Alla fine non è stato il segretario Guglielmo Epifani a pronunciare la data del congresso nazionale del Pd. Ma è toccato alla presidente della direzione Marina Sereni scandire quel “numero” che, di certo, fa risollevare il sindaco di Firenze Matteo Renzi: «Sarà il 24 novembre». Alla fine, dopo settimane di discussioni – tutte imperniate sulla regole e sulla data del congresso nazionale – lo stato maggiore dei democratici rompe le resistenze di una fetta di partito che avrebbe preferito «rinviare» l’assise al 2014 per rimandare i sogni di Matteo Renzi.
Ed ecco, una data. Esce fuori dalla bocca dell’attuale vice Presidente della Camera Sereni, ma non di sua spontanea volontà: lo ha detto solo dopo essere stata incalzata da una componente della direzione, una certa Magda Negri. «La senatrice ha alzato il ditino, così come si fa a scuola durante la lezione, e ha chiesto la data delle primarie», secondo il racconto di chi era presente. A questo punto nella sala di Montecitorio che ospitava il caminetto democrat sarebbe calato il silenzio. Secondo le ricostruzioni, qualcuno avrebbe storto il naso, altri sarebbero stato rimasti «impressionati» dalla sfrontatezza della senatrice. Ma in pochi secondi, per non creare il caos, Marina Sereni si sarebbe pronunciata con una data certa, che al Nazareno preferiscono chiamare «data politica».
Una data che fa gioire la corrente di Renzi. Simona Bonafé, renziana del primo cerchio magico, esulta su twitter: «Finalmente il Pd è riuscito a decidere, non una data ma ben due. 20-21/8 assemblea, 24/11 primarie aperte». Gli fa eco Dario Nardella che addirittura ci scherza su: «Allora abbiamo le date: 20, 21 e 24. Terno secco sulla ruota di Firenze». E il «terno secco sulla ruota di Firenze» sta a significare che “Matteo” sarà della partita, e il 24 novembre proverà a scalare Largo del Nazareno, la sede del Pd (e prendersi tutto il partito). «Di certo è un sospiro di sollievo – confida a Linkiesta un renziano – a questo punto vi posso dire che ce la giocheremo fino in fondo».
Ma se da un lato la data rasserena l’entourage e i tifosi dell’ex rottamatore, dall’altro si vocifera che le parole della Sereni avrebbero fatto imbufalire i fedelissimi dell’ex segretario Pier Luigi Bersani. «Eravamo d’accordo che non sarebbe uscita alcun data», riferiscono. Lasciando la direzione, che in questa occasione non si è tenuta a Largo del Nazareno bensì a Montecitorio, Davide Zoggia, il responsabile dell’organizzazione dei democratici tiene a precisare ai giornalisti: «In assemblea discuteranno le regole: c’è un’indicazione politica di tenere il congresso entro novembre, ma sarà l’assemblea a decidere, la data ufficiale sarà fissata dall’assemblea».
Già, l’assemblea nazionale. Si terrà il prossimo 20 e 21 settembre, e sarà l’organismo che stabilirà le regole del prossimo congresso. Allo stato attuale è stato raggiunto un accordo massima su una bozza congressuale. Una bozza che prevede primarie aperte per i congressi nazionali e regionali, presentazione della candidatura nazionale prima dei congressi locali, e la separazione fra il ruolo di segretario e quello di leader del centrosinistra. In questo modo Renzi sarebbe penalizzato. Ma – assicura uno dei suoi seguaci – «la bozza, per passare, dovrà avere i due terzi dell’assemblea». Numeri che, in virtù degli ultimi sommovimenti interni al partito (ad esempio, ex firmatari della mozione Bersani come l’area che fa riferimento a Goffredo Bettini strizzare l’occhio al sindaco di Firenze) rendono alquanto difficile che possa raggiungere l’accordo sulla «bozza». Ecco perché più di un parlamentare ritiene che «il match deve ancora iniziare». E la comunicazione dell’ufficio stampa del Pd («l’indicazione politica di Epifani è di fare tutto, compatibilmente con le modifiche statutarie che si deciderà di adottare, entro novembre») in un qulache modo lascia ogni scenario aperto.
Del resto dal Nazareno guardano sempre a ciò che succederà nelle prossime ore al governo Letta. Una maggioranza che rimane, anche ora, legata all’atteggiamento dei berlusconiani. Questa sera il premier ha partecipato alla direzione. «O il partito sarà unito o crolla tutto il sistema», ha scandito nel breve intervento. Un intervento «politico», il suo, con l’obiettivo di rafforzare il governo e inviare un segnale di vicinanza al partito. Diplomatico, insomma. Uscendo dalla direzione si è incrociato con il primo cittadino di Firenze, anche lui presente in direzione. Fra i due una «fredda» stretta di mano, che segna l’inizio della partita congressuale. Amen.
Twitter: @GiuseppeFalci