La notizia è che sono state spedite tre buste con proiettili alle sedi torinesi di Cgil, Cisl e Uil. I destinatari? Alcuni funzionari che “hanno tradito”, cioè che si sono detti favorevoli alla costruzione del Tav. Messaggio telegrafico e agghiacciante (ma chiarissimo): «No Tav No Tero Valico – alzate il tiro pagherete caro pagherete tutto».
Qualche giorno prima era girata una lettera che sarebbe stata scritta da Alfredo Davanzo e Vincenzo Sisi, delle cosiddette Nuove Brigate Rosse. Chiedevano ai militanti no tav “un passo in avanti”, individuando “simpatiche consonanze” tra la loro lotta e quella dei valsusini.
Sono episodi che inquietano. Per fortuna, il paragone avanzato dalle nuove Br (insieme alla lettera) è stato rinviato al mittente, rifiutando ogni tipo di assimilazione con il movimento brigatista. Ci si augura che avvenga lo stesso (come è probabile) anche per l’episodio dei proiettili.
Ma il problema è che questo clima da anni ’70 – che solo in Italia poteva crescere attorno a una grande opera – lascia poche speranze: la battaglia rischia davvero di infiammarsi.
A farne le spese, oltre ai contribuenti, saranno i valsusini contrari al progetto, innamorati della loro valle ma pacifici, che non possono nemmeno più far sentire la loro opinione, inattuale ma sincera e comprensibile, perché sarà sommersa dalla violenza e dalla retorica. Saranno loro le prime vittime di chi, sulla loro pelle, gioca a far la guerra.