Caro direttore, in Iraq dov’erano i servizi segreti?

Caro direttore, in Iraq dov’erano i servizi segreti?

Come la pensano gli italiani lo si può comprendere anche dalle lettere ai giornali. C’è un sito, in Italia, che, quotidianamente, pubblica le lettere più interessanti, www.carodirettore.eu, nato per iniziativa dell’Azienda di soggiorno e turismo di Bolzano. Linkiesta ne propone qualcuna, rimandando al sito i lettori che vorranno avere un panorama ancora più vasto di ciò che gli italiani scrivono ai giornali, quotidiani e periodici.

Escalation dell’integralismo islamico: dov’erano i servizi segreti?

La recente escalation dell’integralismo islamico oramai sotto forma di concrete azioni di guerra e successive annessioni e conquiste di territorio mi lascia allibito. Non è più l’azione isolata di un gruppuscolo di terroristi bensì azioni belliche di notevole portata ed entità sia per territori interessati sia per numero di uomini utilizzati peraltro opportunamente equipaggiati ed addestrati. Tutto ciò mi pone una serie di interrogativi: la Cia, Il Mossad, le intelligence, i vari servizi segreti civili e militari non si sono accorti di nulla? Flussi di denaro, armamenti, spostamenti di uomini e truppe? La Lega araba, credo l’equivalente della nostra Unione Europea come mai ad oggi non ha dato segni di presenza? Anzi dalle mie letture e dalle mie informazioni credo non si sia pronunciata né pro né contro né quale possibile mediatore. Con queste premesse l’Italia, l’Europa, il resto del mondo non jidaista deve continuare ad aspettare? Non auspico né nuove crociate né eccesso di nazionalismi e territorialità ma il dibattito e le risposte devono essere pronte ed immediate.

Rosario Colaizzi, Napoli, la Repubblica, 27 agosto

Sla: molta acqua sciupata e poche offerte

Sono settimane che i media ci stanno bombardando di notizie su docce gelate fatte da persone più o meno importanti e note. Il fenomeno nasce negli Usa dove chi vuole aiutare la ricerca dona del denaro e in cambio non viene docciato. Può accadere che si faccia una donazione comunque, e nel caso di alcuni personaggi questo può avere un senso per il loro esempio; ma nei paesi anglosassoni questo modo di proporsi è genetico. In Italia, siamo al paradosso, tutti salvo rare eccezioni si fanno docciare e tutti mettono in rete le loro performance. Visto il numero e la tipologia di persone coinvolte dovremmo avere versato milioni di euro per la Sla, invece abbiamo litri e litri di acqua gelata e potabile sprecata al solo scopo di essere in rete. Fare del bene in silenzio e senza riflettori è ugualmente meraviglioso e si può dedurre dalle tasse comunque. Far parte del gruppo dei nominati, oramai è solo quello che conta, è diventato uno status.

Alberto Ritieni, professore Università Federico II, Napoli, la Repubblica, 27 agosto

Il mondo è d’accordo con Dawkins e i bambini Down sono sempre di meno

Nell’ambito del dibattito seguito alle dichiarazioni di Richard Dawkins (permettere a un bambino down di nascere sarebbe immorale), ho letto molti commenti su vari blog e mi sembra che la maggioranza è, in fondo, favorevole alle sue tesi. Mi rendo conto che ormai quella dello scienziato inglese è la posizione più condivisa, come è testimoniato dal fatto che i bambini con sindrome di Down non nascono quasi più. Vorrei solo invitare, essendo il papà di una bimba con sindrome di Down, a non parlare in loro nome: assicuro, per esperienza diretta, che la loro esistenza non è assolutamente “infelice”, o – come ho letto tra i commenti – una esistenza posta “sin dalla nascita nella cupa ombra del non senso”. Il ribaltamento della mentalità è totale: oggi è diventato immorale mettere al mondo un bimbo Down e si arriva ad accusare i genitori di essere egoisti. Mia moglie e io abbiamo fatto una scelta (accettare un figlio a prescindere dal “risultato”) che può essere più o meno condivisa, ma credo sia più onesto dire che la scelta di far nascere o meno un bimbo Down riguarda (eventualmente) il “bene” del genitore, non certo quello del figlio. In altre parole, scordiamoci di fare un piacere a un bimbo down non facendolo nascere.

Francesco Giovanelli, Roma, Corriere della Sera, 27 agosto

La violenza contro le donne esige una controviolenza

Concordo con l’analisi fatta da Dacia Maraini sulla violenza contro le donne (“La cultura del possesso che divora uomini fragili”, Corriere di ieri). Ma non basta l’indignazione. La violenza, in qualunque forma si manifesti, deve essere prontamente denunciata, prevenuta e repressa senza pietismi e incertezze giustificazioniste. Nessuna concessione va fata a presunte finalità politiche o sociali, oppure a pseudo culture o a certe religioni come quella islamica. La violenza dovrebbe essere impedita, secondo me, anche con la “controviolenza”. Come dicevano i latini: “vim vi repellere licet”. (è lecito respingere la violenza con la violenza) e, forse, “necesse est” (è necessaria).

Francesco Ferroni, [email protected]Corriere della Sera, 27 agosto

Sla, molte secchiate ma finora pochi soldi

Secchiate per apparire a fronte di pochi soldi versati: allora è puro esibizionismo in nome della lotta alla Sla. Qualcuno importante (in tv) ha mostrato i 100 euro donati alla causa: mi auguro che sia uno scherzo perché sarebbe davvero di cattivo gusto, visti i cachet milionari che mette in tasca. Un bel gioco dura poco, ma un elenco di quanto versato andrebbe fatto.

Giuliana Pons, La Stampa, 27 agosto

Il Guercino rubato smacco alla politica

Un plauso all’intellighentia della classe “culturale” della Modena bene che si vanta di sfilate estensi, di festival dela filosofia, delle esposizioni d’arte nella palazzina dei Giardini ducali e non sa tutelare tele di immenso valore come quella che è stata trafugata pochi giorni fa. Il motivo della poca cura e della mancata tutela? Modena e gli addetti ai lavori non sapevano neppure di possedere quelle opere e non si sono neppure curati di assicurarle.

Valeria Bianchi, Modena, Qn, 27 agosto

Bellezze e schifezze: gli argini di La basse e quelli dei Navigli

A Perpignan, città di circa centomila abitanti, ho cenato nella zona turistica, lungo un canale, la Basse, con gli argini pieni di piante, fiori e prati ben rasati. Poichè vivo a Milano dal 1968, mi è venuto spontaneo pensare ai Navigli e al loro contorno di rifiuti e pantegane e mi è andata la cena di traverso. Se a Milano non siamo capaci di curare gli argini e di tenerli a verde, perchè non invitiamo qualcuno da Perpignan che ci insegni come fare, magari prima dell’Expo?

Serenella Allegrini, Milano, Il Giornale, 27 agosto

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