«Se le vostre parole non sono migliori del silenzio, dovreste restare zitti», recita il proverbio cinese. Per questo motivo sono fischiate le orecchie ai dirigenti del Partito Comunista in Cina dopo l’arresto di Primo Greganti per associazione a delinquere e turbativa d’asta nell’inchiesta sull’Expo 2015 di Milano. Troppi articoli sui giornali, troppo rumore sul “Dragone”, per di più intorno a una «tomba» come l’ex funzionario del Pci che ai tempi di Tangentopoli nulla raccontò ai magistrati sui conti in Svizzera o sui fondi esteri del partito. Per questo motivo a Pechino hanno deciso di aprire un’indagine interna, settore esteri e diplomazia, per capire chi teneva i rapporti con il Compagno G, che nei verbali dell’ordinanza di custodia cautelare si fa spesso garante dei rapporti con la Cina, in particolare per il padiglione dell’esposizione universale disegnato da Daniel Libeskind. All’ambasciata come al consolato di Milano, infatti, nessuno ricorda Greganti. Neppure chi lo salutava spesso alle iniziative dell’associazione Italia-Cina, storicamente vicina ai comunisti italiani. E allora chi incontrava l’ex tessera del Partito Democratico? Con chi gestiva i rapporti diplomatici per sbrogliare i nodi sugli appalti che facevano gola alla cricca del professore Gianstefano Frigerio e dell’imprenditore vicentino Enrico Maltauro che ha confermato nell’ultimo interrogatorio l’esistenza della cupola? Questione di non poco conto per gli orientali, perché da quelle parti per corruzione o reati affini si può rischiare la pena di morte.
Ma il fronte asiatico non è l’unico a essere in queste ore sulle spine per gli sviluppi dell’inchiesta della procura di Milano. La «Terza Internazionale» del Compagno G annovera altri Paesi, tutti ex comunisti, tra cui in particolare Cuba e la Russia, tutti partecipanti a Expo 2015: da notare che il padiglione russo e quello cinese sono i più costosi con stime tra i 50 e i 40 milioni di euro ciascuno. Del resto il Gruppo Seinco di Greganti (dove tra i consiglieri di amministrazione compaiono le figlie, ndr), con sede a Torino – con la controllata “Mozzone” attiva nel legno, come ha spiegato lo stesso ex funzionario del Pci durante l’interrogatorio di garanzia («Mi occupo della filiera del legno») – ha in questi anni lavorato in lungo e in largo in giro per il mondo. Dapprima, non ancora finita Tangentopoli, a metà anni ’90, nel Paese del “compagno” Fidel Castro, dove ha progettato e realizzato gli impianti aeroportuali «del nuovo scalo dell’Avana e Varadero come la progettazione e realizzazione di Software e Hardware per il controllo e individuazione dei guasti sulle linee telefoniche». Poi soprattutto in Cina.
Greganti riunisce il Comintern che non c’è più. Anche perché ha un biglietto da visita di tutto rispetto, eredità dei vecchi rapporti internazionali del Pci. Ha curato la visita di Papa Giovanni Paolo II a L’Avana nel 1996, vanta rapporti con le aziende italiane più importanti, da Telecom all’ormai defunto Gruppo Ferruzzi. Anche per questo motivo Greganti a Cuba ha ricevuto il premio «Comandante Che Guevara» da parte del governo cubano per la precisione del lavoro svolto. Sul sito della Seinco c’è anche una foto che lo ritrae con l’ex Ministro dell’Industria Sideromeccanica Ignazio Planas. Nel 1999 scoppiarono pure una serie di polemiche, sia per un accordo cinematografico tra Italia e Cuba siglato dall’ex vicepresidente del Consiglio Walter Veltroni sia per la presenza dello stesso Greganti allo stand della Regione Piemonte alla Fiera Internazionale della Avana.
Greganti con un ministro cubano
Altri tempi. Nonostante le condanne per corruzione, Greganti, prima ancora di iscriversi al Partito Democratico da cui è stato sospeso, in questi anni ha fatto il giro del mondo. Ha conosciuto ministri e ambasciatori. E le sue capacità diplomatiche sono apprezzate e stimate, sia in ambito internazionale sia in quello politico nostrano, tanto che negli ultimi anni non è stato solo al Senato come ha potuto notare la Guardia di Finanza che lo ha pedinato ma pure alla Camera come confermano alcuni esponenti del Pd. Greganti risolve i problemi come Mr. Wolf di Pulp Fiction di Quentin Tarantino. Dai padiglioni stranieri fino alle nomine pubbliche nelle aziende statali, olia il «suo lato politico» vicino alle cooperative rosse. Lo cercano quelli della Cmc di Ravenna (già dentro Expo sin dall’inizio con un appalto sulla piastra, ndr), con cui ha un contratto di consulenza tramite la Seinco. La cooperativa ravennate riconosce alla Seinco – scrivono gli inquirenti – un concorso in spese semestrali di ufficio pari a 10.000,00 euro + IVA e, soprattutto una provvigione sulle attività e progetti che sarà concordata di volta in volta e comunque non potrà essere inferiore all’1 per cento». Nei verbali agli atti dell’indagine parla con l’amministratore delegato Dario Foschini, con Marco Travanini (general contractor) e con Roberto Leonardi che gestisce i rapporti internazionali della cooperativa.
Nelle carte dell’inchiesta a cercare Greganti sono i sodali della cricca. Da Gianstefano Frigerio, il professore che lo vede come la chiave di volta per coprire il fronte politico sul centrosinistra, fino all’ex direttore dei Lavori Angelo Paris che gli parla spesso proprio della Cina e del padiglione cinese «La Pagoda», uno degli affari di massimo «interesse» per Greganti. I cinesi vogliono farsi il padiglione da soli. È un problema per la cricca che vuole velocizzare i lavori e imporre le proprie aziende ai Paesi stranieri. Greganti rassicura. Ricorda che «la CMC ha un ufficio in Cina a Shangai perchè ce l’ho portato per fare le autostrade più di trent’anni fa». E proprio Travanini di Cmc ne parla con lui il 7 marzo del 2014 in una conversazione telefonica dove accenna pure alla Russia di Vladimir Putin.
Greganti: Allora allora eeh .. mi ha chiesto un paio di volte, lo prima volta ho glissato, la seconda volta ho lasciato stare… se c’era LEONARDI all’incontro con i cinesi, o col cinese… io gli ho dello che c’era LEONARDI, eh… quindi … avvertilo LEONARDI se gli parla… dico “c’era anche LEONARDI”…»
Travanini: va bene
G: eh!
T: perfetto
G: Comunque l’ho informato sulla cosa eeh… credo che vi arriverà quache altro regalino…
T: Sì di quello avevo già avuto sentore anche io non te ne ho parlato. per scaramanzia, però vediamo…
G: no, no lui mi ha detto… insomma… cambia… io ho detto…
T: l’indirizzo è quello
G: l’indirizzo è quello lì… eh! quindi va bene… quindi mi sembra che
T: ok, io ho già mandato ieri sera la… le due paginette a tradurre in CINA, forse me le mandano indietro già oggi eee… niente facciamo anche quel passo lì…
G: benissimo, vediamo… ok
T: ee… poi niente, come promemoria… se si recupera qualche informazione sul tema RUSSIA, su quello siamo… siamo un po’…
G: si si io adesso mi sto … mi sto muovendo eh! ok?
T: va bene. perfetto… ti ringrazio
Nel frattempo la difesa presenterà ricorso al Tribunale del Riesame nei prossimi giorni per la scarcerazione. Greganti passa il tempo a leggere e studiare le carte dell’inchiesta per preparare «un memoriale per fornire chiarimenti e respingere le contestazioni in modo molto netto». E lo farà proprio lui di suo pugno, perché, come ha spiegato ancora il legale, «chi meglio di lui può farlo, visto che ha vissuto in prima persona i fatti che i pm ritengono reati». Secondo la difesa, tra l’altro, «allo stato le contestazioni sembrano poco incisive, perché dagli atti non emergono episodi in cui Greganti avrebbe preso o consegnato denaro».
Premio Che Guevara