Sarà che per l’Italia circola da qualche settimana il manuale anti-Euro dal titolo Il Vangelo secondo Matteo. Sarà che alla fine del comizio di Pontida, l’ex Pierino padano inviti i militanti sul pratone a stringere la mano destra «alla persona che vi sta accanto e che non vi conosce». Sarà pure che circondato sul palco da bambini vestiti di verde ricordi «i militanti scomparsi» che hanno fatto la Lega Nord, con tanto di microfono con il filo al seguito nello stile dei predicatori religiosi americani. Sarà infine che il primo discorso da segretario leghista a Pontida duri più di mezz’ora, tra «sono stato troppo lungo» a «ora la smetto subito». Sarà forse tutto questo insieme di cose a far dire ai militanti del Carroccio: «Matteo Salvini ha fatto il miracolo, ci siamo, siamo ancora vivi».
Perché è in fondo questo il filo conduttore della Pontida 2014, con le anime leghiste che si ritrovano come «al pranzo di Natale» dopo due anni difficili, tra inchieste della magistratura, botte da orbi fisiche e sui giornali, mutande verdi, Renzo Bossi e The Family o tesorieri in odore di ‘Ndrangheta come Francesco Belsito. A giudicare dal prato pieno di gente («C’è il triplo delle persone dell’anno scorso» dicono dalla regia) la Lega c’è ancora. E alle europee rischia di non sfigurare, anche se parte del suo elettorato si è spostato verso il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo. I militanti lo fanno con uno spirito diverso dal solito. Se l’anno scorso c’erano state le contestazioni, quest’anno è tutto un baci e abbracci, a colpi di salamella e birra, tra cori per la secessione e la Padania libera. Persino il vecchio Capo Umberto Bossi chiede pace tra i fratelli padani. E il popolo lo applaude come una volta, dopo i fischi e le tensioni con l’ex segretario Roberto Maroni degli scorsi anni. Non c’è Flavio Tosi. E si dice che il sindaco di Verona sia rimasto a casa proprio per evitare problemi o scossoni che non avrebbero giovato alla campagna elettorale.
Le faide, insomma, rimangono sotto il tappeto. Magari si apriranno dopo il 25 maggio, ma per il momento nessuno ci bada più di tanto. C’è persino chi mormora che Salvini possa lasciare anche nel caso in cui la Lega riesca a superare (e bene) il 4%. «Matteo sta lavorando alla grande, non se ne parla – taglia corto Massimiliano Fedriga, deputato friulano -. Due mesi fa eravamo al 2,5 %, ora tocchiamo quota 6, lo dobbiamo a lui, serve stabilità». E’ questo il «miracolo» di Matteo Salvini. Da morta che era, data per finita e scomparsa, con sondaggi al lumicino, la Lega Nord sembra risorta. C’è chi dice che più della battaglia anti euro («Cosa vuoi che ne capiscano i militanti di economia?» dice un dirigente di prima fascia), a fare breccia nell’elettorato sia stata la raccolta firme per i referendum, tra cui quello per abolire la Legge Fornero e quello sulla legalizzazione della prostituzione. Il più firmato è quello contro l’ex ministro del governo di Mario Monti.
LaLega torna a insultare gli altri e a non insultare se stessa. Ci sono gli affondi contro Renzi «che sta tutto il giorno su twitter e non fa un cazzo». Quelli contro Alfano, fischiato e definito dalla folla come «un traditore». C’è pure Gianluca Buonanno vestito da pescatore con un pesce di cartone con la faccia del presidente della Camera Laura Boldrini. «Al momento va bene così – dicono in tanti – Salvini è un uomo da campagna elettorale, buca lo schermo, sa dove andare a prendere i voti. Di certo non ha una visione di lungo periodo come l’aveva Umberto Bossi, ma di questo parleremo dopo il 25 maggio». Come diceva Sigmund Freud, «le persone che credono ai miracoli della Santa Vergine sono molto più numerose di quelle che credono all’esistenza dell’inconscio». Per adesso la seduta di psicanalisti in casa Lega sta andando bene.