Portineria MilanoRenzi, tra amici e boiardi l’ultima infornata di nomine

Renzi, tra amici e boiardi l’ultima infornata di nomine

Enrico Berlinguer, storico leader della sinistra italiana, lo chiamava “il potere per il potere”. E Matteo Renzi, nuovo presidente del Consiglio, segretario del Partito democratico, a distanza di quarant’anni sembra continuare nel solco della Prima Repubblica. Perché dopo la prima tornata di nomine nelle aziende pubbliche — tra antica arte di lottizzazione, un’infornata di amici e le ornamentali presidentesse in Eni, Enel e Poste – il premier, in combinata con il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, sembra orientato a occupare con lo stesso metodo le ultime caselle rimaste. Sono tante, in tutto ci sono da rinnovare quarantanove consigli di amministrazione e sessanta collegi sindacali. Con una media di 5-6 incarichi per ogni organo collegiale si arriva alle seicento poltrone totali da assegnare. 

In mezzo diverse aziende controllate dalla Cassa Depositi e Prestiti di Franco Bassanini, come Terna, Fintecna, Fintecna Immobiliare, Quadrante, Fondo strategico italiano e Sace. Su questi rinnovi Palazzo Chigi ha meno potere, ma dato l’ottimo rapporto tra Bassanini e Renzi è evidente che il peso specifico del rottamatore si farà ancora sentire. E poi ci sono altre realtà statali, tra cui l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, Arcus, Istituto Luce-Cinecittà, Italia lavoro, Sogin, Sose e Studiare sviluppo. Non solo. Come ha ricordato Repubblica, a cambiare saranno anche i capi dipartimento dei ministeri. Senza contare che potrebbe presto saltare l’attuale «Ragioniere Generale dello Stato, Daniele Franco come il direttore generale del Tesoro, Vincenzo La Via».

Ma intanto qualcosa si è già iniziato a muovere, nel silenzio della politica. In Terna dovrebbe passare la scelta interna con Massimo Del Fante come nuovo amministratore delegato, una scelta interna (era direttore generale della Cdp ndr) in linea con Massimo Descalzi in Eni o Massimo Starace in Enel.  A Fintecna è stato confermato come presidente Maurizio Prato fino al 2016. In questa cassaforte statale che ha in pancia pure Fincantieri, Prato c’è ormai da più di dieci anni. Ex presidente di Alitalia, l’ex uomo Iri è anche presidente e amministratore delegato della Zecca dello Stato. In Enav c’è poi Massimo Garbini, voluto da Monti nel 2011, coinvolto in questi anni in scandali di “parentopoli” in azienda. Quindi Consap, dove come amministratore delegato c’è Mauro Masi, ex numero della Rai, uomo di Silvio Berlusconi che attende anche lui un allontanamento o una riconferma, che a tanti, nei palazzi romani, appare scontata. Del resto la mano dell’ex Cavaliere si è fatta sentire nella prima tornata, è possibile si faccia sentire di nuovo nella seconda. Come quella di Angelino Alfano e Pier Ferdinando Casini, capaci di piazzare i loro uomini Andrea Gemma e Roberto Rao nei consigli di amministrazione di Enel e Poste Italiane.   

Intanto, oltre alla nomina dell’amico Giuliano da Empoli come consigliere politico a palazzo Chigi, Renzi appare determinato, in particolare sul fronte alta burocrazia e mandarini. Basta guardare il caso di Antonella Manzione, ex capo dei vigili urbani di Firenze, che il presidente del Consiglio vuole al Dipartimento affari giuridici e legislativi di Palazzo Chigi. La Corte dei Conti l’aveva bocciata per mancanza di requisiti, sembra che il premier la stia spuntando. L’ex sindaco rottamatore occuperà così una casella fondamentale per la gestione del potere politico in Italia, posto di comando da cui transitano decreti e provvedimenti. Luigi Bisignani, gran faccendiere di prima e seconda Repubblica, l’aveva teorizzata nel libro “L’Uomo che sussurra ai potenti” con Paolo Madron. Quali sono i veri centri di potere in Italia? «L’Ufficio legislativo del Quirinale – scrive Bisignani – quello di bilancio della Ragioneria generale dello Stato e della Protezione Civile. I fondi riservati dei servizi segreti, i centri spesa degli enti locali. E poi, a gamba tesa e impropriamente, alcune stanze delle procure…». 

In attesa dell’assegnazione delle nuove poltrone, in Parlamento non si sono ancora fermate le polemiche per i primi incarichi. A criticare i manager pubblici selezionati da Palazzo Chigi sono, ancora una volta, gli esponenti del Movimento Cinque Stelle. Alla Camera si ironizza sulla decisione di chiedere una consulenza per le nomine – sembra al costo di 50mila euro più iva – a due note società di head hunting, Spencer & Stuart e la Korn Ferry. Ma al centro delle polemiche finiscono anche alcuni uomini vicini al premier, protagonisti del ricambio nelle aziende di Stato. È il caso di Alberto Bianchi, nominato nel consiglio di amministrazione dell’Enel. Legato al presidente del Consiglio Renzi, raccontano, già tesoriere della fondazione Big Bang. Una mozione depositata pochi giorni fa a Montecitorio da alcuni deputati a Cinque Stelle lancia le accuse. 

«Tra quelli che hanno versato soldi a sostegno di Renzi, per le sue campagne alle primarie del Partito democratico, c’è anche Fabrizio Landi, ex amministratore delegato di Esaote, azienda leader del biomedicale con sede a Firenze. Landi nel 2012 ha donato 10 mila euro a Renzi, ora si trova nominato nel consiglio di amministrazione di Finmeccanica». Solo maldicenze? I grillini puntano il dito anche contro Marco Seracini, nominato nel collegio sindacale dell’Eni. «Uno dei soci fondatori e presidente di un’altra associazione di fund raising (raccolta fondi) per Renzi, Noi Link, ha cessato le sue attività nel 2011, con un ottimo lavoro alle spalle: 750 mila euro raccolti per Renzi».  

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