Adesso la situazione inizia a diventare imbarazzante. A otto mesi dall’avvio della legislatura, la commissione Antimafia non è in grado di riunirsi. Nessun problema logistico, piuttosto non è stata ancora trovata un’intesa sulle poltrone. Più banalmente: la maggioranza non riesce ad accordarsi sul nuovo presidente. E così si prende tempo. Martedì scorso la seduta è stata sospesa in assenza del numero legale. Questo pomeriggio stessa storia. Senza un compromesso, diversi parlamentari hanno preferito non presentarsi a Palazzo San Macuto e far saltare ancora la riunione.
Nonostante la rilevanza dell’organismo lo stallo prosegue. Tra accordi mancati e colpi di scena, la vicenda ha ormai assunto i contorni di una soap opera. Fino a oggi i veti reciproci di Pd e Pdl sembravano insuperabili. Due i candidati proposti: l’ex presidente democrat Rosi Bindi e il berlusconiano Donato Bruno. Un muro contro muro senza soluzione. Così stamattina si è tentato di superare l’ostacolo indicando un terzo aspirante presidente. L’esponente di un altro partito, per non scontentare nessuno. Dopo un lungo confronto la scelta è caduta sul capogruppo di Scelta Civica alla Camera Lorenzo Dellai.
Una svolta? Neanche per sogno. A ritardare ulteriormente i lavori dell’Antimafia ci hanno pensato le contraddizioni interne al gruppo montiano. Tutt’altro che unito nel sostenere la nomina di Dellai. Tra i più agitati contestatori, il componente della bicamerale Andrea Vecchio. Imprenditore anti-racket eletto tra le fila di Scelta Civica, clamorosamente critico nei confronti del suo capogruppo. «No ai politicanti che usano le cariche che hanno nel loro stesso interesse – ha tuonato in mattinata avanzando la propria candidatura – Io ho una storia e un’esperienza sofferta. Nella vita bisogna prima fare e poi occupare». Tra la sorpresa e lo smarrimento di molti, il fuoco amico centrista ha finito per affossare un altro aspirante presidente.
Presi in contropiede, i parlamentari del Partito democratico hanno deciso di non presentarsi a San Macuto. Una scelta – dice qualcuno – dettata anche da un altro obiettivo. Tra i democrat, infatti, non tutti sarebbero ben disposti ad accantonare la candidatura di Rosi Bindi. Il Popolo della libertà alza la voce. Ad attaccare gli alleati dem sono i due capigruppo berlusconiani Brunetta e Schifani. A sentir loro l’accordo sul nome di Dellai era stato sottoscritto da tutta la maggioranza. La decisione di far saltare la seduta? Solo un espediente per provare a rilanciare la nomina di Rosi Bindi. Ne va di mezzo anche il governo delle larghe intese. «Governare con chi non rispetta gli accordi di maggioranza – così Schifani – è sempre più difficile».
Il risultato è una lunga serie di polemiche. Il primo ad ammettere un certo imbarazzo è il candidato presidente Dellai. «Non stiamo dando un segnale bello ai tantissimi italiani, alle forze dell’ordine e a chi si impegna contro le mafie, continuando a rinviare la commissione» ha spiegato poco fa. E se Sel denuncia una commissione «ostaggio della maggioranza e delle sue interminabili contraddizioni», il Movimento Cinque Stelle annuncia battaglia. «È una vergogna, Pd e Pdl litigano per spartirsi una poltrona» attacca il senatore Michele Giarrusso. Intanto i grillini chiedono ai presidenti di Camera e Senato di convocare a oltranza la bicamerale. Calendario alla mano, difficilmente ci saranno novità fino alla prossima settimana.