C’è qualcosa di più profondo nella proposta di Beppe Fioroni di intitolare la festa dell’Unità ad Alcide De Gasperi, ex statista della Democrazia Cristiana. Forse sono i soliti mal di pancia tra il mondo popolare e cattolico che periodicamente si presentano in un partito di centrosinistra. Ma a quanto pare ci sarebbe altro. E si annida nelle anime interne al Partito Democratico, da tempo in sonno ma che in queste ultime settimane, dopo gli attacchi di Pier Luigi Bersani al governo (“Renzi ha mentito”) e le minacce di dimissioni di Graziano Delrio, unite alla difficile situazione economica, si stanno rianimando. Le finestre del dissenso hanno iniziato ad aprirsi, le correnti di nuovo a spirare. Sotto la memoria di De Gasperi, infatti, si cela una battaglia che riguarda la prossima tornata elettorale per le regionali nel 2015, soprattutto i nuovi assetti di potere del Nazareno, per un partito ora guidato da un scout come Matteo Renzi, cresciuto nel mito di De Gasperi, e non più da un Pier Luigi Bersani cresciuto con quello di Palmiro Togliatti.
Non è un caso che a rispondere a stretto giro di posta a Fioroni sia stato Ugo Sposetti in un’intervista a Repubblica (“Festa dell’Unità dedicata a De Gasperi? È un Pd impazzito”), l’ex tesoriere, il custode delle chiavi della cassaforte della “ditta”, ancora oggi tra i gestori dell’immenso patrimonio immobiliare e storico degli ex Pci e Ds. Il pericolo di scissione interna è sempre lì a un passo, tra i renziani e quello che resta di bersaniani e dalemiani. Fioroni, forte di una pattuglia di una ventina di parlamentari, non è di sicuro uno qualunque. E non è il solo ad aver alzato la voce. Simone Valiante, dinamico parlamentare campano che nella segreteria Epifani era responsabile del settore Ambiente, è stato il primo a rispondere per le rime proprio a Sposetti: «Chi proviene dall’esperienza del cattolicesimo democratico, Renzi in testa, è un male da sopportare. D’altra parte diversamente, questa è l’amara verità che Sposetti non riesce a mandar giù, le elezioni sarebbero irrimediabilmente e sistematicamente perse».
E sarebbe proprio Valiante, in sintonia con Fioroni, a proporre in queste ore di rilanciare la Festa dell’Amicizia, di memoria democristiana. «Invitiamo Renzi e poi vediamo cosa succede», spiega un altro cattolico piddino che segue con simpatia l’iniziativa di Valiante. La difficile fase che sta affrontando in queste settimane il governo, con un rimpasto imminente e l’interrogativo sulla nomina del ministro degli Esteri Federica Mogherini a Mr Pesc, va a sommarsi alle diatribe già in atto per stabilire i candidati alle prossime elezioni regionali.
Al voto nel 2015 va una bella fetta di regioni storicamente rosse, tra cui Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche. Se a queste si aggiungono il Veneto ora in mano alla Lega Nord, la Puglia di Nichi Vendola di Sel, la Campania e la Calabria il mix diventa esplosivo. Non è ancora chiaro se le primarie siano state più o meno accantonate. Sta di fatto che sull’Emilia dopo la condanna di Vasco Errani il candidato su cui Bersani e Renzi pare abbiano trovato la quadra è Daniele Manca, sindaco di Imola, esponente politico in ottimi rapporti con il mondo cooperativo. In Liguria nelle ultime settimane le anime del Pd continuano a farsi la guerra sull’eredità di Claudio Burlando, segno che non sarà facile sostituire o trovare un candidato da sempre vicino a Bersani ma che negli ultimi mesi si è molto avvicinato all’ex rottamatore di Firenze.
Figuriamoci in Toscana, dove Enrico Rossi non ha deciso di mollare in primavera per candidarsi in Europa. Nella regione dove è nato l’attuale presidente del Consiglio è guerra aperta. Che si trascina tra le altre cose a causa delle intemperanze di Vannino Chiti sulle riforme istituzionali. Chiti è stato presidente di regione dal 1992 al 2000, e conta ancora nel tessuto economico politico toscano. Per questo motivo Renzi, come il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, dovranno in qualche modo scendere a patti con lui per trovare il nuovo candidato. E così nelle Marche il segretario e presidente del Consiglio dovrà trovare la quadra sul successore di Gian Mario Spacca. Il govenatore marchigiano, non iscritto al Pd, ex democristiano di ferro vicino a Fioroni, ha annunciato di essere pronto a candidarsi alle Regionali 2015 con la sua associazione Marche 2020: di primarie non vuole sentire parlare. In Umbria è ormai una guerra per bande per il successore di Catiuscia Marini. In Veneto il fronte è spaccato tra Laura Puppato e Alessandra Moretti, in Campania siamo in alto mare.