Dal Papa agli alberi, la mozione di sinistra di Cuperlo

Pd, una mozione al giorno 1

«Bisogna costruire l’alternativa di un nuovo centrosinistra. Non una semplice alternanza di governo dentro i binari dell’ortodossia liberista». È vero, certi passaggi sembrano rimandare a un’epoca lontana. Ma le 22 pagine della mozione congressuale di Gianni Cuperlo sono molto altro. Un documento lucido e propositivo che l’ex leader dei giovani comunisti italiani avrebbe scritto di suo pugno. E almeno per il titolo forse era il caso di chiedere qualche suggerimento. Colto, profondo, ma non particolarmente vincente: “Per la rivoluzione della dignità”. Il confronto con gli avversari è impietoso. Il renziano “Cambiare verso” è tutta un’altra cosa. Vagamente pubblicitario ma efficace. A conti fatti risulta più digeribile anche il titolo scelto da Gianni Pittella: “Il futuro che vale. Per un partito democratico, solidale, europeo”.

È una mozione di sinistra, quella di Cuperlo. Che non si fa troppi problemi a denunciare i mali del liberismo, senza scordare classi sociali ed élite. «La sinistra – si legge – ha reagito con debolezza all’affermazione di un liberismo senza freni e vincoli, di un’economia piegata alla speculazione finanziaria, con indici di borsa divenuti più preziosi del valore sociale del lavoro e della sua dignità». Eppure chi cerca ingombranti legami con il passato rischia di rimanere deluso. La parola “socialista” è citata solo quattro volte, nel capitolo dedicato alla collocazione europea del Pd. Se qualcuno si fosse preso la briga di cercarlo, il termine “comunismo” non appare mai. Intanto sui social network qualcuno ironizza sullo stile démodé del dirigente democrat. Su twitter c’è già chi ha provato a lanciare il romanissimo hashtag #giannimachestaiadi. Cattiverie, in larga parte. In realtà il documento di Cuperlo è chiaro e articolato. Si parla di temi concreti: dal sostegno al governo Letta alla riforma della legge elettorale. Giovani, occupazione, lavoro (molto lavoro). Modello Bignami, alla fine c’è persino un progetto di revisione della struttura del partito. Empiricamente declinato in dieci punti fondanti: dai circoli alle tessere, passando per il gruppo dirigente.

Certo, la forma spesso non coincide con la sostanza. È impossibile non menzionare alcuni slogan di dubbio effetto. Il compito del Pd è cambiare l’Italia, spiega Cuperlo a un certo punto. «Non siamo nati per correggere la punteggiatura della destra». Una frase che farebbe concorrenza ai tacchini sul tetto di bersaniana memoria. «Dobbiamo offrire la certezza di riforme vere a quanti si battono sull’avamposto della creatività» tuona più avanti in stile futurista. Più tardi il candidato segretario si fa prendere la mano. «Il Pd deve pensare in grande – annuncia convinto – deve progettare il futuro oltre le nuove contingenze». Poi rassicura il lettore: «Non si tratta di una fuga dalla realtà».

È una mozione relativamente breve (almeno in confronto alle 70 pagine presentate da Pippo Civati). Ma non per questo priva di voli pindarici. Parlando di internet Cuperlo non risparmia un pomposo elogio alla «rivoluzione digitale che oggi consente di ricomporre la mente e la mano superando definitivamente un secolo di cultura fordista». Sul tema istruzione celebra il genio italico. «Ogni mattina gli studenti italiani e i loro docenti costruiscono il nostro futuro. Grazie a questa grande comunità di studenti, di docenti, di studiosi l’Italia, che ha dato vita all’umanesimo moderno e alla scienza sperimentale, continua a essere uno dei protagonisti del mondo». Tante belle parole, ma anche concretezza. Il candidato segretario usa per ben 27 volte il termine “bisogna”, 16 volte la parola “dobbiamo”.

Non mancano gli scioglilingua«Vogliamo un’Italia più europea e un’Europa diversa – spiega Cuperlo – Siamo europeisti per cambiare a fondo questa Europa». E talvolta qualche passaggio più diretto non sarebbe male. Del resto quale militante descriverebbe il partito dei suoi sogni in questi termini? «Il Pd deve ridare sostanza a una democrazia schiacciata dall’erosione della sovranità nazionale, dall’apparente primato della tecnica, dal peso della finanza e degli interessi più forti». A leggere l’intera mozione, colpisce il continuo riferimento alla botanica (forse non un caso per chi si candida a guidare un partito che negli anni è passato dalla Quercia all’Ulivo). E così il Pd deve «piantare bene a fondo le radici sociali», deve «nutrire il pianeta con l’indicazione di nuove buone pratiche». La cultura? «È un campo che va arato, curato, irrigato. Solo così darà buoni frutti, non inaridirà e nutrirà il Paese e il mondo». Del resto viviamo in un «tempo difficile, dove la crisi semina povertà, sfiducia, ribellione». L’importante è non disperare. I modelli da riscoprire non mancano. «I semi di queste tendenze sono diffusi, basta cercarli».

E poi c’è l’aspetto religioso che non ti aspetti. Delle tre citazioni contenute nel documento, due rimandano all’altra parte del Tevere. In tema di uguaglianza Cuperlo chiama direttamente in causa il cardinale Martini. “Chi è orfano della casa dei diritti, difficilmente sarà figlio della casa dei doveri”. Senza per questo risparmiare una menzione al Pontefice. «Dobbiamo raccogliere e fare nostro l’appello di Papa Francesco per vincere la “globalizzazione dell’indifferenza”», avverte i delegati. Resta spazio per uno dei più celebri poeti italiani. Parlando di etica, Cuperlo parafrasa: «Umberto Saba disse una volta: “Ai poeti resta da fare la poesia onesta”. Ai politici resta da fare una cosa sola: la politica onesta». 

(1 – continua)

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