È la più giovane candidata di Forza Italia alle europee nella circoscrizione Sud: leccese, ventinove anni, una laurea in economia alla Luiss e fa la piccola imprenditrice. Federica De Benedetto è militante dai tempi del liceo e a fine 2012 salì agli onori delle cronache quando insieme a un gruppo di amici, tra cui il sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo, provava a scuotere la nomenklatura pidiellina lanciando il movimento dei formattatori per una nuova classe dirigente che superasse l’esperienza berlusconiana «azzerando le cariche e ripartendo dal basso». Oggi Federica compare nella stessa lista dei big, Raffaele Fitto in primis, ma non si scompone: «Chi è cooptato si ritrova in un listino bloccato, seduto a casa ed eletto l’indomani. Io vado alle elezioni più grandi d’Italia con le preferenze, da affrontare con i miei fondi. Ho rotto il salvadanaio del mio matrimonio per pagare la campagna elettorale, dovevo sposarmi a luglio ma ho rimandato».
Non ha paura di essere relegata a una figurina, giovane e donna, di un partito considerato padronale?
Non sono nè per il giovanilismo nè per il femminismo, io sostengo le quote grigie, quelle che premiano la materia grigia. Chiunque ha modo di confrontarsi con me si dimentica che sono donna e giovane, perché con me parla di contenuti. Partecipare a queste elezioni è un onore ma anche un grande sacrificio, io ho sempre combattuto per la meritocrazia e oggi ho accettato la candidatura per coerenza. Ma investo le mie risorse e non ho neanche uno staff, ci sono i miei amici che mi aiutano come volontari.
In passato si parlava delle veline di Berlusconi, oggi del suo cerchio magico. Qual è il ruolo dei giovani in Forza Italia? E che fine hanno fatto le primarie chieste da voi formattatori?
Condivido ancora oggi la battaglia per le primarie e spero che in futuro saranno il modo per andare a scegliere cosa accadrà nel nostro partito, ma in questo momento non sono all’ordine del giorno. Con me Forza Italia ha dato un segnale, quello di non candidare una catapultata. Io non sono l’amante nè la figlia di un potente, ho fatto la gavetta da quando avevo quattordici anni e lavoro sul territorio. Oggi gli italiani hanno poche occasioni per scrivere nome e cognome sulla scheda. Saranno loro a decidere se una candidatura è forte o debole: se vorranno dare un messaggio politico oltre che elettorale, potranno scrivere il mio nome.
Per Forza Italia sono giorni confusi tra faide interne e sondaggi in picchiata. Passa in cavalleria pure il programma per l’Europa. Ce lo sintetizza in tre punti?
Il primo punto su cui bisogna andare a battere i pugni in Europa è, secondo me, l’immigrazione. Oggi a Lampedusa c’è la nostra Marina Militare ad accogliere e a difendere gli immigrati che arrivano sulle nostre coste, i quali spesso vogliono attraversare l’Italia e andare altrove. Questo l’Europa non l’ha recepito oppure, se lo ha fatto, non vuole spendere. Poi c’è l’operazione Mare Nostrum che si sta rivelando controproducente, spesso sono gli scafisti a telefonare alla guardia costiera per autodenunciarsi perchè così è più agevole il traghettamento a riva. Il secondo punto è un tema cruciale, l’attuazione di una politica economica unica mentre in questo momento non riusciamo a dare una linea agli altri continenti e dunque non contiamo. Stesso discorso vale per le politiche della difesa, se fossero comuni potremmo risparmiare il 50 per cento della spesa nel settore oltre a trarne giovamento a livello internazionale.
Nella guerra tra europeisti ed euroscettici, lei dove si siede?
Gli euroscettici che chiedono di uscire dalla comunità europea sono solo populisti che cercano di colpire alla pancia dell’elettorato per avere qualche croce in più sulle schede. Detto questo, ci sono stati errori originali come il cambio euro-lira che ha portato il dimezzamento del potere d’acquisto. E ricordiamoci che il responsabile si chiama Romano Prodi. Adesso però dobbiamo trattare nuovamente, a nostro favore, gli accordi: siamo il terzo contribuente in Europa, diamo tantissimo e dovremmo avere almeno quanto diamo.
Ci vuole più Europa o meno?
Serve più Italia in Europa, con una posizione più forte. Una volta eletti, i nostri rappresentanti devono unirsi e fare fronte comune per i nostri interessi. Ma occorre anche uno scatto da parte nostra: noi italiani siamo i primi a non credere nell’Europa, dobbiamo informarci di più. Quando si eleggono i parlamentari a Bruxelles pensiamo vadano lì a svernare, a far poco o nulla. Se controllassimo di più i temi europei anche i nostri rappresentanti avrebbero più mordente nel portarli avanti.
Qual è la vostra posizione su euro e trattati?
Ho visto buste paga ridotte del 50 per cento nel passaggio dalla lira all’euro, d’altra parte è vero che la moneta unica ha dato stabilità al nostro Paese. Per quanto riguarda i trattati, non possiamo permetterci il Fiscal Compact, così come il pareggio di bilancio. In un momento di crisi chiedere a un paese di ridurre il debito è un compitino alla Monti che porta solo conseguenze negative. Da piccola imprenditrice dico che il Paese dovrebbe immettere liquidità per far ripartire i consumi. Se invece l’obiettivo è la riduzione del debito e il pareggio di bilancio, ci troveremo a pagare questa situazione magari con un aumento delle tasse. Renzi ne è l’esempio: ha dato il bonus di 80 euro al mese ma in cambio ha tolto le detrazioni Imu per i terreni agricoli nelle zone svantaggiate.
Dovendo scegliere, meglio la ricetta di austerità o un piano di investimenti paneuropeo? E il bilancio dell’UE va aumentato?
Dobbiamo prima fare autocritica in casa e c’è da dire che nella nostra disorganizzazione non abbiamo utilizzato tutti i fondi europei. Se entro il 2015 non usiamo 16 miliardi questi torneranno all’Europa. Prima di immettere nuovi capitali basterebbe sfruttare quelli a disposizione. Non siamo ancora all’altezza di cogliere tutte le possibilità che ci dà l’Europa. Detto questo, io andrei a potenziare gli Sportelli Europa, che non devono essere solo divulgativi ma anche proattivi: per vincere un bando europeo non basta solo un’idea creativa ma servono anche programmatori che conoscano linguaggio e tempi e aiutino la persona a trasformare il progetto in ottica europea.
Quali battaglie porterebbe a Bruxelles, se venisse eletta?
Difesa del territorio e agricoltura. Le faccio un esempio concreto: gli ulivi sono una doppia ricchezza economica e paesaggistica per il meridione. In questo momento abbiamo una grande emergenza perché è arrivato un batterio che li rende inutilizzabili. Se io dovessi andare a Bruxelles difenderei il territorio, dato che su questa situazione ancora non si sa nulla su come combattere il batterio, non si è investito nella ricerca per evitare la strage. E ricordiamoci che l’agroalimentare è una delle più grandi ricchezze italiane.
Un personaggio politico che secondo lei ha inciso più di altri sull’Unione?
Oggi come oggi abbiamo un grande italiano che sta facendo molto per l’Italia in Europa, è Mario Draghi.
IL CANDIDATO IN TRE TWEET
TEST: QUANTO CONOSCI L’EUROPA
Quanti sono gli Stati membri?
☑ 28
☐ 32
☐ 21
Chi non fa parte dell’Unione europea?
☐ Cipro
☑ La Norvegia
☐ L’Austria
L’organo che detiene, insieme al Parlamento, il potere legislativo?
☐ Il Consiglio d’Europa
☑ Il Consiglio dell’Unione europea
☐ Il Consiglio europeo
Quanti saranno gli europarlamentari nella prossima legislatura?
☑ 751
☐ 740
☐ 760
La sede del Parlamento Europeo?
☐ Lussemburgo
☑ Strasburgo
☐ Francoforte
Chi ha il potere d’iniziativa legislativa nell’Ue?
☐ La Commissione (risposta esatta)
☑ Il Parlamento
☐ Il Consiglio
Chi è l’attuale presidente del Parlamento europeo?
☐ José Manuel Barroso
☐ Herman Van Rompuy
☑ Martin Schulz
Chi tra questi è candidato alla presidenza della Commissione?
☐ Marine Le Pen
☐ José Manuel Barroso
☑ Alexis Tsipras
Chi è Catherine Ashton?
☑Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri
☐Commissario per l’Allargamento e politica di vicinato
☐Commissario europeo alla Cooperazione internazionale
Quanti Paesi fanno parte dell’Eurozona?
☑ 16
☐ 18 (risposta esatta)
☐ 15
RISULTATO: 8 SU 10