Come uscire dalle secche, risolvere i problemi (personali, aziendali, imprenditoriali) in modo intelligente? La risposta secondo quanto si dice qui, sta in tre domande e soprattutto nell’ordine in cui ce le si pone. Le domande, che ricordano le cinque “W”, sono queste: Perché? Come sarebbe se? (What if) e In che modo?
Perché?
La domanda “Perché” pone il problema, lo enuclea, rintraccia le cause che lo hanno provocato, i motivi per cui non sia ancora stato risolto e perché meriterebbe che lo fosse. Un buon esempio è la storia della Polaroid: l’invenzione nasce da un perché. Un giorno Edwin Land, futuro inventore della Polaroid scatta delle fotografie a sua figlia, e le manda a far sviluppare. La pargola, però, come tutta la gioventù, è impaziente e narcisista e vuole le sue immagini subito. «Ma non si può», risponde il padre. «Ma perché? Perché?». Già: perché?
Come sarebbe se?
La seconda: “Come sarebbe se?” è il momento in cui si esplorano nuove idee per trovare una soluzione, o miglioramenti possibili. È la fase creativa, di ricerca e immaginazione e, per molti, anche quella più divertente. Sempre nel caso della storia della Polaroid, la domanda si è più o meno andata a formulare in questo modo: “Come sarebbe se ci fosse una camera oscura dentro la macchina fotografica?”. Il problema era stato già impostato, la soluzione, a quel punto, era solo tecnica.
In che modo?
La terza, cioè “In che modo”, serve proprio a risolvere l’ultimo passaggio: come può un’idea diventare realtà? Come la si concretizza? È proprio qui che anche Land ha avuto la maggior parte dei problemi. Qui appunto, serve tenacia e voglia di sperimentare. Come si fa a creare una foto all’interno? In che modo si può trattare sostanze chimiche in spazi così angusti? Per riuscire a creare la novità ci vollero più di cinque anni. Dal 1943 al 1948.