Serial: il podcast (americano) che conquista l’Italia

Serial: il podcast (americano) che conquista l’Italia

Sono un grande appassionato di podcast. So che siamo pochi là fuori, so che non ci capite e che nelle cuffiette bianche dell’iPod preferite sentire la musica che un programma radio registrato. Ma ci siamo. Siamo quelli che, quando li incontrate in treno, ridono senza nessun motivo apparente. Oppure si emozionano. Guardano fuori dal finestrino molto persi, perché hanno qualcuno che nelle orecchie gli racconta cose di altri mondi. Mi è capitato più volte, sull’autobus o sul tram, di dovermi asciugare una lacrima prima che qualcuno la vedesse. Era quasi sempre colpa di un podcast.

Nel nostro piccolo mondo di ascoltatori di podcast, e in particolare di ascoltatori italiani di podcast, all’inizio di ottobre 2014 è successa una cosa un po’ strana. Nella classifica dei podcast più scaricati su iTunes — di solito piena di programmi di Radio 24 (come Voi Siete Qui o La zanzara), di Radio Deejay (Deejay chiama ItaliaDee Giallo), di Radio 2 (610Il ruggito del coniglio) e di qualche raro podcast indipendente come Scientificast — è arrivata una cosa nuova. Un podcast totalmente in inglese, e non uno di quelli che si usano per imparare l’inglese, che racconta la storia vera di un omicidio avvenuto nel 1999 e delle indagini di una giornalista che cerca di capire se quello che c’è in carcere è il vero colpevole oppure no. Si chiama Serial ed è piuttosto bello. E, un po’ come quando, dieci anni fa, LOST vi ha convinto a iniziare a guardare le serie tv statunitensi, questo potrebbe convincervi ad ascoltare i podcast (certo, con una difficoltà aggiunta: stavolta non ci sono i sottotitoli in italiano).

Ora lo devo ammettere: non solo sono un ascoltatore di podcast, ma sono un’ascoltatore di podcast un po’ speciale. Come è successo a tanti con le serie televisive, negli ultimi anni mi sono accorto che gli americani certe cose le sanno fare meglio di noi. La loro televisione e la loro radio, ad esempio, sono (quasi) sempre più divertenti, più interessanti, più emozionanti di (quasi) qualsiasi cosa prodotta in Italia. E così ho iniziato sempre di più ad ascoltare programmi e podcast statunitensi e, sempre di meno, programmi e podcast italiani. Insomma, negli ultimi mesi, sapevo che Serial stava arrivando e lo aspettavo come un bambino di 5 anni aspetta Natale. Quello che non mi aspettavo è che l’onda arrivasse fin da questa parte dell’oceano. Che interessasse a così tanta gente da sorpassare, anche se di poco, anche se per poco, in numero di download su iTunes persino Lo zoo di 105, il programma radio più ascoltato in Italia. Lo zoo di 105 non è il podcast più scaricato d’Italia, e i podcast in Italia sono scaricati pochissimo (lo dicevo che siamo pochi là fuori), ma vedere un podcast tutto in inglese che lo supera in classifica fa comunque un certo effetto.

Serial è il secondo podcast dei creatori di uno programmi radiofonici più ascoltati e scaricati degli Stati Uniti: This American Life. Ed è, per loro stessa ammissione, il tentativo di portare il linguaggio e i meccanismi delle serie televisive in radio, raccontando una stessa storia in più puntate. Ma non è un radiodramma però, non è teatro e non è finzione. È una storia vera, portata in radio da giornalisti che ci hanno applicato gli strumenti del giornalismo, verificando le fonti e indagando. È una specie di True Detective in versione podcast. Con meno misticismo, meno Matthew McConaughey ma con lo stesso approccio nel costruire la tensione drammatica, nel lasciare l’ascoltatore nel mistero, nel costruire dubbi e non certezze. È un giallo come non ne avete mai sentiti.

La storia è questa: il 13 gennaio del 1999 Hae Min Lee, una ragazza di diciotto anni della Woodlawn High School sparisce nel nulla. Un mese dopo, il suo corpo viene ritrovato in un grande parco della città e, dopo l’autopsia, si scopre che è stata strangolata. Il suo ex-fidanzato, Adnan Syed, un diciassettenne normalissimo, molto amato tra i suoi compagni di scuola e studente modello, viene arrestato con l’accusa di omicidio e, un anno dopo, condannato al carcere a vita per l’omicidio. Non ci sono prove sul corpo di Hae Min Lee che portino ad Adnan, e il processo contro di lui è basato soprattutto sulla testimonianza di un suo amico, Jay, che ha detto alla polizia di aver aiutato Adnan a nascondere il corpo di Hae nel parco. Adnan, da 15 anni, continua a dire di essere innocente. E qui, inizia Serial.

Sarah Koenig, la conduttrice del programma, si imbatte nella storia di Adnan perché una donna che ha letto i suoi articoli di quando era una reporter per il Baltimore Sun le scrive. E le chiede di dare un’occhiata al caso, perché crede che Adnan sia innocente. Da allora, come dice lei stessa nella prima puntata, ha «passato ogni giorno dello scorso anno a cercare di capire dove sia stato una ragazzo delle scuole superiore per un’ora dopo scuola nel 1999», l’ora in cui Hae Min Lee è stata uccisa. Il podcast smonta pezzo per pezzo le indagini sull’omicidio, nel tentativo di capirci qualche cosa e di raccontare come sono andate davvero le cose quel 13 gennaio.

Serial è fatto di domande, di interviste, di registrazioni prese direttamente dagli atti del processo contro Adnan, di telefonate a chi conosceva i due ragazzi e anche con Adnan stesso, che ha chiamato Koenig tutte le settimana dalla prigione di massima sicurezza in cui sta scontando la sua pena. Ogni puntata — fino a oggi ne sono uscite 3 — si concentra su un particolare del caso: l’alibi, i testimoni, il giorno del ritrovamento del corpo di Hae. I produttori dicono che nemmeno loro sanno dove andrà a parare questa storia. Non sanno se porterà a scoprire che Adnan è davvero un killer che continua a ripetere, anche a 15 anni di distanza, di essere innocente, oppure se porterà nuovi dettagli nella storia che proveranno la sua innocenza. Noi ascoltatori, scopriamo questa storia insieme a loro, settimana per settimana. E, come nelle migliori serie tv, non sapremo fino alla fine chi è davvero l’assassino.

Serial è gratis, si scarica da iTunes o dal sito ufficiale.

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