«Il governo italiano ha fatto un grave errore nella gestione del caso Shalabayeva. Adesso ha la possibilità di rimediare». Secondo i deputati del Movimento Cinque Stelle l’esecutivo Letta deve farsi carico della cauzione chiesta dalle autorità del Kazakistan per riportare in Italia la moglie del dissidente Mukhtar Ablyazov. Appena tornata a Roma dalla missione ad Astana, la delegazione dei grillini suggerisce una via d’uscita a Palazzo Chigi.
A Montecitorio Carlo Sibilia, Daniele Del Grosso e Alessandro Di Battista incontrano i giornalisti per raccontare il viaggio appena compiuto. Una visita utile per incontrare la signora Alma Shalabayeva «senza intermediari» e raccogliere informazioni dirette sul suo stato di salute. Ma anche per confrontarsi con le autorità del Kazakistan. Una missione, ci tengono a specificare, che il presidente della Commissione Affari esteri Fabrizio Cicchitto aveva negato. E di cui si sono fatti carico autonomamente i soli rappresentanti del M5S.
Nell’ottica di confrontarsi «con tutti i player del caso», i deputati grillini hanno avuto modo di incontrare il ministro degli Esteri di Astana. Un’ora e mezzo di colloquio in cui il portavoce del governo straniero avrebbe confermato la disponibilità a lasciare tornare in Italia Alma Shalabayeva e la piccola figlia. «Anzi, la nostra impressione è che la vicenda sia diventata quasi una patata bollente per il governo kazako», spiegano i grillini.
Insomma, Alma Shalabayeva può tornare a Roma. Ci sono solo alcuni paletti posti dal ministro degli Esteri kazako: la signora deve presentare una richiesta ufficiale al governo e deve dare la propria disponibilità a tornare in patria qualora emergessero nuove inchieste nei suoi confronti. Ma soprattutto il governo di Astana ha chiesto il pagamento di una cauzione. «Non una cifra enorme – spiegano i deputati – Anche se il ministro non è stato in grado di quantificare la richiesta economica. Si è limitato a dire che la cifra sarà calcolata “according to international standard”».
Per il M5S è il governo italiano che dovrebbe farsi carico del pagamento. E questo senza prendere posizione nella vicenda. «A noi non interessa quello che ha fatto il marito. Noi difendiamo i diritti umani». Restano alcuni aspetti della vicenda da chiarire, anche per questo il M5S ha presentato un ddl per istituire una commissione d’inchiesta. «Ma adesso la palla passa al governo» racconta Di Battista. «Se sarà determinato, il caso si risolverà presto. E noi saremo contentissimi».
Intanto l’occasione è utile per lanciare un altro allarme. «Il problema – denunciano i deputati cinque stelle – è il primato dell’economia sulla politica». Al centro del caso finiscono gli interessi di troppe realtà italiane in Kazakistan. A partire dagli stretti legami che – così denunciano i grillini – legano Silvio Berlusconi, Romano Prodi e Mario Monti ad Astana. «Abbiamo il sospetto che anche Eni possa interferire vicende del genere, anche se non è certo al 100 per cento che sia coinvolta».
Intanto la missione internazionale organizzata dal M5S solleva alcune critiche. Il primo ad accusare i deputati M5S è l’esponente Pd Khalid Chaouki, membro della commissione Affari esteri della Camera. «Sorprende quanto i colleghi del Movimento Cinque Stelle si siano fatti strumentalizzare del componente del governo del Kazakistan». Adesso la missione dei parlamentari rischia di avere gravi ripercussioni. «Prestarsi al gioco pericoloso di dialogare con i regimi, che hanno tutto da guadagnare a farsi fotografare con deputati di una democrazia occidentale, è stata una mossa avventata che rischia di contribuire solo alla legittimità di quel regime».