Scende l’indice Pmi (purchasing manager’s index) per il settore manifatturiero italiano, dal valore 53,1 di gennaio a 52,3. Un dato che è stato interpretato in modo eccessivamente negativo dai primi articoli usciti sul tema. In realtà, leggendo il comunicato di Markit/Adaci, la società che ogni mese diffonde i dati, emergono soprattutto segnali positivi.
A febbraio, si legge nella nota, continua «la recente e forte crescita osservata dalle imprese manifatturiere italiane. Sono state riportate espansioni della produzione e dei nuovi ordini e in quest’ultimo caso il motivo è da attribuire al forte incremento dei nuovi ordini destinati al mercato estero, mentre rallentano ad un tasso moderato i livelli occupazionali. Nel frattempo l’indagine di febbraio ha osservato solo un leggero aumento sia dei prezzi di acquisto che di quelli di vendita».
L’indice Pmi manifatturiero di febbraio riferito all’Italia
I livelli di produzione, in particolare, aumentano per il nono mese consecutivo, un incremento che «rimane elevato nonostante sia diminuito dal valore più alto in 33 mesi di gennaio». Maggiori livelli di produzione sono stati registrati «dalle aziende produttrici di beni di investimento, intermedi e di consumo» e ad avere la crescita maggiore sono state le società di capitali. Febbraio è stato anche il nono mese consecutivo di crescita per gli ordini, grazie in larga parte a quelli ricevuti da clienti esteri.
Il passaggio più interessante riguarda però l’occupazione: «A febbraio il maggiore carico di lavoro ha causato, di conseguenza, un incremento dei livelli occupazionali, il tasso di crescita è stato però leggero e il più debole dell’attuale sequenza di creazione occupazionale che dura da quattro mesi». Bisognerà aspettare i dati Istat per capire se questo potrà significare una inversione di tendenza nei livelli occupazioni generali, in continua decrescita.
Ad abbassare l’indice c’è la riduzione delle giacenze dei fattori produttivi e dei prodotti finiti. Si allungano inoltre i tempi medi di consegna dei fornitori, in linea con una tendenza che dura da settembre. Infine, a febbraio sono deboli le pressioni inflazionistiche: rallenta a un tasso moderato la crescita dei prezzi di acquisto.
Nella zona Euro Spagna ai massimi da 46 mesi
Nella Zona Euro l’Indice Pmi Manifatturiero relativo a febbraio si è attestato a 53,2 punti, in calo rispetto ai 54,0 punti di gennaio. Questo dato, sebbene rappresenti un modesto rallentamento del tasso di espansione dal valore record in 32 mesi di gennaio, ha allungato l’attuale periodo di ripresa del settore a otto mesi consecutivi.
Bene in particolare la Spagna, il cui indice a 52,5 è risultato il più alto dall’aprile 2010. La forte crescita degli ordini, soprattutto dall’estero, per il secondo mese definitivo, ha portato anche a un’espansione della produzione. I produttori spagnoli, secondo Markit, hanno aumentato il proprio tasso di creazione di lavoro. Si tratta del secondo aumento della voce occupazione in molti mesi.
L’indice Pmi manifatturiero di febbraio riferito alla Spagna
Il Purchasing Managers’ Index di Markit/Adaci è un indice composito basato su cinque indici individuali aventi i seguenti pesi: Nuovi
Ordini – 0.3, Produzione – 0.25, Livello di occupazione – 0.2, Tempi di Consegna dei Fornitori – 0.15, Giacenze degli Acquisti – 0.1.