A circa venti anni dalla guerra civile, la Bosnia ed Erzegovina è una realtà ancora franta da spinte centrifughe. I risultati delle elezioni generali di ieri 12 ottobre si stanno chiudendo con l’affermazione dei candidati nazionalisti di ciascuna delle tre comunità che compongono il Paese: quella bosniaca (musulmana), croata (cattolica) e serba (ortodossa).
E questo nonostante quelle di ieri siano state le prime votazioni dopo le proteste massicce del febbraio 2014, quando la popolazione scese nelle strade di numerose città per manifestare contro disoccupazione, povertà e corruzione crescenti. Il Paese ha una disoccupazione al 44%, con punte più alte per la fascia dei giovani, e resta uno dei più poveri in Europa. Ma le divisioni interetniche hanno da sempre ostacolato la realizzazione di riforme chiave per far ripartire l’economia del Paese.
In Bosnia si votano tre presidenti per volta. Uno per la minoranza musulmana, uno per quella croata e uno per quella serba. I tre presidenti si alternano ogni otto mesi e spetta a loro il compito di nominare il primo ministro.
Bakir Izetbegovic, del partito Musulmano Sda è in testa ai risultati preliminari. Con il 33% dei voti sul 77% dei risultati scrutinati mantiene una distanza di otto punti dal suo rivale e si prepara al secondo mandato alla presidenza congiunta.
Zeljka Cvijanovic (Alleanza dei social democratici indipendenti) guida la corsa per la sedia serba, mentre Dragan Covic (Unione democratica croata della Bosnia ed Erzegovina) è in testa per quella croata.
Ma mentre i serbi bosniaci hanno centrato la loro campagna elettorale sulla dissoluzione dello Stato, e i Croati hanno spinto per la secessione, i musulmani hanno spinto per una maggiore coesione del Paese. Izetbegovic, il candidato dato per vincitore alla Presidenza per i musulmani, ha detto di augurarsi che gli elettori scelgano un candidato capace di “superare l’attuale impasse che blocca il Paese verso una maggiore integrazione in Unione Europea e Nato”
Nel Paese si rinnovano anche il Parlamento centrale e quello delle due entità che compongono il paese dalla fine della guerra (1992-1995): la Federazione Bh (a maggioranza croato-musulmana) e la Republika Srpska (Rs, a maggioranza serba). Si è votato anche per il presidente e due vicepresidenti della Rs e per i consigli dei dieci cantoni della Federazione Bh.