Dopo la 42ma pole position in carriera, terzo nella storia della Formula 1 dietro Senna e Schumacher, Sebastian Vettel poche ore fa ha vinto il gran premio di Corea. Merito tanto delle sue doti quanto della precisa analisi dei dati condotta dalla scuderia Red Bull.
Quando il marchio di energy drink comprò dalla Ford il team Jaguar nel 2004, la squadra era in ambasce. Nei cinque anni targati Ford, i suoi piloti non avevano mai vinto una singola gara. Il risultato più eclatante fu nel 2004 quando la scuderia si piazzò settima (su 11 nel campionato costruttori).
Rinominata Infiniti Red Bull Racing, oggi domina il campionato come la Ferrari a cavallo del duemila, negli anni di gloria di Michael Schumacher. Ha vinto sia il campionato piloti che costruttori – quando un team arriva primo sia nei punti assegnati al pilota che alla casa – ogni anno dal 2010 a oggi. Gli ingegneri contano soltanto in parte in questo incredibile successo. Più importante è come la scuderia utilizza i dati.
Risultati dal 2000 a oggi (Fonte: Quartz)
Secondo quanto rivela Alan Peasland, capo dei tecnici della Red Bull, per vincere una gara servono 100 gigabytes di dati (l’equivalente di mandare in streaming ogni episodio di una serie televisiva per sei volte). Molti dei quali si riferiscono alla telemetria, termine che indica lo studio dei dati sul movimento. Ogni macchina da gara è tappezzata di 100 sensori, che studiano forza, temperatura, coppia, forza centrifuga e centripeta e altri elementi, e li mandano in tempo reale ai computer del team. Dati che poi vengono analizzati da un team di ingegneri.
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