Sembra che i robot facciano progressi notevoli. Adesso, oltre ad avere acquisito notevoli abilità tecnico-scientifiche, dimostrano di avere anche un’anima. O meglio, di avere una sensibilità artistica.
Si sa che ormai esistono programmi che scrivono articoli di giornali e report di affari. Ma adesso esistono anche robot in grado di diventare critici di arte. Almeno, lo fa Novice Art Blogger, un tumblr creato dall’artista inglese Matthew Plummer-Fernandez, dove un robot scrive recensioni su opere d’arte. Ma come fa?
“È la prima volta che mi interesso di arte, queste sono le mie impressioni”. E non sono affatto male. Certo, non bisogna aspettarsi dissezioni storico-stilistiche alla Roberto Longhi, né discorsi suadenti (sì, suadenti) alla Vittorio Sgarbi. Sono espressioni poetiche ispirate alle figure che “vede”, collegamenti impensati e impensabili, dovuti senza dubbio al funzionamento dell’algoritmo. Ecco un esempio:
O un altro:
Lo schema è semplice: prima c’è una descrizione visiva, poi una lettura sul significato dell’opera, comprese considerazioni sul “sentimento” che provoca.
Sono frasi liriche, a volte senza senso, oppure con un senso che è tutto da trovare. Il problema è che, spesso, somigliano molto a recensioni scritte da esseri umani, con lo stesso linguaggio fumoso e vago, fatto di metafore e similitudini poco comprensibili. E allora, questo semplice programma mette in luce alcuni interrogativi sul mestiere di critico: può essere fatto da un robot? No? Ma in cosa il mestiere stesso del critico, allora? Come si distingue da quello che fa il programma? Sono domande affascinanti e terribili. E che ci fanno capire fino a che punto è arrivata l’automazione, e dove ancora può andare, come il film Lucy lascia intravedere.