Alla fine, da Baku, Enrico Letta si è berlusconizzato davvero. “Se cade il governo a settembre si paga l’Imu”, ha ricordato minaccioso il premier, cercando un po’ di requie politica almeno in questi giorni ferragostani. Dunque il presidente del Consiglio l’ha detto: per la durata e il successo di questo governo non c’entrano le mitiche riforme che tanto servirebbero, come peraltro promesso e annunciato dal premier a fine aprile. Non c’entra la crescita e i posti di lavoro. No. Tutto gira intorno all’Imu come imposto dal Cavaliere, tanto è vero che Letta, come estremo tentativo per salvarsi e salvare il suo esecutivo, non scomoda il riformismo, non dice “se cade il governo a settembre non potremo fare le riforme”, bensì esattamente l’Imu. Da Baku dov’è in visita di stato chiede simbolicamente di farsi puntellare dagli italiani agitando berlusconianamente lo spauracchio della tassa sulla casa. Proprio così. Sembra ormai essere questo l’alfa e l’omega di questo governo. Ma se la questione politica italiana si riduce a morire o meno per l’Imu, sicuri che il gioco delle larghe intese valga la candela?
11 Agosto 2013