A ottant’anni suonati Marchesi apre un altro ristorante

Nel castello di Agrate Conturbia

Diavolo di un Gualtiero. Uno s’immagina che il Maestro dei Maestri, il cuoco che ha dato la svolta alla cucina italiana – il primo ad ottenere le tre stelle Michelin nel 1986 – andasse in pensione a 83 anni. O al massimo volesse vivere da protagonista l’Expo 2015 nella “sua” Milano, proseguendo l’impegno come rettore di Alma nella reggia di Colorno. Invece, Marchesi si produce in uno dei suoi fantastici coup-de-theàtre: non solo chiude il rapporto con l’Albereta di Erbusco – iniziato venti anni fa – ma annuncia l’apertura di un resort (ovviamente con ristorante interno) nel 2014. “È il ritorno al mestiere delle origini, i miei genitori guidavano Il Mercato a Milano, un albergo dove intorno ai tavoli si ritrovavano personaggi di ogni tipo, in particolare artisti” ha spiegato lo chef. A ospitare il resort sarà il Castello di Agrate Conturbia, cittadina di 1.500 anime in provincia di Novara, conosciuta più che altro dai golfisti per un bel 18 buche e dai tifosi juventini: la famiglia originaria di Michel Platini partì da qui alla volta della Francia. E qualche parente di Le Roi si incontra ancora.

Ma dal prossimo anno ci sarà Re Gualtiero ad attirare gourmet curiosi e turisti ricchi, in gran parte stranieri considerando che il nuovo resort – immerso in undici ettari di vegetazione – avrà solo venti camere, tredici suite, due piscine e l’immancabile spa. Una sfida impegnativa anche per una leggenda vivente come lui che al di là del tono scherzoso (“Un Marchesi non poteva che alloggiare in un castello. Noblesse oblige” ha scritto) potrebbe rappresentare un gran finale di carriera ma anche un azzardo in tempi complicati. “Per me aveva più senso che seguisse da vicino il suo Marchesino e tutte le sue altre iniziative, approfittando del fatto che fuori dall’Italia è notissimo – ci spiega uno dei suoi allievi più illustri che ha chiesto l’anonimato – resta il numero uno per molti aspetti ma non per il conto economico delle sue imprese e questa è colossale”. Un difetto peraltro comune a tanti cuochi, di talento o meno. Sicuramente senza la cultura e il gusto della provocazione che fa di Marchesi un perenne fuoco d’artificio, mai banale. Un uomo più sincero che “trombone”. Quando ripete che “da grande voglio fare il cuoco”, non fa che sottolineare due verità: il fatto di sentirsi ancora giovane visto che aprì il suo primo locale a 47 anni (fate due conti, è patron solo da 36…) e la consapevolezza che la cucina è solo un gioco da ragazzi, anzi da bambini. Per la cronaca, dice che “nella prossima vita farà il pensatore”.


Visualizzazione ingrandita della mappa

Il divorzio da Vittorio Moretti, gran signore di Franciacorta – sue oltre all’Albereta, le cantine Bellavista e Contadi Castaldi, perle di Terra Moretti – era annunciato. Nel senso che stava giungendo a termine il ventennale contratto che affidava la gestione del ristorante a Marchesi. Un rapporto che era stato benedetto da Gianni Brera, buon amico di entrambi: pochi mesi prima di morire, il giornalista e scrittore aveva invitato Moretti a “ospitare” lo chef milanese a Erbusco, dopo la decisione di chiudere il locale in Via Bonvesin della Riva dove era nata la Nuova Cucina Italiana. Nasceva così la collaborazione tra due lombardi diversissimi (uno di città, uno di terra) e di forte personalità, fonte ovviamente di momenti ottimi e momenti pessimi. Nei due entourage – senza polemica ma convinti che per entrambi inizia una vita migliore – ci si chiede ancora oggi come il matrimonio sia durato così tanto, considerando non solo la parte meramente economica ma anche le visioni sul tema specifico: Moretti da sempre guarda con sospetto la cucina creativa e Marchesi ripete che per certi menu non ha senso bere vino. La rinuncia clamorosa nel 2008 al giudizio della Michelin, il calo di coperti delle ultime stagioni – peraltro subito da tutti i locali di alta cucina – e l’apertura del Marchesino cinque anni fa sono stati altri segnali di un progressivo logoramento del rapporto. Sempre di classe, ma chiaramente al tramonto.

Che succederà all’Albereta? Intanto sino al 31 dicembre, ci sarà lui in cabina di regia, con lo staff che lo seguirà (ovviamente) ad Agrate Conturbia. Poi si vedrà. Quasi certamente si cambierà registro: prendere il posto di Marchesi è come sedersi sulla panchina dell’Inter dopo l’addio di Mourinho sperando di rifare il Triplete. Più che impossibile non ha senso, a meno che il ristorante non muti formula e trovi la rotta giusta. Ed è questa l’idea che frulla da mesi (o sono anni?) nella mente di Vittorio Moretti. Azzardiamo? Una raffinata trattoria “del territorio”, come oggi vanno per la maggiore e come in definitiva è la Trattoria Toscana – una stella Michelin – che si trova all’interno delll’Andana, a Castiglione della Pescaia. Un resort che tra l’altro non sta dando i risultati auspicati a Terra Moretti e quindi sarebbe in vendita.

Comunque sia, la Franciacorta perde uno dei suoi veri punti di riferimento e Milano non lo riacquista. Vittorio Fusari, chef della Dispensa Pane & Vini di Adro e amico di vecchia data, la vede così. “Gualtiero ha fatto tanto per il nostro territorio, quando è arrivato a Erbusco venti anni fa ha spostato immediatamente l’attenzione verso la Franciacorta e quindi ha contribuito non poco allo sviluppo – spiega – ecco perché ho intenzione di organizzare una cena dove i protagonisti del wine & food di questa zona gli renderanno il dovuto omaggio”. Non bastasse, Fusari intende raccogliere le firme dei migliori chef italiani per chiedere ufficialmente la nomina di senatore a vita per Marchesi. “A me sembra incredibile che non lo sia già. Non ci si rende conto del valore della persona e di quanto ha fatto per la nostra cucina”. Beh, ma siamo in Italia. E come diceva Enzo Ferrari “Da noi perdonano tutto, tranne il successo”.

LEGGI GLI ARTICOLI DI MAURIZIO BERTERA SU LINKIESTA

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter