E alla fine l’ex magistrato Antonio Ingroia, uscito dalla magistratura con annessa polemica per poi farsi trombare alle elezioni, rimette piede nella stessa aula di tribunale che lo ha visto per tanti pubblico ministero e in particolare tra i rappresentanti dell’accusa nel processo sulla cosiddetta Trattativa Stato-Mafia. Ci ritorna come avvocato di parte civile per l’Associazione dei Familiari delle Vittime di Via dei Georgofili, che, ci dispiace per l’associazione, non potevano trovare metodo migliore per farsi strumentalizzare e dare fiato alle trombe dei professionisti del conflitto politica-giustizia.
Quindi una bella trovata elettoral-pubblicitaria per l’ex pm, oggi leader di Azione Civile, dopo il fallimento a tutto campo di Rivoluzione Civile. L’odore di elezioni nel 2014 deve aver messo una idea meravigliosa in testa ad Antonio Ingroia e ai suoi consigliori. Per quanto cerchi di metterla giù romantica «In fondo è lo stesso banco -– dice oggi Ingroia – e lo scopo è lo stesso: il pubblico ministero, la parte pubblica e i danneggiati, cioè la parte civile che hanno lo stesso obiettivo, cioè l’accertamento della verità. Sono orgoglioso e lusingato di potere svolgere questo ruolo per quei cittadini e i familiari delle vittime che hanno diritto alla verità», la mossa non è niente male. Per sé stesso. Un po’ meno per l’associazione familiari delle vittime di via dei Georgofili. E poi dice che le parti civili non dovrebbero stendersi sulle posizioni dei pubblici ministeri.