Si fa presto a dire riforme. Mentre il governo festeggia l’approvazione in Senato del disegno di legge costituzionale, decine di altri provvedimenti restano al palo. Interventi già approvati da Palazzo Chigi e dal Parlamento, ma ancora in attesa delle relative misure attuative. Un freno imprevisto, che finisce inevitabilmente per bloccare l’azione dell’esecutivo. E non solo quello guidato da Matteo Renzi. Prendendo in considerazione i governi di Enrico Letta e Mario Monti, risultano ancora da adottare oltre 500 provvedimenti attuativi.
Lo conferma un documento sullo stato di attuazione del programma di governo presentato dall’omonimo ufficio della Presidenza del Consiglio dei ministri. Anzitutto una precisazione. L’esecutivo lavora, e molto. Dalla fine di febbraio – data di insediamento dell’attuale governo – alla prima settimana di agosto, si sono svolte ben 25 sedute del Consiglio dei ministri. E sono stati deliberati 73 provvedimenti legislativi, più di tredici al mese. Nel 41 per cento dei casi si tratta di decreti legislativi. Ma ci sono anche 26 disegni di legge e 17 decreti legge (rispettivamente il 36 per cento e il 23 per cento del totale).
A leggere i dati, poi, si scopre che l’azione del governo non resta senza conseguenze. Al 7 agosto, ben l’82 per cento dei decreti erano stati convertiti in legge. Mentre l’80 per cento dei decreti legislativi deliberati dall’esecutivo erano stati approvati in via definitiva. In totale, si contano 40 provvedimenti legislativi pubblicati in Gazzetta Ufficiale.
Spesso, però, il percorso legislativo non termina qui. In almeno 25 casi – il 62 per cento del totale – i provvedimenti pubblicati in Gazzetta necessitano di un ulteriore passaggio per iniziare ad avere effetto. Rinviando a 171 specifici provvedimenti attuativi. Qualche esempio: il decreto approvato lo scorso aprile contenente “misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale” è legato a 37 diverse misure attuative. Il decreto 83/2014 “per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo” ad oltre venti.
Non sempre questi provvedimenti vengono adottati con la stessa rapidità. Le conseguenze sono spesso paradossali. Ad esempio mancano ancora diverse misure attuative per gli interventi dei governi di Enrico Letta e Mario Monti. Non sono poche. Al 7 agosto erano ancora 531, anche se molte sono ormai fuori tempo massimo. Dei 258 provvedimenti amministrativi ancora da adottare per attuare l’azione del governo Monti, nel 39 per cento dei casi è scaduto il termine. Per quanto riguarda il governo Letta la cifra è simile. Sono scaduti i termini per 103 provvedimenti sui 273 ancora in attesa.
A farne le spese non sono interventi secondari. A rimanere parzialmente senza attuazione sono alcuni dei principali decreti proposti dai precedenti governi. Come il decreto del Fare, voluto dall’esecutivo Letta. In questo caso devono essere ancora adottati 39 provvedimenti sui 79 previsti. Del resto ne mancano ancora 59 sui 78 dell’ultima legge di stabilità (e per 25 di questi il termine è persino scaduto). Chi ricorda il decreto “destinazione Italia”? Stando ai dati forniti da Palazzo Chigi, risultano non adottati 26 provvedimenti attuativi sui 32 previsti.
Andando indietro nel tempo, i risultati non cambiano. Alla scorsa settimana, mancavano all’appello ancora 258 provvedimenti attuativi relativi all’azione del governo Monti. Se ne sono persi per strada 12 sui 66 previsti dal decreto Salva Italia e 14 sui 52 del decreto Cresci Italia. Ne mancano ancora 13 sui 36 del decreto Semplifica Italia. E si parla dei provvedimenti principali, quelli che hanno caratterizzato l’esperienza dell’esecutivo tecnico. Se l’intervento del governo riguarda materie più specifiche, la storia è la stessa. È il caso deI decreto legislativo 178/2012 di riordino della Croce Rossa, ancora in attesa di 9 provvedimenti attuativi su 14.