La disoccupazione reale è il doppio di quella ufficiale

La disoccupazione reale è il doppio di quella ufficiale

In un Paese in piena recessione, si continua a ignorare un esercito di disoccupati con un forte legame al mercato del lavoro. Si tratta di soggetti considerati dall’Istat “inattivi”, ma che nella realtà sono disoccupati scoraggiati (ovvero hanno perso ogni speranza di trovare lavoro) o addirittura neet. In particolar modo, sono classificati dall’Istat come persone che cercano lavoro non attivamente o non lo cercano affatto, ma potenzialmente sarebbero disponibili al lavoro.

Vediamo come cambia il tasso di disoccupazione italiano se prendiamo in considerazione anche questa categoria di soggetti.

Tabella 1 – Differenza tra tasso di disoccupazione “ufficiale”/ “effettivo”
Fonte: Istat, Cartogramma – Partecipazione al mercato del lavoro, IV Trimestre 2012

Il tasso di disoccupazione aumenterebbe quasi dell’ottanta percento, una differenza notevole.

Ovviamente vi sono svariati motivi che giustificano il perché in Italia sia presente un tasso di inattività così alto, facciamone un breve elenco:

1) mancando una “tutela di base” (sussidio di disoccupazione, reddito di cittadinanza, reddito di base e così via), manca il principale incentivo per cui una persona si attivi presso i servizi pubblici per l’impiego e di conseguenza venga obbligato/assistito alla ricerca di un nuovo lavoro;

2) in molte aree del Paese (era così anche prima della recessione) non c’è lavoro (per alcuni soggetti stage o collaborazioni occasionali restano un miraggio!) e quindi le alternative sono quelle di dipendere dalla famiglia di origine (unico ammortizzatore sociale) oppure emigrare all’estero;

3) per molti l’alternativa alla disoccupazione si chiama “lavoro nero”, anche se l’Istat non è l’Agenzia dell’Entrate (perché mentire nelle risposte?) e inoltre è più probabile che le persone impiegate nel sommerso facciano parte dei circa 10 milioni di inattivi che in questo momento non cercano e non sono disponibili al lavoro.

Questo esercito di persone, note anche come “popolo della De Filippi”, dato che secondo alcune indagini non fanno altro che guardare la tv tutto il giorno, anche 10 ore e sembrerebbe che la trasmissioni di Maria De Filippi vada per la maggiore, è politicamente conveniente “ignorarla”, perché così è possibile mantenere un tasso di disoccupazione più o meno in linea con quello dei paesi Ocse.

Eppure, mostrare un livello di disoccupazione che nella realtà è metà di quello effettivo, rappresenta una vera e propria “fregatura” a livello comunitario, perché incide sui trasferimenti e sulle decisioni politiche dei prossimi anni dedicate al nostro paese.

Meglio dichiarare i fatti come sono, assumersi la responsabilità che l’attuale situazione del mercato del lavoro in Italia non è così distante da quella spagnola o portoghese, piuttosto che rallegrarsi se domani il tasso diminuisce di uno 0,5 per cento, dimenticando completamente milioni di persone che solo per la “statistica” non risultano disoccupate.

Twitter: @F_Giubileo

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