Roma non è una città per i turisti. Spennati, raggirati, minacciati: per milioni di visitatori le vacanze nella Capitale si trasformano in un incubo. Un videoreportage in quattro puntate per raccontare le difficoltà quotidiane di chi visita la città più bella del mondo. Il racket di ambulanti e guide abusive all’ombra del Colosseo, il business degli alberghi illegali: uno su due non ha licenza né sicurezza. L’assalto dei borseggiatori alle stazioni del treno ma anche i raggiri di tassisti imbroglioni, berline non autorizzate e risciò.
(PRIMA PARTE) I centurioni passeggiano a gruppi di tre o quattro, l’elmo piumato e il mantello con i ricami in oro. Sotto il gonnellino color porpora spunta un’improbabile tuta da ginnastica. Aspettano i turisti a piazza di pietra, davanti al tempio di Adriano, oppure di fronte al Pantheon. La maggior parte si raduna al Colosseo, lungo via dei Fori imperiali. Si propongono ai visitatori per una foto ricordo e subito dopo presentano il conto. Spesso salatissimo. «Il problema dei centurioni è complesso», racconta Daniele Brocchi, segretario generale di Assoturismo/Confesercenti Roma. «Alcuni si sono messi in regola creando un’associazione culturale o una cooperativa per aggirare il problema dell’abusivismo. Ma ci sono gli “indipendenti” che fanno come vogliono».
Gli affari vanno bene. «Spesso si scopre che ai turisti hanno chiesto 5-10 euro per una fotografia e se uno non glieli dà diventano aggressivi». A due passi dall’Arco di Costantino un paio di agenti in borghese della polizia municipale confermano un po’ infastiditi. «Qui i centurioni non potrebbero esercitare la loro attività». E perché allora continuano a importunare i turisti? «Per fermare qualcuno dobbiamo coglierlo sul fatto. Ma se uno va vestito come gli pare mica possiamo arrestarlo». Intanto a poca distanza due malcapitati turisti orientali vengono presi a parolacce da alcuni figuranti, fotografati senza chiedere il permesso.
L’anfiteatro Flavio è il luogo preferito dagli stranieri che arrivano in Italia. Solo nel 2014 si sono registrati più di sei milioni di visitatori. Anche per questo il servizio di sicurezza è imponente. Ai piedi del Colosseo stazionano auto della Guardia di Finanza e blindati dei carabinieri, senza considerare i mezzi della municipale. Alcune volanti della polizia girano senza sosta in via dei Fori imperiali. L’esercito di abusivi che assedia i turisti non sembra preoccuparsi troppo. Tra gli stranieri si aggirano venditori di foulard e ombrelli. Anche se da qualche mese il prodotto che va per la maggiore è l’asta per scattare selfie. Vicino ai cantieri della nuova metropolitana si affollano improvvisate orchestrine e mendicanti. Alcune bancarelle di souvenir sono state sistemate letteralmente a ridosso degli archi del Colosseo. «E se stanno qui si vede che c’hanno la licenza….», assicura l’agente della municipale, ormai annoiato da troppe domande. Nel frattempo tra camion-bar e venditori abusivi si aggirano indisturbate alcune borseggiatrici.
Tesserini falsi e inglese maccheronico, le guide abusive avvicinano i turisti mentre sono in coda al Colosseo o all’uscita della metro di via Ottaviano
Più discrete, le guide turistiche non autorizzate avvicinano i turisti mentre sono in attesa di entrare nell’anfiteatro. Alcune vendono biglietti appena acquistati, altre assicurano speciali tagliandi per saltare la fila. «Quasi sempre sono vere e proprie fregature – racconta Daniele Brocchi – I turisti ci cascano, vanno al botteghino, e scoprono che la fila non possono saltarla». Il punto di ritrovo preferito è la stazione della metropolitana di via Ottaviano, a due passi dai Musei Vaticani. «Ci sono sempre almeno una decina di abusivi – continua Brocchi – C’è chi vuole vendere il tour, chi l’open bus o la guida turistica». Al collo il tesserino, regolarmente falsificato. I controlli? Di fatto non ci sono. «Prima esisteva una task force abilitata esclusivamente alla repressione delle professioni turistiche abusive – ricorda Brocchi – Adesso non c’è più. Negli ultimi anni, per ragioni di budget, i nuclei operativi che erano adibiti al controllo del territorio sono venuti meno. E di conseguenza il fenomeno è aumentato».
Difficile avanzare stime precise. In tutta la provincia di Roma le guide abilitate sono oltre 4mila. «Secondo i nostri calcoli a questo numero va aggiunto almeno un 40 per cento di abusivi» continua il responsabile di Confesercenti. Una presenza «ormai senza controllo». Se l’immagine dell’Italia ne esce fortemente ridimensionata, a pagare il conto più salato sono proprio i turisti. «Le guide non sono qualificate, quasi sempre raccontano castronerie assurde – spiega Brocchi – Senza considerare quelle che si rivolgono ai turisti senza conoscere le lingue, in un inglese maccheronico».
L’ex sindaco Rutelli: «Passeggiando da San Giovanni a Piazza Venezia sono stato fermato da più di trenta venditori abusivi»
Terminata la visita al Colosseo, l’assedio ai turisti prosegue. I venditori abusivi offrono i propri prodotti lungo via dei Fori imperiali, fino all’Altare della Patria. Sciarpe, borse, cappelli, fiori. Nei luoghi più suggestivi della Capitale è impossibile non venire fermati decine di volte. A volte con insistenza. Ma il fenomeno non riguarda esclusivamente gli stranieri. «Pochi giorni fa – racconta l’ex sindaco Francesco Rutelli – passeggiando da San Giovanni a Piazza Venezia sono stato fermato da più di trenta venditori abusivi». La scena si ripete ovunque: piazza Navona, Fontana di Trevi, Trinità dei Monti. «Non è un mistero, quasi tutti operano lungo i circuiti turistici della città» spiega il presidente di Confesercenti Lazio Valter Giammaria. I numeri del fenomeno sono preoccupanti. «Oggi sul nostro territorio ci sono almeno 7mila venditori ambulanti abusivi – continua Giammaria – Il giro d’affari da vendita di merce contraffatta si aggira sui 2,3 miliardi di euro». Le ricadute negative per Roma sono evidenti, in termini economici e di immagine. Ma ci sono anche aspetti più gravi. Durante la sua esperienza in Campidoglio Rutelli aveva creato un organismo di controllo per il decoro urbano, conosce bene la situazione dei venditori ambulanti in città. «Molte di queste attività non sono improvvisate – spiega l’ex sindaco – C’è un racket con strutture organizzate che curano la logistica e il rifornimento di materiale. Bisogna colpire questo sistema, che in alcuni casi prevede anche situazioni di sfruttamento delle persone. Non basta il Comune, serve il supporto della procura e della magistratura. Ci vogliono interventi sistematici e non sporadici».
Nel 2014 la Polizia Locale di Roma ha sequestrato 1.161.836 prodotti contraffatti. «E c’è ancora molto da fare», ammettono dal Campidoglio
«C’è ancora molto da fare», ammettono dal Campidoglio. Eppure Rossella Matarazzo, vicecapo di gabinetto del sindaco Marino, rivendica i risultati raggiunti. Titolare della delega alla Sicurezza del Comune di Roma, racconta «il fortissimo incremento nell’azione di contrasto all’abusivismo» attraverso le operazioni della polizia municipale e gli interventi con l’agenzia delle Dogane nei centri di produzione e stoccaggio della merce abusiva. Le zone turistiche di via della Conciliazione e Castel Sant’Angelo «sono state liberate» dai suk della contraffazione, continua. E «i risultati raggiunti in termini di numero di sequestri e di prodotti sottratti al mercato illegale sono cresciuti in maniera esponenziale». I dati sono evidenti. Nel 2014 la Polizia Locale ha sequestrato nel solo centro storico di Roma 340.885 prodotti (il 67 per cento in più rispetto al 2013) compilando 5945 verbali nel corso di oltre 75mila controlli amministrativi. Mentre sono stati 179mila i sequestri in ambito penale, con 891 denunce. In tutta la città, solo nell’anno appena trascorso, sono stati sequestrati 1.161.836 prodotti. A cui si aggiungono 18mila verbali amministrativi e quasi duemila denunce.
Intervenire si può. Lo insegnano anche le esperienze delle altre grandi città europee. «In Germania non mancano i rifugiati né gli immigrati, non tutti necessariamente regolari, tuttavia non c’è questa situazione», spiega Rutelli. «La Spagna ha avuto flussi di immigrazione enormi, eppure a Barcellona e Madrid certi fenomeni sono marginali». La ricetta? Applicare sanzioni come deterrente e approvare misure a tutela del decoro urbano e contro il degrado. «Chi viene a Roma ama la bellezza, le meraviglie storico-culturali e religiose e vuole portare a casa un ricordo positivo della città più bella al mondo. In questo modo, invece, rischiamo che ogni visitatore si trasformi in un ambasciatore del disagio e del discredito».
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