Google, Amazon e la battaglia del cloud computing

Google, Amazon e la battaglia del cloud computing

Tra le tante battaglie che si stanno consumando dalle parti della Silicon Valley, è una a tenere banco più di tutte nelle ultime settimane. I principali attori coinvolti sono Google e Amazon e il terreno di scontro riguarda l’offerta dei servizi di cloud computing. L’esigenza di ricorrere a questa tipologia di servizi – che altro non sono che una grande massa di computer collegati ad internet, in cui le aziende possono affittare una quantità stabilita di potenza di elaborazione e archiviazione dati gestibile online – è cresciuta a dismisura in questi ultimi anni, proprio a causa dell’enorme mole di dati che la maggior parte delle aziende in tutto il mondo sono costrette a gestire, e che si fa sempre più fatica a contenere nei supporti fisici.

Dalle parti di Mountan View sanno bene quanto sia fondamentale la capacità di scovare nuovi mercati, attraverso cui espandersi e costruire un business strutturato. Ecco perché proprio Google già il mese scorso aveva deciso di abbassare i prezzi dei servizi cloud offerti ai clienti, lanciando l’ennesimo guanto di sfida ai principali competitor. Tradotto in cifre questo ha portato ad un taglio del 32% per Google Compute Engine (servizi on demand), -62% per lo storage e -85% per BigQuery.

Quella che si prospetta d’ora in avanti sembra tuttavia essere una sfida estremamente interessante: soprattutto per il fatto che, al contrario di altri mercati dove la concorrenza risulta essere più numerosa (un esempio su tutti può essere quello delle tv online), qui ci si trova di fronte ad un mercato che sfiora le condizioni del monopolio. È Amazon infatti a spadroneggiare sul mercato del cloud computing: la prima piattaforma di cloud computing realizzata dal gigante di Seattle risale al 2006, e venne messa sul mercato con il nome di Amazon Web Services (Aws). È ancora oggi la piattaforma di servizi cloud più utilizzata al mondo e rappresenta una ampia gamma di servizi gestiti tramite un’interfaccia comune e accessibile online. Si tratta di un sistema che offre alle aziende soluzioni di tipo Iaas (acronimo di Soluzioni Infrastrutturali as a service), in grado di mettere a disposizione delle aziende un’infrastruttura Web di computer virtuali totalmente personalizzabili; ma anche soluzioni clou di tipo PaaS (Platform as a service).

Per capire la grandezza della posta in palio basta guardare in numeri che ha diffuso l’istituto di ricerca Gartner: mettendo insieme tutti i server che servono per sorreggere Internet, uniti ai software utilizzati dalle aziende di tutto il mondo, oltre a tutti quei servizi di IT che vengono gestiti o messi a disposizioni di terzi da parte di aziende informatiche si arriva ad un valore di mercato di circa 1400 miliardi di dollari soltanto nel 2014. Se da un lato è vero che ancora la maggior parte dei servizi appena citati sono forniti tramite supporti fisicamente prossimi a dove vengono realizzati i servizi stessi, molti infatti sono gestiti dalle aziende su computer di proprietà o su servizi di cloud privati. È anche vero che se le previsioni dei sostenitori del cloud risulteranno corrette, come ci si aspetta che sia, allora la maggior parte delle spese di un’azienda sarà rivolta all’acquisto di software che funzionano su computer remoti, controllati da una rete gigante. In una parola il cloud: un servizio che in futuro potrà essere paragonato come modalità di erogazione a quello dell’elettricità. Ecco allora che la cifra di 1400 miliardi potrebbe rappresentare la principale fonte di reddito dei prossimi anni per Google e Amazon.

Nell’attesa che questi scenari possano prendere vita, e c’è chi parla di decenni prima che si possa realizzare tutto questo, oggi la battaglia premia la dimensione.Caratteristica che significa ad esempio grandezza della capacità di archiviazione dati, ma anche efficienza e di conseguenza prezzi più bassi. È su questo tavolo che al momento si gioca la sfida più importante, dove Amazon e Google sembrano meglio attrezzate, per competenza tecniche ed esperienza, a ripondere alle istanze del mercato dell’Information Technology. Non è da escludere tuttavia l’inserimento di un terzo incomodo che risponde al nome di Microsoft. La società fondata da Bill Gates potrebbe vestire i panni di un altro grande competitor in ambito cloud. Il servizio cloud di Microsoft, denominato Azure, venne lanciato nel 2008, e c’è da aspettarsi che – considerate le risorse finanziarie a disposizione di Gates da investire in ingegneri e infrastrutture adatte a supportare tale servizio – ne sentiremo parlare molto presto. Perché in ballo c’è qualcosa di grosso, di epico per certi versi: chi controllerà il mercato del cloud nei prossimi anni potrebbe controllare Internet stesso.

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