Batteri resistenti agli antibiotici nel petto di pollo

L’inchiesta di “Altroconsumo”

Ci sono batteri che possono diventare resistenti agli antibiotici. Organismi pericolosi, soprattutto se si considera che questi stessi batteri vengono usati in quantità massicce negli allevamenti degli animali che finiscono poi nei nostri piatti. Lo denuncia Altroconsumo, che ha analizzato 250 campioni di petto di pollo acquistati in supermercati, mercati e macellerie italiane, ma anche in Belgio, Spagna e Portogallo. Il risultato è che nell’84% dei campioni italiani e in percentuali comprese tra il 72 e il 74% dei campioni acquistati negli altri Paesi sono stati trovati batteri resistenti ad antibiotici come efalosporine, ampicilline e amoxicilline. 

«Con la diffusione di batteri resistenti, percorrendo la catena alimentare dagli allevamenti sino alla tavola», scrivono da Altroconsumo, «il rischio è che gli antibiotici perdano il loro effetto curativo anche negli uomini».

Il sovraffollamento degli allevamenti industriali rende gli animali molto più vulnerabili alle malattie, per questo negli ultimi decenni c’è stata una tendenza a un uso massiccio di questi farmaci. Ma con la cura degli animali con antibiotici, i batteri che vivono nel loro tratto gastrointestinale possono diventare resistenti al farmaco e contaminare il cibo e l’ambiente. Non necessariamente questi microrganismi possono farci ammalare: il vero problema è che possono trasmettere il loro meccanismo di resistenza ad altri batteri presenti nel nostro organismo. In questo modo la carne nel nostro piatto può diventare pericoloso veicolo di trasmissione.

«Senza seri provvedimenti, dunque, – che ne limitino l’uso negli allevamenti – gli antibiotici potrebbero, tra una decina di anni, non riuscire a sconfiggere la maggior parte dei batteri, anche negli uomini». Nella sola Unione europea si calcola che i batteri resistenti agli antibiotici siano responsabili di 25mila morti l’anno e costino circa 1 miliardo e mezzo di euro, in spese sanitarie aggiuntive e perdita di produttività.

I risultati del test di Altroconsumo «dimostrano che il problema della resistenza agli antibiotici è molto diffuso ed è strettamente legato al tema della sicurezza alimentare: occorre migliorare il monitoraggio dell’uso di questi medicinali in ambito veterinario con sistemi di sorveglianza più severi. Serve un sistema che lavori maggiormente sulla prevenzione delle malattie animali, per ridurre la necessità di usare gli antibiotici. Non solo: visto i rischi per l’uomo, sarebbe opportuno conservare una classe di antibiotici da usare solo per gli animali e non per le persone, in modo da limitare i danni. Queste le richieste girate al ministero della Salute da cui ci si aspetta interventi chiari e maggiore informazione ai consumatori».

I consigli di Altroconsumo:

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