Caro direttore, liberate Öcalan, non è più un pericolo

Caro direttore, liberate Öcalan, non è più un pericolo

Come la pensano gli italiani lo si può comprendere anche dalle lettere ai giornali. C’è un sito, in Italia, che, quotidianamente, pubblica le lettere più interessanti, www.carodirettore.eu, nato per iniziativa dell’Azienda di soggiorno e turismo di Bolzano. Linkiesta ne propone qualcuna, rimandando al sito i lettori che vorranno avere un panorama ancora più vasto di ciò che gli italiani scrivono ai giornali, quotidiani e periodici.

Così abbiamo rinunciato a un po’ di fondi europei

Non faccio che leggere dell’incapacità italiana, e siciliana in particolare, di spendere i fondi europei. Per anni ho tentato, insieme alla compianta storica del Santo Uffizio Maria Sofia Messana, di trovare finanziamenti utili alla migliore fruizione delle carceri della penitenza, restaurate dall’università di Palermo nel 2007, ricche di graffiti opera dei prigionieri rinchiusi perché condannati in quanto ebrei, musulmani, negromanti, guaritrici, rinnegati, sodomiti, bestemmiatori. Le mura di quelle celle raccontano la storia del tribunale insieme con la cultura religiosa, la disperazione, la sete di giustizia di quanti trascorsero lì parte della vita. Si tratta di un patrimonio unico che ancora attende di essere conosciuto da studiosi e grande pubblico. A settembre 2013 il centro regionale per il catalogo, con il progetto congiunto per la produzione di strumenti audiovisivi e multimediali e di un librocatalogo in italiano e inglese, aveva ottenuto un finanziamento per la cifra di 350 mila euro e aveva indetto un bando per appaltare i lavori. Dopo mesi di silenzio apprendo che la gara è stata espletata, che l’impresa giunta prima ha fatto un forte ribasso ed erano state chieste giustificazioni. A marzo mi comunicano che, sulla base della (univoca) valutazione che l’iniziativa non sarebbe stata portata a compimento entro il termine, rischiando in tal modo di dovere restituire alla Comunità europea non solo i soldi non spesi ma l’intero finanziamento, il centro regionale del catalogo rinunciava ai fondi, nonostante il parere contrario dei due docenti coinvolti. Ancora mi chiedo quali potessero essere le ragioni di una scelta del genere che qualifica l’intera politica della Regione come inetta, pusillanime, irresponsabile. Renzi sarà a Palermo per parlare anche di finanziamenti non spesi con Crocetta. Spero non finisca come nella canzone di De Andrè in cui «lo Stato si indigna, si impegna, poi getta la spugna con gran dignità».

Giovanna Fiume, docente di Storia moderna, Repubblica, 14 agosto

A me, scout, non è dispiaciuta la passerella politica

Ho letto la lettera dello scout Gino Danieli di Torino: sono di diverso parere. Sono scout dagli anni ’50, ho partecipato nel 1962 al primo “Campo Nazionale Rover del Parco d’Abruzzo”: il primo dell’era moderna. Le modalità sono state molto simili a quelle del 2014: campo mobile, campo fisso con gruppi di lavoro su vari temi fra cui, allora, “scoutismo e politica”. Dopo quel campo la Comunità Capi di Imperia di cui facevo parte decise che qualcuno di noi doveva scegliere il “servizio in politica”. In quegli anni il dibattito contagiava anche lo scoutismo Usa, ricordo una copertina di Time dal titolo Can boy scout save America?. Il mio servizio è durato dal 1968 a… tutt’oggi, spaziando da Acli a Cisl (quella di Carniti e Tarantelli) a Confcooperative e, dopo l’uccisione di Falcone e Borsellino, nella “politica vera”: Comitati Prodi, Margherita, oggi Pds, anche con impegni amministrativi, sempre all’opposizione nel Ponente ligure di Scajola. In tutti questi anni ho visto crescere gli “scout adulti” che hanno scelto il “servizio in politica”, e oggi sono moltissimi. Fra di loro anche la Pinotti e Renzi. Non mi è quindi dispiaciuta la “passerella” che ho vissuto come l’evidenza della presenza di una “componente cattolica” nel sociale e in politica. Penso che il “silenzioso contagio” dei valori dello scoutismo in politica sia più ampio di quanto non si pensi. Almeno lo spero. Quindi la Route nazionale è stata forse anche una finestra aperta “sugli scout-politici”.

Giovanni GandolfoRepubblica 14 agosto

Öcalan per gli Usa non è più un pericolo: liberatelo

È davvero singolare che adesso gli Stati Uniti abbiano deciso di fornire armi agli oppositori, in Iraq, in funzione antifondamentalisti dell’Isil. Forniture di armi che andrebbero anche ai curdi e a, fra gli altri, al partito curdo del Pkk. Partito alla cui testa si trovava Öcalan, quello stesso a cui l’Italia ha rifiutato l’asilo politico e lo costrinse a lasciare il proprio territorio. Tutto è potuto avvenire per le forti pressioni di Stati Uniti e Turchia, che consideravano il partito turco del Pkk e il suo leader Öcalan terroristi. Ciò comportò il suo arresto in Kenia da parte dei servizi turchi e la sua condanna a morte poi tramutata in ergastolo. Non si dovrebbe, visto che ora gli Stati Uniti riforniscono armi al Pkk, chiedere anzitutto la liberazione di Öcalan, in quanto non più catalogato come pericoloso terrorista?

Roberto Galvanin, Il manifesto 14 agosto

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