazione etnica per l’ aumento della popolazione albanese», diceva Bossi. E c’erano pure i Comunisti Italiani. Cossutta conosceva Milosevic perché entrambi «avevano avuto familiarità con Mosca». E Bossi lo stimava «perché contrastava i musulmani albanesi». 

Altri tempi. Quella Lega costola della sinistra ormai non c’è più. Al suo posto c’è ormai solo il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo, unico partito (insieme al Sel di Nichi Vendola ndr) a chiedere che la richiesta di asilo politico venga accolta dall’Italia. Il M5S, infatti, presenterà una mozione al governo per chiedere di concedere l’asilo politico a Edward Snowden. Il testo che vede come primi firmatari Paolo Bernini, Mara Liuzzi e Manlio Di Stefano impegna l’esecutivo ad accettare «la richiesta inoltrata alla Farnesina dall’Ambasciata Russa in Italia». «L’Italia deve dare asilo politico a Edward Snowden”, chiedono i deputati ‘cinque stelle’».

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