Se non muori affogato prima di raggiungere la terra ferma, il nostro Paese può offrirti la speranza attraverso il calcio. Sta tutto qui il significato di Liberi Nantes Football Club. Il riferimento è all’Eneide di Virgilio, come spiega il sito della squadra: «Le navi degli esuli troiani in fuga dalla loro città in fiamme, fanno naufragio e solo pochi tra loro – rari nantes – immersi nel grande mare – in gurgite vasto – riescono a raggiungere la riva. Tra quei superstiti ci sono coloro che fonderanno Roma».
Tra i ragazzi del Liberi Nantes ci sono invece persone che vogliono integrarsi attraverso il gioco più bello del mondo. O almeno, quello più seguito in Italia. Tutto comincia nel 2007, quando un gruppo di ragazzi di Roma decide di fondare una società dilettantistica che non sia solo un passatempo. L’intento è nobile, nobilissimo: dare attraverso lo sport una casa a un popolo «che si muove tra terra e mare, lungo le rotte del traffico di esseri umani, un popolo che migra alla ricerca di una terra dove andare, di un luogo dove fermarsi e ricominciare. Rifugiati, Richiedenti Asilo, in due parole migranti forzati, coloro che sono obbligati a partire e ai quali è impedito di tornare».
Afgani, eritrei, guineani, irakeni, nigeriani, sudanesi, togolesi, centroafricani: c’è spazio per tutti. La loro casa è a Roma, zona di Pietralata. Sette anni fa si comincia dal campo “Fulvio Bernardini”, lo stesso nome che ha oggi il centro sportivo di Trigoria, poco fuori la capitale, dove si allena la Roma. Ma il sogno dei migranti non è quello di imitare le gesta di Totti e compagni. I ragazzi che si ritrovano una o due volte alla settimana, provenienti dai centri d’accoglienza della zona, vogliono stare insieme e non pensare alla loro condizione. Vogliono sentirsi liberi mentre corrono sulla fascia o lanciano il compagno in rete. La squadra cresce, tanto che nasce l’idea, grazie a un gruppo di ragazzi romani guidati da Daniela Conti, che da anni conosce il connubio calcio-immigrazione, da frequentatrice del Mondiale Antirazzisti a Bologna.
Nasce così la Liberi Nantes, con i colori sociali delle Nazioni Unite. E’ un successo, accorrono in tanti, c’è spirito e voglia di fare, di giocare. Si mettono assieme le carte per l’iscrizione al campionano dilettantistico di Terza Categoria, ma la squadra non può partecipare in maniera ufficiale: la Federazione non ammette le squadre con una percentuale troppo alta. E poi c’è il problema del permesso di soggiorno. La stessa Ficg però ammette la squadra in condizione di “fuori classifica”: tutte le partite giocate dalla Liberi Nantes sono equiparate al rango di amichevoli. La squadra si cementa, come si dice nel calcio dei grandi. Lo spogliatoio si compatta. E poi ci sono sempre i Mondiali Antirazzisti. I Liberi partecipano e dopo 5 anni, crescendo assieme sul campo, arrivano nel 2012 in finale dopo un cammino di 4 vittorie su 5 nella fase a gironi e di 3 successi consecutivi fino all’ultima gara. Ma non è un anno fortunato per il pallone italiano: la Nazionale di Cesare Prandelli viene duramente punita in finale degli Europei dalla Spagna; la Liberi Nantes cede 6 a 5 contro il Balotta Continua.
La gioia di giocare a calcio ma senza il crisma dell’ufficialità: una condizione che quest’anno, sempre ai Mondiali Antirazzisti, è valso ai ragazzi della Liberi Nantes la Coppa Invisibili. Una vittoria celebrata così sul sito della squadra: «La daranno a noi, a cui è stato negato il diritto alla vittoria: 61 punti virtuali, segnati solo sul nostro sito, senza però possibilità di giocarci le Coppe Regionali, senza essere riconosciuti ufficialmente secondi. Idealmente, però, Liberi Nantes la dedica a tutti gli Invisibili e sono tanti in questo paese. Perché noi comunque il campionato l’abbiamo giocato, perché la Figc Regionale Lazio tanti anni fa ci ha dato questa deroga speciale e quindi possiamo comunque giocare».
A consegnare la Coppa è il ministro Cecile Kyenge. Il rapporto tra la Liberi Nantes e le istituzioni è appena ripartito dopo che la gestione Polverini non aveva concesso granché ai ragazzi, che nel frattempo si sono spostati in un altro campo, sempre a Pietralata. Lo hanno chiamato “25 aprile”, per la forza evocativa di questa data. Si va avanti, ma i soldi non sono tanti. Si sopravvive ogni anno grazie alle donazioni e alle raccolte fondi, usate per comprare il materiale sportivo. Ma i ragazzi non mollano. Anzi, raddoppiano. Oltre al calcio si gioca da qualche tempo a Touch Rugby, che a differenza di quello classico non prevede contatto fisico, così da permettere anche alle ragazze di giocare. Un altro modo per integrarsi, perché no.
Tutta questa storia è diventata un film che esce il 10 ottobre. Si chiama “Black Star – Nati sotto una stella nera” e racconta la storia di un gruppo di immigrati che decide di giocare a calcio, ma che si trova a dover combattere le diffidenze del quartiere, che chiede lo sgombero dell’area grazie anche a un imprenditore che la vuole per i suoi affari. Così i ragazzi si barricano nel campo, ma per fortuna – al momento – le cose nella realtà non sono andate così. Anzi, nel futuro della Liberi Nantes ci sono tanti progetti, tra cui quello di costruire un centro sportivo per tutti, immigrati e non. I soldi non ci sono, ma la voglia sì. Come 7 anni fa.
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