A Palazzo Chigi nasce il nuovo asse Letta-Alfano «Il Cavaliere non ci condizionerà più» sperano nel Pd. Intanto si segue con ansia la formalizzazione dello strappo e la nascita dei nuovi gruppi parlamentari
Il governo è finalmente libero dai ricatti di Silvio Berlusconi, così almeno sono convinti nel centrosinistra. «Da oggi il nostro interlocutore è Angelino Alfano» raccontano da Palazzo Chigi tirando un sospiro di sollievo. «Il tempo dei ricatti è finito» annuncia il premier Letta alla Camera. Nella speranza che lo strappo all’interno del Popolo della libertà venga formalizzato, magari con la nascita di nuovi gruppi parlamentari, il Pd festeggia il presunto ridimensionamento politico del Cavaliere. Era un ingombrante alleato di governo. Dopo essere stato costretto a votare la fiducia all’esecutivo è diventato un ospite indesiderato.
Ormai il sostegno di Silvio Berlusconi al governo è visto quasi con fastidio. «Un appoggio non richiesto», spiegano tanti deputati Pd alla Camera, mentre l’esecutivo sta per incassare la seconda fiducia della giornata. Agli imbarazzi del primo momento, segue una reazione orgogliosa. «Berlusconi vota la fiducia? È un problema suo, non nostro» raccontava il ministro Graziano Delrio appena informato della giravolta del Cavaliere.
Numeri alla mano, il perimetro della maggioranza resta lo stesso. Eppure nel Pd quasi tutti parlano di nuova coalizione. Come se dopo lo strappo consumato all’interno del Pdl, le larghe intese fossero diventate un po’ più ristrette. A Palazzo Chigi si guarda con fiducia al nuovo ruolo di Angelino Alfano. Da oggi, si immagina, più libero dai condizionamenti del Cavaliere. E così si pianificano con più ottimismo anche i prossimi impegni dell’esecutivo. Il blocco dell’aumento Iva, prima di tutto. Poi la legge di Stabilità e il superamento dell’Imu sulla prima casa. «Fino a ieri – raccontano dal governo – il vicepremier doveva alzare il telefono e chiedere ogni volta il permesso. Da domani non sarà più così». Non è poco, evidentemente.
Nel centrosinistra sono certi che la stagione dei ricatti al governo sia finita. Il sogno di molti, forse ben riposto, è che presto le pretese dei falchi berlusconiani in tema di riforme economiche saranno vistosamente ridimensionate. Del resto Enrico Letta ha vinto la sua battaglia. «L’Italia ha bisogno che non ci siano più ricatti, tipo “o si fa questo o cade il governo” – ricorda il premier a Montecitorio – Anche perché si è dimostrato che il governo non cade». Quasi una sfida.
Il nuovo corso del governo passa anche dalla formalizzazione dello strappo pidiellino. E così a Palazzo Chigi si segue con apprensione la nascita dei nuovi gruppi parlamentari di “dissidenti” berlusconiani. Nulla di imminente, stando a quanto si racconta a Montecitorio. Sulla carta Angelino Alfano e i ministri Pdl avrebbero alle spalle una cinquantina di parlamentari, equamente distribuiti tra Camera e Senato. Nel pomeriggio la creazione di gruppi autonomi sembrava cosa fatta. Raccolte le firme, depositata la richiesta presso la presidenza di Montecitorio. Poi la separazione ha subìto uno stop. Stasera il vicepremier Alfano tornerà a Palazzo Grazioli per trattare con Berlusconi sui possibili scenari post-crisi. Nonostante le tensioni di queste ore, la scissione nel centrodestra non è stata ancora definitivamente consumata.
Intanto cambiano le prospettive del Partito democratico. Da ingombrante alleato, Silvio Berlusconi diventa un ospite sgradito. Nella lunga serata di Montecitorio, tra gli esponenti Pd è difficile trovare una voce fuori dal coro. Aspettando il proprio turno per votare la fiducia, tanti deputati democrat plaudono alla nuova maggioranza «libera dai ricatti del Cavaliere». «Berlusconi non è più indispensabile» spiega Massimo D’Alema da Bologna. «Quindi praticamente è come se non ci fosse». È quasi un mantra. Lo ripetono, forse per esorcizzare i timori di un contraccolpo. Non è un mistero che in pochi si aspettavano la mossa a sorpresa del Cavaliere. Una strategia – quella di tornare improvvisamente a sostenere il governo – che potrebbe anche alimentare qualche tensione. Specie nella fase di avvicinamento al congresso.
I più ottimisti sono certi che la nuova maggioranza durerà poco. Appena tornerà nel vivo il dibattito sulla decadenza del Cavaliere, i berlusconiani più fedeli al leader si sfileranno. Lo scenario è imminente. Già venerdì la Giunta delle immunità del Senato tornerà a esaminare il caso. Quando a ottobre l’aula del Senato voterà l’allontanamento di Berlusconi da Palazzo Madama – così sono convinti nel centrosinistra – il Pdl tornerà a sfiduciare l’esecutivo. Lasciando il testimone della responsabilità alla sola componente vicina ad Alfano.