Non solo Iva. Tra i primi a pagare gli effetti della crisi di governo ci sono i circa 6mila militari italiani impegnati nelle missioni all’estero. Tasse e Forze Armate. Il Consiglio dei ministri di venerdì scorso doveva risolvere entrambi i dossier. Con un intervento sulla spesa pubblica – e sulle accise dei carburanti – l’esecutivo si era impegnato a fermare l’aumento dell’Iva. Con un altro decreto doveva procedere al rifinanziamento delle missioni internazionali delle nostre forze armate.
L’esito della riunione a Palazzo Chigi è noto a tutti. A causa delle tensioni in maggioranza, il Cdm si è concluso senza approvare alcun provvedimento. E così da oggi i nostri militari schierati all’estero sono senza copertura. L’ultimo decreto di rifinanziamento – presentato dal governo Monti – ha terminato i suoi effetti ieri. Il 30 settembre. «Sarà pertanto necessario provvedere al finanziamento per gli ultimi tre mesi del 2013» aveva spiegato il ministro della Difesa Mario Mauro lo scorso giugno, intervenendo davanti alle commissioni competenti di Camera e Senato. «Il Governo non mancherà di trasmettere tempestivamente al Parlamento il provvedimento relativo». Poi è arrivata la crisi. E le dimissioni dei ministri Pdl.
Adesso i 5.569 militari italiani che operano in 31 diverse missioni in 23 distinte aree geografiche aspettano notizie da Palazzo Chigi. Dall’Afghanistan alla Bosnia, dal Kosovo al Libano. L’impegno economico per garantire la copertura delle operazioni non è neppure proibitivo (almeno rispetto agli interventi per bloccare l’aumento Iva e cancellare l’Imu sulla prima casa). Per finanziare le missioni fino alla fine dell’anno servono tra i 300 e i 400 milioni di euro. «Penso che crisi o non crisi, un governo in carica, anche solo per gli affari correnti, ci sarà» ha spiegato ieri alla Farnesina il ministro degli Esteri Emma Bonino. Insomma, il decreto missioni non può rimanere inattuato. «Ci mancherebbe pure che i nostri cooperanti e militari in missione all’estero rimanessero senza coperture». «Di una cosa sono sicura. Dal punto di vista pratico non ci saranno conseguenze» assicura il sottosegretario alla Difesa Roberta Pinotti. «Qualunque cosa accadrà mercoledì, il provvedimento sarà approvato. È obbligatorio». Del resto si tratta di missioni in corso da diverso tempo. Su cui le principali forze politiche presenti in Parlamento si sono già dichiarate a favore. «Adesso o tra qualche settimana, la copertura delle missioni è obbligatoria», assicura Pinotti.
I dubbi però restano. Se domani il Senato non accorderà la fiducia all’esecutivo di Enrico Letta, chi voterà il rifinanziamento delle missioni militari? «Qualcuno lo dovrà approvare per forza – assicurano alla commissione Difesa del Senato – è un atto dovuto». In caso di mancata fiducia, spetterà al governo dimissionario presentare il decreto. «Una norma con effetto retroattivo». Altrimenti, come spiegava il ministro Mauro in una recente intervista al Messaggero «saremmo costretti a rimandare tutti i militari a casa. Se accadesse una cosa del genere spenderemmo quattro volte di più di quello che spendiamo nel mantenimento delle missioni. Oltre a una perdita verticale di credibilità politica nei confronti dei nostri alleati. Bisogna scongiurare quest’eventualità».