Che c’entrano gli stadi nel decreto sul femminicidio?

Dai vigili del fuoco ai furti di rame

Norme contro il femminicidio, ma non solo. Da pochi giorni è entrato in vigore l’atteso decreto del governo. Solo ieri la Camera dei deputati ha avviato, non senza polemiche, l’iter per convertire il provvedimento. Tra le opposizioni alcuni malumori riguardano proprio l’estensione del testo. Presentata dagli organi di informazione come una misura contro la violenza dei genere, in realtà l’azione dell’esecutivo non si limita allo stalking e ai maltrattamenti in famiglia. Tra gli articoli, ad esempio, Palazzo Chigi interviene sui reati da stadio. Prorogando di tre anni l’arresto differito. Ma anche su Vigili del Fuoco, sul commissariamento delle province e sui furti di rame nelle infrastrutture ferroviarie. Di tutto di più.

Norme di buon senso, per carità. Spesso tanto urgenti quanto necessarie. Che forse potevano trovare posto in appositi provvedimenti. Giusto per permettere al Parlamento di affrontare più organicamente le diverse tematiche. E agli italiani di conoscere in dettaglio tanti interventi altrimenti destinati a passare “sotto traccia”. 

Ovviamente la parte principale del decreto è dedicata al contrasto della violenza di genere. I primi cinque articoli si occupano concretamente di arginare e combattere il grave fenomeno sociale. Tante le novità introdotte, in quello che in sede di presentazione il premier Enrico Letta ha definito «un cambiamento radicale». Su tutte, il testo approvato dal Consiglio dei ministri e incardinato ieri alla Camera prevede l’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare per i coniugi violenti. Come l’arresto obbligatorio in flagranza per delitti di maltrattamenti contro familiari e conviventi. 

Il decreto introduce, poi, alcune aggravanti in caso di violenza sessuale. Ad esempio se la vittima è una donna in stato di gravidanza, o se l’autore della violenza è il coniuge, anche se divorziato o separato. Aggravanti anche per lo stalking e il cyberbullismo. E ancora: in caso di maltrattamenti in famiglia, le pene aumentano se ad assistere c’è un minore di diciotto anni. Il decreto prevede poi l’irreversibilità della querela per tutti i casi di stalking (già prevista nei reati di violenza sessuale).

Grazie alle nuove norme, il questore avrà la possibilità di “ammonire” lo stalker, per prevenire situazioni a rischio. Ma le forze dell’ordine, su autorizzazione del magistrato, potranno anche allontanare l’autore della violenza dalla casa familiare e dai luoghi abitualmente frequentati dalla vittima l’autore della violenza. Un articolo a parte, invece, si occupa di estendere la tutela anche agli stranieri. Con il rilascio di un permesso di soggiorno di protezione, in attuazione della convenzione di Istanbul.

Norme sacrosante. Già presentate con giustificato rilievo in questi giorni da gran parte dei media nazionale. A cui se ne affiancano altre. Spesso di tutt’altra natura. L’articolo 6 del decreto, ad esempio, si occupa di “disposizioni finanziarie concernenti l’accelerazione degli interventi del Pon Sicurezza nelle regioni del Mezzogiorno, il comparto sicurezza e difesa e la chiusura dell’emergenza nord Africa”. Una cosa è certa. Non è assolutamente in dubbio che «lo stato di emergenza umanitaria verificatosi nel territorio nazionale in relazione all’eccezionale afflusso di cittadini appartenenti ai paesi del nordafrica» sia altrettanto urgente del contrasto alla violenza di genere. Anzi. E ben vengano i maggiori stanziamenti previsti dal governo per affrontare la situazione. E allo stesso modo nessuno può essere contrario alla norma che sblocca le risorse per finanziare il pagamento degli straordinari a Poliziotti e Carabinieri. Ma perché nel decreto che combatte il femminicidio?

Con l’articolo successivo ci si sposta negli stadi di calcio. “Disposizioni in materia di arresto in flagranza in occasione di manifestazioni sportive e per il contrasto alle rapine, nonché in materia di concorso delle forze armate nel controllo del territorio”. In parole povere si estende di altri tre anni l’arresto differito per chi compie atti di violenza durante le partite. «La proroga scadeva il 30 giugno – ha spiegato ieri il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini – siccome il campionato comincia a fine agosto era importante che fosse in vigore subito». Giustissimo. Ma allora perché non presentare un provvedimento ad hoc prima di giugno? La Camere avrebbero potuto affrontare il tema con più calma. E l’opinione pubblica avrebbe ricevuto maggiori informazioni. Stesso discorso per l’inasprimento delle pene per chi commette una rapina ai danni di un ultra sessantacinquenne. Una norma di civiltà. Infilata nel decreto che si doveva occupare di violenza di genere.

L’articolo 8 si occupa addirittura dei furti di rame, con particolare riguardo alle ferrovie. «Contrasto al fenomeno dei furti in danno di infrastrutture energetiche e di comunicazione». Quello successivo di frodi informatiche commesse «con sostituzione di identità digitale». Temi importanti, sia chiaro. Altri due articoli si dedicano invece alla Protezione civile. Qui il governo si è giustamente preoccupato di potenziare il Corpo dei vigili del fuoco e rivedere le delibere dello stato di emergenza (con relativa estensione). Insomma, tutti provvedimenti utili. E necessari. Ma forse fuori posto. E che dire dell’ultimo articolo, che riguarda il commissariamento delle province? Il Consiglio dei ministri ha approvato la proroga al 30 giugno 2014. A seguito di una recente sentenza della Corte Costituzionale «bisognava regolamentare cosa avveniva con i commissariamenti, sennò restavano in piedi senza nessuna fonte che ne giustificasse la permanenza» ha chiarito ieri Franceschini. 

Il rischio è quello di dare ragione a chi, tra i banchi dell’opposizione, continua a criticare l’abuso della decretazione d’urgenza da parte del governo. A chi se la prende con i provvedimenti-omnibus e denuncia la scarsa possibilità di legiferare lasciata al Parlamento. «Diamo i titoli ai decreti – spiegava ieri il grillino Roberto Fico alla Camera – Lo chiamano decreto sul femminicidio. Il decreto, e lo ripeto un’altra volta, ha al primo punto il contrasto della violenza di genere; al secondo sicurezza e sviluppo dei paesi africani, frodi informatiche, danni alle infrastrutture energetiche e violenza negli stadi; al terzo norme in materia di protezione civile; al quarto gestione commissariale delle province. Questo è il decreto che mette dentro tutto, come tutti gli altri decreti. E noi ci siamo veramente annoiati di ratificare decreti del Governo». 

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