Lavorare di più non ci rende più produttivi, anzi

Scelto per voi da The Economist

Bertrand Russell, il filosofo inglese, non amava il lavoro. Nel suo “Elogio dell’Ozio” del 1932, dichiarò che se la società fosse più efficiente, ognuno dovrebbe lavorare solo qualche ora al giorno. […] Il resto della giornata potrebbe essere dedicata ad altre attività come la scienza, la pittura, la scrittura.

Russell era convinto che gli sviluppi nella tecnologia avrebbero potuto liberare le persone dal lavoro. Keynes ha presentato una simile idea nel suo trattato del 1930 “Possibilità economiche per i nostri nipoti” in cui argomentò che, nel 2030, le persone non avrebbero dovuto lavorare più di 15 ore al giorno. Ma oltre ottanta anni dopo, il contrario sembra accadere. Il Financial Times ha recentemente raccontato la diffusione dei gruppi Workaholics Anonymous. Durante l’estate la Bank of America si è trovata a far fronte a pesanti critiche in seguito al decesso di uno stagista stachanovista.

I dati Ocse sono più incoraggianti. Nei paesi in cui sono disponibili i dati, la larga maggioranza delle persone lavora meno di quanto lavorasse nel 1990.

Non solo, sembra che i lavoratori più produttivi (e di conseguenza meglio retribuiti), lavorino di meno. Il grafico sottostante mostra la relazione fra produttività (output per ora lavorata) e ore annue lavorate. I greci sono fra i popoli più stachanovisti dell’Ocse; dedicano al lavoro oltre 2000 ore all’anno in media. I tedeschi, viceversa, in proporzione sono dei fannulloni, lavorano solo 1400 ore ogni anno. Tuttavia, la produttività tedesca è più elevata di circa il 70%.

Una questione importante è capire se la voglia di lavorare diminuisce con l’aumentare del salario. Gli effetti sono contrastanti. Da un lato uno stipendio più alto aumenta il costo-opportunità del tempo libero, di conseguenza dovrebbe indurre a lavorare di più. Dall’altro lato uno stipendio più elevato dovrebbe permettere al lavoratore di consumare di più di ciò che gli piace, che presumibilmente include attività di svago.

Alcuni studi dimostrano che salari più elevati non provocano un aumento delle ore lavorate, semmai il contrario. Un famoso studio di Colin Camerer sui i tassisti, propone una conclusione controversa: suggerisce che i tassisti determinano un “target” giornaliero. Di conseguenza, quando i salari sono alti, i conducenti potranno raggiungere il loro obiettivo più rapidamente e finire presto, nei giorni di basso salario invece lavoreranno più ore per raggiungere l’obiettivo.

Visto da un’altra prospettiva, il grafico precedente potrebbe anche suggerire che le persone che lavorano meno sono più produttive. Questa idea non è nuova. Adam Smith riteneva che un uomo che lavora in con sufficiente moderazione da essere in grado di lavorare con costanza, non solo conserva la salute ma, nel corso dell’anno riuscirà a portare a termine una quantità maggiore di lavoro.

Ovviamente, ci sono eccezioni. Gli americani sono relativamente produttivi e lavorano relativamente tanto. Non solo, all’interno della forza lavoro americana, le ore lavorative sono aumentate fra i più ricchi e diminuite fra i più poveri. […]

Tuttavia, forse dovremmo essere meno critici sul numero di ore che lavoriamo; lavorare meno potrebbe renderci più produttivi. E come sosteneva Russell, lavorare meno ci rende “più felici e più in grado di goderci la vita, anziché stressati e stanchi”.

Tratto da economist.com

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