Ci ha fatto incazzare, appassionare, discutere, apprendere, perdere tempo, rompere vecchie relazioni e cominciarne di nuove; ci ha dato lavoro e fatto licenziare, ci ha aiutato a scoprire tradimenti e ritrovare amici perduti, ci ha alienato e aiutato a socializzare, ci ha condannato e salvato, ci ha trasformato in qualcosa di diverso. Ma soprattutto, nei suoi primi 25 anni di vita, il web ci ha fatto ridere.
Il 12 marzo 1989 la prima idea della rete, messa a punto negli studi del CERN da quel genio di Tim Berners-Lee, diventava ufficialmente “un progetto”. Con il suo avvento, il web ha tolto internet dalle mani di ingegneri ed appassionati posto a disposizione di tutti, contribuendo a togliere quel velo di seriosità che lo rendeva un medium freddo e poco permeabile dall’uomo qualunque. Il web ha dunque aperto internet alla contaminazione delle emozioni umane, divertimento incluso: certo, la storia delle risate online comincia prima dell’89, basti pensare che uno dei primi blog della storia – Rec.Humor.Funny – riportava al suo interno centinaia di scherzi e barzellette, tanto da fargli guadagnare la definizione di “The internet jokebook”. Ma con la rete, il divertimento è diventato contagioso.
WWW vuol dire capacità di mettersi in gioco e di prendersi in giro. L’autoironia era già online nel 1997, quando il sito satirico “The best page in the universe”,lanciato dall’umorista statunitense George Ouzounian ed attivo ancora oggi diventò, grazie al passaparola e ad un linguaggio tagliente, uno dei più popolari del web. Ai tempi, la voglia di sdrammatizzare aveva già portato alla nascita di una realtà come The Onion, il quotidiano satirico già attivo dal 1996, spin-off digitale della versione cartacea che iniziò le pubblicazioni negli anni ottana. Un filone “letterario” che ha i suoi epigoni ancora oggi, anche in Italia: Spinoza e Lercio sono i capofila di una serie di siti che raccontano la realtà attraverso freddure sagaci e talvolta crude, come il blog che porta il nome del filosofo olandese, o giocando sugli stereotipi e la verosomiglianza con l’informazione reale, come accade nelle pagine del quotidiano parodico ispirato a Leggo.
Uno dei fenomeni più importanti e rivoluzionari portati dal web è stata la viralità, quel meccanismo che permette la diffusione orizzontale di un contenuto all’interno della rete attraverso la condivisione spontanea da parte degli utenti Uno dei segreti della viralità, cui ho già dedicato un articolo a parte, è senza dubbio la capacità del contenuto di intrattenere e divertire il fruitore. Basti pensare agli internet meme o ai demotivational: la diffusione epidemica di immagini e video è stata sempre proporzionale alla loro capacità di strapparci una risata. Un meccanismo di grande successo che, se da un lato ha donato insperata immortalità a personaggi del passato, dall’altro ha creato e reso popolari individui altrettanto improbabili. Del resto, il web è per molti anche evasione dalla realtà, e il suo lato funny esprime esattamente questa necessità.
In questo processo, gli animali l’hanno fatta da padroni. Il muso contrariato di Grumpy Cat ha visitato più pagine web di un Googlebot, ma lo zoo della rete ha ospitato anche fenomenali cani sullo skateboard, temibili cuccioli di panda col raffreddore, lentissimi bradipi sognatori. Regola numero uno della viralità: nulla cattura più il lettore di un po’ di fusa e un muso tenero; lo sanno bene a Buzzfeed, che nel 2012 ha assunto perfino un “animal editor” con il compito specifico di andare a caccia (in senso figurato, s’intende) delle prossime star pelose del web.
Regola numero due della viralità: dove non arrivano i gatti, ecco i bambini. Youtube insegna. Video leggendari come “Charlie bit my finger – again!”, “David After Dentist” o l’indimenticabile “Zombie Kid Like Turtles” restano, a distanza di anni, tra i più cliccati della piattaforma. Animali, bambini, cadute e figuracce di varia natura – tutte ascrivibili nella grande categoria letteraria detta dell’epic fail – sono la linfa vitale della comicità online; il web è una sorta di trasposizione di America’s Funniest Home Videos, la nostra Paperissima, a livello globale.
Il divertimento online è comunque un business, come dimostra la nascita di centinaia di migliaia di siti dedicati alla risata – su tutti The Chive, Cracked, Break, 9gag. Gli stessi social network, Facebook, Twitter e Pinterest sono diventati – volontariamente o, più spesso, inconsapevolmente – alberghi della risata (basti pensare a pagine come questa, questa o questa). Tuttavia, l’aspetto più esilarante del web resta proprio quello involontario e inatteso, quello che ti colpisce quando meno te lo aspetti. Mi riferisco, ad esempio, ai nomi di dominio più divertenti di sempre, alle domande più stupide mai poste su Yahoo! Answers, alle pagine di errore 404 più belle dei siti.
Il web, qualora non l’aveste ancora capito, è la patria del nonsenso. Se non sapete di cosa parlo, vi basterà visitare pagine meravigliosamente inutili come Pointless Diagrams, o come questo dizionario online che traduce «Il mio hovercraft è pieno di anguille» in tutte le lingue del mondo, o ancora il capolavoro audiovideo techno – di moda una decina d’anni fa – Badger Badger Badger. Se continuate a non ridere, attenzione! Potreste non capire mai come entrare a fare parte della repubblica dei manghi. E allora, per tirarvi su il morale, dimostrate a voi stessi di conoscere L’internet come le vostre tasche, risolvendo il quiz più intricato della rete. Se anche così non mostrate la dentiera, siete senza speranza: tranquilli però, una via di fuga c’è. Si trova qui. Ricordatevi di spegnere la luce mentre uscite.