È arrivato al governo in punta di piedi, quasi a sorpresa: in mano il ticket di bersaniano e sulle spalle un bagaglio di quindici anni di amministrazione comunale padovana. Nel giro di poche settimane il ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato ha esibito il volto del sindaco concreto, figlio di famiglia operaia e uomo del fare. Ha avviato tavoli e confronti con sindacati e lavoratori. E ha notato pure che le auto di rappresentanza utilizzate dal ministero sono tedesche, non italiane. Ragion per cui il gruppo Fiat gli recapita una Maserati Quattroporte, ma lui: «No grazie, troppo lusso, non posso accettare».
Flavio Zanonato è la quota realismo che anima la dialettica governativa, puntualissimo nel depotenziare i voli pindarici su economia, tasse e ripresa. L’esecutivo annuncia? Lui smentisce, o quasi. Spiccio e stralunato, certo non ipocrita. Ogni volta che il governo si lancia in esercizi di ottimismo, utili anche per ossigenare le larghe intese, l’ex sindaco frena gli entusiasmi. A volte li uccide, creando dei veri casi diplomatici coi falchi Pdl, che in tema tasse presidiano Palazzo Chigi. E c’è già chi paragona il ministro al predicatore di “Non ci resta che piangere” che ripeteva a Troisi: «Ricordati che devi morire».
D’altronde la telenovela annovera già parecchi episodi. L’ultimo risale a giovedì, quando al termine di un vertice di governo Letta annuncia: «Pagheremo i debiti dello Stato alle imprese entro il 2013». L’intenzione, spiega il premier, è quella di accelerare in autunno il pagamento dei crediti che le aziende vantano nei confronti della Pubblica Amministrazione. Un tema bollente su cui Brunetta martella da giorni a nome del Pdl. Tempo qualche minuto e arriva la doccia fredda di Zanonato: «Mi piacerebbe tanto pagare tutti i debiti della Pa entro il 2013 ma non so se si può fare. Non è cattiva volontà. Il governo ha rimosso l’ostacolo, ora tutte le varie fonti di spesa devono attivarsi».
Pochi giorni fa un altro controcanto lo vede protagonista insieme a Fabrizio Saccomanni. Ignaro del collega, il ministro dell’Economia semina ottimismo: «Il primo trimestre è stato molto brutto, il secondo è di passaggio e stabilizzazione, quindi da economista penso che possa essere prodromico ad un consolidamento della ripresa. Credo che una luce un po’ più positiva la stiamo vedendo in questi giorni». Apriti cielo? Macchè. Zanonato spegne il lumicino: «Siamo arrivati ad un punto di non ritorno. Anche piccoli e sporadici segnali positivi non sono sufficienti. Il paese ha bisogno di tornare a crescere in tempi rapidi, è una corsa contro il tempo per dare speranza alla nostra economia». Quasi un’inversione di ruoli, con la tradizionale austerità di via XX Settembre che trasloca a Via Veneto innescando l’ennesimo corto circuito governativo.
Ma Zanonato è così. Rifugge il politichese, non ama gli annunci e alle perifrasi predilige risposte dirette, spesso brutali. Il suo ministero dello Sviluppo Economico, lo stesso che dovrebbe agire da propulsore per la ripresa, è oggi la cabina di regia di una crisi industriale che ingurgita tutti: dagli operai della Indesit ai piccoli imprenditori. L’ex sindaco studia quella realtà e accetta il rischio di intestarsi anche le dichiarazioni più impopolari.
A giugno la sua schiettezza ha provocato i fischi dell’assemblea di Confcommercio, piuttosto scontenta dopo la sua arringa: «Mi piacerebbe essere qua a dirvi che l’Iva non aumenta. Vorrei, ma non lo posso fare. La volontà di farlo resta ma occorre trovare altri soldi tagliando la spesa». Da lì una slavina di critiche da parte degli alleati di governo, che su Imu e Iva non sentono ragioni. Ma Zanonato rifiuta scorciatoie: «Come nel calcio, così in economia sono tutti direttori tecnici, è inutile parlare della malattia, si deve parlare delle terapie».
E allora meglio un bagno di umiltà. Come quello giunto dopo l’annuncio della Commissione Europea che ha concesso all’Italia maggiore flessibilità sui vincoli di deficit. «Ce l’abbiamo fatta! La serietà paga», esulta Enrico Letta. Sulla stessa linea Saccomanni: «Un’ottima notizia, premia il lavoro fatto negli ultimi mesi». Alla fine arriva Zanonato: «Attenzione a non prenderlo con un eccesso di ottimismo».
Twitter: @MarcoFattorini