Destino crudele e meschino, quello del contribuente italiano. Neanche il tempo di festeggiare l’uscita dalla procedura di deficit eccessivo che siamo nuovamente ripiombati nel baratro. A fine anno il deficit/Pil sforerà il tetto del 3% imposto dal Fiscal compact europeo, assestandosi al 3,1%, secondo l’aggiornamento al Documento di economia e finanza. Per evitare di tornare un osservato speciale l’esecutivo deve racimolare in fretta 5 miliardi di euro, che servono a coprire quello 0,1 per cento. E guarda caso, li pescherà dalle tasche dei cittadini. Hai voglia a dire che la manovra sarà “light”. Per annullare la seconda rata dell’Imu l’Europa chiede entrate certe, che probabilmente arriveranno dalle addizionali Ires e Irap. Per vendere o privatizzare pezzetti di partecipate – o il patrimonio pubblico – e non svenderle, serve tempo. Ammesso di trovare compratori. Soluzioni? Tagliare la spesa. Come? Diminuire il numero dei parlamentari, regolare gli acquisti da parte della Pa, etc. Peccato che non se ne parli. Almeno su un punto c’è larga intesa: paga sempre pantalone.
21 Settembre 2013