Argentina-Svizzera è solo l’ultima tra le stranezze di questo Mondiale brasiliano. Abbiamo già visto un Brasile arrancare, un’Europa fratricida (presto per i quarti andrà in onda lo scontro Francia-Germania), i Piigs cadere come tessere di un domino – e l’economia non c’entrava nulla.
Eppure non ci poteva essere niente di più antitetico, di più diverso. Argentina e Svizzera non c’entrano nulla: di qua le banche, di là il debito, tanto per dire. Di qui le montagne, di là le pampas, se si vuole. E poi gli orologi – e si risponde col tango. O i cantoni – e di là c’è stato il peronismo. La Patagonia – e qui sopra c’è il Ticino. In Vaticano, poi, gli svizzeri hanno le Guardie – gli argentini il Papa. Insomma, una sfida tra il segreto bancario e i desaparecidos, Guglielmo Tell e José de San Martin, la Croce Rossa e Che Guevara, il tedesco-francese-italiano e lo spagnolo, il cioccolato e il churrasco, il coltellino e le bolas, Ciriaco Sforza e Maradona, Michelle Hunzicker e Belén Rodriguez. Esiste qualcosa che hanno in comune?
Sì. In tutte queste differenze, c’è un filo che lega i due Paesi. Stiamo parlando di Jorge Luis Borges, scrittore argentino, forse il più grande, che nasce a Buenos Aires e muore a Ginevra, dove è ora sepolto. E l’ennesima cosa strana, in questa storia che di stranezze è piena, è che odiava il calcio.
La tomba di Jorge Luis Borges a Ginevra