Portineria MilanoIn Piemonte Grillo può mettere le mani sulle banche

Elezioni regionali

«La frana del sistema», parafrasando Beppe Grillo, leader a 5 stelle, in Piemonte la si avverte già da qualche settimana, con i sondaggi più recenti che danno i grillini appaiati al Partito Democratico se non sopra persino di due punti. La regione dove la Lega Nord di Umberto Bossi vinse nel 2010 con Roberto Cota, colorando la Padania di verde, rischia di essere l’inizio del dissesto del vecchio sistema dei partiti di prima e seconda Repubblica. Perché le regionali dove il Partito democratico di Matteo Renzi schiera Sergio Chiamparino, potrebbero diventare la prima vera spina nel fianco nella classe dirigente che ha governato l’Italia in questi ultimi vent’anni. Vincere nel «regno Sabaudo» infatti – terra di banche, fondazioni, aziende come la Fiat o finanziarie intrecciate a doppio filo con la amministrazioni locali – significa mettere le mani sul tesoro dove Pd, Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno attinto linfa vitale, economica soprattutto, negli ultimi decenni. Per questo motivo Grillo sta concentrando parte della sua campagna elettorale da queste parti. E a dargli spalla, è il guru Gianroberto Casaleggio, il profilo “dirigenziale” e “governativo” del movimento, già ospite all’ultimo Forum Ambrosetti, ex manager Olivetti e Telecom, buon conoscitore del tessuto economico-politico piemontese. Per questo motivo l’ex premier Silvio Berlusconi continua sempre in queste zone ad attaccarlo («È come Stalin e Pol Pot»).  Per questo motivo l’inchiesta della procura di Milano su Expo 2015 che ha coinvolto il Compagno G Primo Greganti, da poco sospeso dal Pd torinese, spaventa la classe dirigente democrat che fa riferimento nel sindaco di Torino Piero Fassino. 

Davide Bono, candidato a 5 stelle per la regione, è convinto che il Piemonte possa diventare la prima regione grillina. Parla di continuità tra il Pci di Greganti e quello di Stefano Gariglio, segretario del Pd regionale. Appare convinto che il Movimento possa farcela, entrare nelle stanze del potere e scardinare il sistema. Difficile che riesca alla fine a sfondare così tanto, conquistando il trono di palazzo Lascaris, ma un Beppe Grillo appaiato al Pd di Matteo Renzi (gli ultimi sondaggi davano a livello regionale il primo al 27% e il secondo al 30%, ndr) rischia di rendere la presidenza di Chiamparino quasi impossibile, con un consiglio regionale spaccato a metà e un centrodestra al lumicino incapace di far sentire il proprio peso. Il problema, per Renzi & co, sono infatti partiti come Forza Italia (data al 15%, la metà di Grillo), Nuovo Centrodestra, Lega Nord e Fratelli d’Italia, tutte appena sopra il 4% o in quell’area percentuale. Il partito di Berlusconi ha dimezzato in questi anni i suoi consensi. La Lega esce dagli scandali della regione che l’hanno costretta antizempo ad abbandonare la presidenza. Ncd di Alfano si ritrova costretta in queste ore già a ragionare di future alleanze proprio con i democratici per arginare l’avanzata grillina.

 

Quando il Carroccio vinse con Cota, la prima mossa del gruppo economico di via Bellerio, diretto in quegli anni da Giancarlo Giorgetti e Giulio Tremonti, fu quella di occupare subito le poltrone importanti nel nome di un rinnovato spirito democristiano, da Balena bianca a Balena verde. In Finpiemonte e Finpiemonte Partecipazioni, cassaforti della Regione, furono subito piazzati come numeri uno l’avvocato Paolo Marchioni e Claudio Dutto. Nel tempo la Lega ha conquistato spazio anche nella Fondazione Crc di Cuneo o nella potente Fondazione Crt di Fabrizio Palenzona, con la nomina di Maurizio Delfino. Intrecci politici con Intesa Sanpaolo del neo indagato per ostacolo alla vigilanza Giovanni Bazoli, l’organizzazione degli Stati Generali di Torino nell’ottobre del 2012 alla presenza di Giuseppe Guzzetti (presidente di Acri, Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio tirato in ballo nelle intercettazioni sull’Expo 2015, ndr) e dello stesso Giovanni Quaglia (vice-presidente Fondazione Crt), hanno cementificato il peso della Lega anche nelle banche. Ma adesso, con sondaggi che la danno al lumicino e con un Pd voglioso di ritornare a occupare le caselle del potere, in Piemonte si dovrà presto fare i calcoli con nuove maggioranze e opposizioni. 

Grillo, in una regione al collasso economico con un buco di bilancio pari a quello siciliano, fa paura proprio per questo motivo. I grillini potrebbero presto sostituire la passata classe dirigente con i propri uomini a scapito soprattutto degli ex Popolo della Libertà. Non è un caso che Grillo abbia scelto ben quattro tappe del suo Vinciamo Tour, da Tortona, terra dei Gavio e del partito delle autostrade, a Novara, da Torino a Verbania. Grillo rischia di vincere anche in diversi comuni che vanno al voto, o diventare un problema in città come Biella, ex capitale del tessile italiano, come in diversi centri economici locali. Non è un caso che nelle ultime settimane i grillini abbiano iniziano a fare campagna elettorale proprio sulle banche. Sulla Fondazione Crc, Fabiana Dadone, parlamentare a Cinque Stelle, ha sottolineato negli ultimi giorni come : «Gli intrecci e le opacità che riteniamo presenti a Cuneo sembrano particolarmente simili a quelli al centro delle indagini su Bazoli e Pesenti, per il presunto controllo occulto di Ubi Banca. Guarda caso Ubi banca oltre a controllare il 75% di Bre Banca, il rimanente 25% è in mano alla Fondazione Crc, è a sua volta partecipata dalla stessa Fondazione che ne detiene il 2,23%». Grovigli armoniosi che Grillo vuole spezzare non solo in Piemonte, ma in tutta Italia. La frana del sistema, insomma, rischia di diventare una voragine.  

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