Aggiornamento
I legali del Cavaliere hanno presentato alla Giunta per le autorizzazioni del Senato il ricorso di Berlusconi alla Corte Europea per i diritti dell’uomo. Al centro, l’applicazione della legge Severino che, secondo quanto sostengono gli avvocati, non può essere retroattiva. Il principio sarebbe individuato nell’articolo 7 della convenzione europea (“Nulla poena sine lege“)
La condanna: La Cassazione ha confermato la condanna di Silvio Berlusconi a 4 anni di carcere per frode fiscale. Ha invece disposto la necessità di rideterminare in appello la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici. (VIDEO: la lettura della sentenza)
La pena da eseguire: Rispetto ai 4 anni della condanna, la pena è ridotta a un anno per effetto dell’indulto. Berlusconi (grazie al “decreto svuotacarceri”) rientra tra quei condannati che possono optare tra la detenzione domiciliare e l’affidamento in prova ai servizi sociali.
«Vado in galera». Il Cavaliere ha detto di voler andare in carcere, ma il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ribadito nella sua nota (testo completo) che «la normativa vigente esclude che Silvio Berlusconi debba espiare in carcere la pena detentiva irrogatagli e sancisce precise alternative che possono essere modulate tenendo conto delle esigenze del caso concreto».
E se Berlusconi non sceglie? Se l’ex premier non eserciterà l’opzione per la misura alternativa al carcere, il 15 ottobre il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati adotterà una seconda sospensione dell’ordine di carcerazione per consentire al magistrato di sorveglianza di Milano di ordinare d’ufficio (decisione presa senza convocazione delle parti) la detenzione domiciliare.
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Dove sconterà i domiciliari? Berlusconi ha eletto domicilio in via del Plebiscito, per cui sarà il magistrato di sorveglianza di Roma a stabilirne le modalità. Come già successo per Gianstefano Frigerio (Forza Italia), il Cavaliere potrebbe essere autorizzato a partecipare alle sedute del Senato (sempre che prima non scatti la decadenza).
E la grazia? Giorgio Napolitano è stato chiarissimo: «La grazia o la commutazione della pena può essere concessa dal presidente della Repubblica anche in assenza di domanda. Ma nell’esercizio di quel potere si è sempre ritenuta essenziale la presentazione di una domanda». Dunque, resta da vedere se Silvio Berlusconi ha intenzione di avviare con un passo formale il percorso indicato da Giorgio Napolitano che, eventualmente, dopo un’approfondita istruttoria, porterebbe alla concessione di un atto di clemenza individuale. Uno degli avvocati di Berlusconi, Piero Longo, ha detto (e poi ritrattato) che Berlusconi prima o poi chiederà la grazia: «Bisognerà vedere che tipo di provvedimento di clemenza verrebbe concesso». Agli avvocati del Cavaliere, infatti, interessa molto che l’effetto di un’eventuale grazia presidenziale riguardi anche la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici (che deve essere ancora ricalcolata dalla corte d’appello di Milano). La nota di Napolitano, invece, si riferisce a un «eventuale atto di clemenza individuale che incida sull’esecuzione della pena principale». Quindi la pena accessoria non sembrerebbe “graziata”.
Silvio decadrà dal senatore? La decadenza da senatore per incandidabilità sopravvenuta è il primo scoglio che deve affrontare Berlusconi anche perché — come ha precisato Dario Stefàno, presidente della giunta delle Elezioni del Senato (vedi il ritratto) — «l’eventuale grazia che potrebbe concedere Napolitano non c’entra nulla ai fini dell’incandidabilità perché la grazia interverrebbe sulla esecuzione della pena principale e non sugli effetti della condanna». La condanna a 4 anni per frode fiscale, dunque, fa scattare la scure della legge Severino-Patroni Griffi del 2012 (anticorruzione) che stabilisce la incandidabilità (e quindi la decadenza per gli eletti) dei condannati a pene superiori ai due anni.
Quali saranno i prossimi passi della giunta? Lunedì 9 settembre ascolterà il relatore Andrea Augello (Pdl) che ha tre strade davanti a sé: 1) chiedere la decadenza di Berlusconi; 2) chiedere la convalida della sua elezione; 3) rimettersi alla giunta e chiedere un supplemento di istruttoria. Nel primo caso, se la giunta approva la decadenza, si apre un procedimento di contestazione a Berlusconi che avrà 10 giorni per le controdeduzioni e la possibilità di essere ascoltato in udienza pubblica. La decisione della giunta (presa in camera di consiglio) passa poi all’aula che vota entro 30 giorni. Nel secondo caso (convalida), la proposta se accolta dalla giunta passa all’aula; se invece la convalida è bocciata, si cambia relatore.
Cancellato per 6 anni dalle liste elettorali? L’incandidabilità di Silvio Berlusconi alle prossime elezioni è uno spettro che agita non poco i vertici del Pdl. La norma in questione è contenuta nell’articolo 13 del decreto attuativo della legge Severino-Patroni Griffi del 2012 (anticorruzione): «L’incandidabilità alla carica di deputato, senatore e membro del Parlamento europeo spettante all’Italia, derivante da sentenza definitiva di condanna…, decorre dalla data del passaggio in giudicato della sentenza stessa e ha effetto per un periodo corrispondente al doppio della durata della pena accessoria dell’interdizione temporanea dai pubblici uffici comminata dal giudice. In ogni caso, l’incandidabilità, anche in assenza della pena accessoria non è inferiore a 6 anni». In altre parole, stando alla lettera della legge, già oggi, se ci fossero elezioni anticipate, il condannato Silvio Berlusconi sarebbe incandidabile.
Il divieto è tassativo? Secondo una scuola di pensiero (diffusa nel Pdl), il condannato potrebbe candidarsi e poi essere giudicato ineleggibile dalla giunta del futuro Parlamento. Ma l’articolo 2 della legge anticorruzione sembra sufficientemente chiaro: «L’accertamento della condizione di incandidabilità alle elezioni […] comporta la cancellazione dalla lista dei candidati». Il senatore Nitto Palma (Pdl) ha ipotizzato che contro questa decisione si possa ricorrere al Tar.
Quando si ricalcolerà la pena accessoria? I giudici milanesi attenderanno il deposito della motivazione della sentenza della Cassazione (ci sono 30 giorni ma la prassi concede fino a 60 giorni, quindi fino al 30 settembre), e poi fisseranno il ruolo per l’udienza che potrebbe svolgersi a gennaio o a febbraio del 2014. Scontato il ricorso in Cassazione della difesa di Berlusconi ma, già nella prossima primavera potrebbe arrivare il verdetto della Suprema Corte anche sulla pena accessoria: se condannato definitivamente, il Cavaliere sarebbe interdetto dai pubblici uffici da 1 a 3 anni.
La pena accessoria si somma o si fonde con gli effetti (incandidabilità/ineleggibilità) della legge Severino? Non è ancora chiaro. Per l’avvocato Raffaele Della Valle la soluzione risolutiva è quella della commutazione della pena (una sorta di mini grazia concessa dal capo dello Stato) che «spazzerebbe via anche la pena accessoria e gli effetti della legge Severino».
E se Berlusconi accettasse la messa in prova con affidamento ai servizi sociali? In alternativa ai 9 mesi di detenzione domiciliare (frutto dello sconto — 45 giorni ogni 6 mesi — per «buona condotta»), il condannato per frode fiscale potrebbe scegliere di compiere un percorso di rieducazione lavorando presso una cooperativa che si occupa, ad esempio, di recupero dei tossicodipendenti. Questa scelta congela l’esecuzione della pena che, all’esito positivo della messa in prova, verrebbe completamente cancellata. C’è chi sostiene che, allo stesso modo, l’esito positivo della prova elimina anche gli effetti penali della sentenza di condanna: primo tra tutti, quello innescato dalla legge Severino-Patroni Griffi (anticorruzione) che già entro ottobre potrebbe portare il Senato a votare la decadenza di Berlusconi da parlamentare. Lo stesso varrebbe per l’incandidabilità alle prossime elezioni. Ma Valerio Spigarelli, presidente dell’Unione delle camere penali, non è d’accordo: «L’incandidabilità non è un effetto penale né una pena accessoria per cui non può essere cancellata neanche dall’esito positivo di un eventuale affidamento ai servizi sociali».
Tratto da: «Pena, Clemenza, Incandidabilità le Strade davanti al Cavaliere», Corriere della Sera, 16 agosto 2013