Più di settemila e ottocento chilometri di coste. Sono i numeri delle spiagge italiane che in questo periodo estivo – meteo permettendo – sono popolate dai bagnanti svestiti. Ma non sempre il mare nostrum è all’altezza delle nostre aspettative, come sta documentando nel suo viaggio Goletta Verde, l’imbarcazione di Legambiente che ogni anno si occupa dell’inquinamento marino. Anche quando la località è stata insignita della onoreficienza della bandiera blu, non si può essere certi della pulizia delle acque.
Il Mediterraneo, in effetti, sarebbe il mare più inquinato al mondo. Almeno secondo i dati di Legambiente, che cozzano invece con le notizie positive sulla qualità dei nostri mari diffuse dal ministero della Salute. Da Wired:
I dati europei diffusi settimana scorsa dal Ministero della Salute sembrano confortanti: aumenta la qualità delle acque di balneazione italiane, che risultano a norma nel 96,6% dei casi, mentre l’87,2% è eccellente (lo scorso anno il valore era all’85,1%).
Eppure mi è bastato googlare “divieto di balneazione” per vedere una cascata di allerte su tratti di spiaggia (Forte dei Marmi, Bari, Falconara, Sanremo, Ostia, Riva Ligure…) chiusi ai bagnanti per periodi anche lunghi, che in genere seguono i giorni di pioggia. Perché?
“Il sistema di analisi che viene adottato per queste indagini lo critichiamo da anni, perché non considera le foci dei fiume e i fossi – ci dice Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente – che sono le zone più inquinate dagli scarichi fognari. Si analizzano solo le acque dei siti di balneazione, che risultano ottime, per poi diventare non balneabili al primo acquazzone che rimescola le carte”. Insomma è un po’ come se, dovendo valutare la qualità dell’aria delle città italiane, si controllasse solo l’interno dei parchi e le zone lontane dal traffico. “Ad oggi gran parte delle foci non sono campionate, mentre la stessa normativa prevederebbe la valutazione sia delle aree balneabili che di quelle più critiche”. Tra l’altro, l’informativa prevede che dal 2014 tutte le aree balneazione abbiano un cartello ben esposto per avvertire i bagnanti dei rischi inquinamento, ma “un nostro monitoraggio ha verificato che questo succede in pochissimi casi. I cittadini non sono resi consapevoli”. CONTINUA A LEGGERE
In Calabria, ad esempio, l’80% del mare risulta inquinato. Se non vi bastano le segnalazioni dei bagnanti, a confermarlo ci sono pure i numeri di Goletta verde. Da Qui Cosenza:
L’indagine sulla condizione della qualità delle acque e sullo stato di salute delle coste della regione, non risparmia nessuna delle cinque province calabrese e conferma come la depurazione in Calabria sia una vera e propria emergenza. In 19 casi, rispetto ai 24 punti monitorati lungo la costa calabrese le analisi hanno evidenziato una carica batterica almeno due volte più alta di quella consentita dalla legge, con un giudizio di “fortemente inquinato”. “E non è solo Legambiente – hanno spiegato i rappresentanti dell’associazione – a denunciare questa situazione, visto che nella nuova procedura di infrazione europea sul trattamento dei reflui urbani piazza la Calabria tra le regioni peggiori in Italia, con ben 129 agglomerati urbani in cui vengono segnalate ‘anomalie’ sulla depurazione”.
Legambiente nel corso della presentazione dei dati che si è svolta a Reggio Calabria, ha chiesto “alla Regione e a tutti gli enti locali di fare chiarezza innanzitutto rispetto agli oltre 700 milioni di euro stanziati dal 2000 per colmare le gravi lacune del sistema depurativo calabrese che non hanno prodotto soluzioni reali al problema e che rischiano di tornare a Bruxelles. È una battaglia che si vince solo se anche le amministrazioni comunali, sia dei comuni costieri che dell’entroterra, mettano al centro dell’agenda politica l’emergenza depurativa”. I risultati delle analisi sono stati illustrati da Serena Carpentieri, portavoce di Goletta Verde, e da Andrea Dominijanni, vicepresidente Legambiente Calabria ed è stato presentato anche il reportage fotografico “Mare monstrum calabro”. “Ventisette scatti, realizzati da Marco Valle – è stato spiegato – che mostrano scenari inquietanti sullo stato in cui versa la costa calabrese”. CONTINUA A LEGGERE
Bocciato anche il mare siciliano. Sotto accusa il sistema di depurazione. Da La Repubblica Palermo:
Bocciata la qualità delle acque siciliane. Su ventisei punti analizzati, sedici sono risultati “fortemente inquinati” o “inquinati”. È questa la fotografia scattata da Goletta verde di Legambiente. Sotto accusa il sistema depurativo: “Oltre il danno c’è anche la beffa. I soldi messi a disposizione dal Fondo di sviluppo e coesione per adeguare la rete fognaria e gli impianti di depurazione (circa un miliardo di euro) rischiano di andare perduti a causa della mancata progettazione da parte degli enti preposti”, denuncia Legambiente. Anche l’Unione Europea chiede di fare presto: la nuova procedura di infrazione arrivata nei mesi scorsi coinvolge addirittura 175 agglomerati urbani siciliani, classificando la Sicilia tra le regioni peggiori e con il maggior numero di “anomalie” circa il trattamento dei reflui. CONTINUA A LEGGERE
E la lista delle segnalazioni potrebbe essere infinita. Da Salerno a Roma, fino a Vasto e Rimini. Con qualche eccezione, come il trapanese, dove Goletta verde ha confermato la pulizia delle acque. Ma persino quando la spiaggia è stata appena premiata con la bandiera blu, il mare potrebber deludere. Accade a Latina. Da Latina Quotidiano:
l lido di Latina merita la bandiera blu? A osservare le acque domenica mattina esperti e semplici bagnanti avrebbero risposto “no” senza alcuna esitazione. Oltre ai classici rifiuti, colpa anche dell’inciviltà, ieri mattina in mare sono apparse strane chiazze galleggianti. Tutti fuori dall’acqua dunque. Poi la capitaneria di Porto ha tranquillizzato la gente in spiaggia. Dopo un prelievo e un’analisi delle macchie, è stato stabilito che si trattava di materiale organico in parte proveniente dalle alghe che si sono sciolte a causa del calore. Il sospetto di molti che avrebbero voluto fare un bagno è che potessero essere sversamenti delle moto d’acqua.
La questione ha riacceso la polemica sull’assegnazione della bandiera blu. Le acque del mare di Latina, così come la spiaggia, appaiono spesso tutt’altro che cristalline e pulite. CONTINUA A LEGGERE
E c’è addirittura qualcuno che dice: “La bandiera blu ci penalizza. Si spendono solo dei soldi. Si pensi invece a spenderli per ridurre l’inquinamento”. Succede in Versilia. Da La Repubblica di Firenze:
“La Versilia rinunci a veder sventolare la Bandiera Blu sulle sue spiagge, non è più un valore aggiunto per la nostra immagine turistica, il nostro mare non ne ha bisogno. Dal prossimo anno i sindaci smettano di richiederla”. C’è un appello che scuote l’estate rivierasca sulla costa più chic della Toscana. A firmarlo, per ora, sono balneari e albergatori di Marina di Pietrasanta, ma potrebbe trovare nuovi alleati. E non è un caso che arrivi adesso, alla vigilia della cerimonia di consegna del vessillo assegnato dalla Foundation for Environmental Education alle località costiere europee sulla base dei loro standard ambientali, in particolare alla qualità delle acque di balneazione. “Ormai è un riconoscimento inutile – dice il presidente dei balneari Daniele Mazzoni- Per partecipare al premio si deve pagare un contributo, si pensi piuttosto a ridurre l’inquinamento laddove ce n’è bisogno”. CONTINUA A LEGGERE